Si chiama STIGMA nella Salute Mentale quella condizione di minorità sociale cui sono sottoposti con vergogna tutti i sofferenti psichici di ogni ordine e grado, e tutte le persone che diano in qualche modo fastidio e che vengano pertanto additate dal bullo di turno come se lo fossero anche loro.
Il suo contrario, che non viene mai promosso in alcun modo dalla società lo possiamo chiamare diritto alla fama. E’ sicuramente motivo d’orgoglio infatti che un sofferente psichico, di ogni ordine e grado, esattamente come ogni altro disabile fosse anche solo portatore di occhiali, come il sottoscritto, riesca nella vita ad ottenere risultati “normali” e talvolta migliori degli altri in qualsiasi campo dell’esistenza o della competizione.
I Comuni e lo Stato, attraverso i mass-media dovrebbero specificare questo diritto promuovendo esempi positivi e riconoscibili, mentre ai medici ed agli altri operatori del SSN spetta il compito di insegnare al paziente ed alle loro famiglie l’orgoglio di avere una vita “normale” o quando accade migliore di altri in qualche campo.
D’altra parte la stessa “normalità” dei rapporti familiari sappiamo essere difficilmente raggiungibile in alcuni casi, mentre accade spontaneamente in altri grazie alle capacità di accoglienza dei parenti e nonostante alcuni di loro abbiano a loro volta difficoltà sociali o psichiche, primarie o secondarie alla condizione continua di stress.
Il diritto alla fama del sofferente psichico andrebbe anzitutto esercitato varando un codice che vieti ai mass media ogni riferimento per privacy ad eventuali patologie psichiatriche dei colpevoli di qualsivoglia reato, efferato o meno che sia.
D’altra parte la maggior parte delle morti violente è causato da motivi economici, di quelle per incidente stradale dalla tossicomania o dall’etilismo, di stupro, omofobia e femminicidio, da parte di maschi appartenenti alla famiglia della vittima o suoi stretti conoscenti, e di suicidio per volontà della persona con diverse e numerose ragioni.
Sarebbe poi considerato ridicolo un articolo in cui si dicesse che un cardiopatico ha ucciso la moglie o che un diabetico ha tentato una strage, mentre la correlazione a patologie psichiatriche, depressione uguale suicidio, azione violenta uguale psicosi, è talmente forte ed altrettanto falsa, e quando vera soprattutto rara, da fare notizia e scandalo.
La televisione spazzatura del nostro Paese, che dovrebbe essere la culla della cultura e dell’accoglienza per motivi storici e geografici, moltiplica in modo incredibile questi stereotipi negativi e non ci prova neanche a crearne qualcuno di positivo. In nessun caso vengono citati casi anche famosi di sofferenti psichici. Solo per breve tempo Ada Merini è divenuta simbolo della propria diversità orgogliosa, ma nessun altro o altra l’hanno finora sostituita in nessun altro campo.
La malattia mentale è semplicemente un campo ignorato dai mass-media e dalla popolazione generale perché non è insegnata nelle scuole e dai medici stessi, e lascia per questo alla fantasia lo spazio di indugiare in autoreferenziali manifestazioni eccessive che producono una costante DIFFAMAZIONE dei sofferenti psichici, di ogni ordine e grado.
Saremo forse costretti un giorno, come già accadde in alcuni sporadici casi (l’uscita in piazza di Marco Cavallo, il mad-pride a Torino e la barca dei folli a Napoli, in passato), ad organizzare regolarmente eventi durante i quali i sofferenti psichici, i più gravi, ma anche i semplici nevrotici e qualche depresso, possano finalmente conquistare gli spazi della città e la cronaca per un evento culturale positivo a loro favore.
Andrebbe inoltre pubblicizzata l’innocenza di quanti sofferenti psichici vengano ingiustamente accusati dal sistema sociale o giudiziario, e andrebbe approfondito quanto siano effettivamente pericolosi i sofferenti psichici, considerando anche che la maggior parte dei reati avvengono in quell’ambito familiare, già pregno di altre difficoltà sociali e psichiatriche, in conformità con altre tipologie di reati anche quando sono assenti patologie psichiche.
Il suo contrario, che non viene mai promosso in alcun modo dalla società lo possiamo chiamare diritto alla fama. E’ sicuramente motivo d’orgoglio infatti che un sofferente psichico, di ogni ordine e grado, esattamente come ogni altro disabile fosse anche solo portatore di occhiali, come il sottoscritto, riesca nella vita ad ottenere risultati “normali” e talvolta migliori degli altri in qualsiasi campo dell’esistenza o della competizione.
I Comuni e lo Stato, attraverso i mass-media dovrebbero specificare questo diritto promuovendo esempi positivi e riconoscibili, mentre ai medici ed agli altri operatori del SSN spetta il compito di insegnare al paziente ed alle loro famiglie l’orgoglio di avere una vita “normale” o quando accade migliore di altri in qualche campo.
D’altra parte la stessa “normalità” dei rapporti familiari sappiamo essere difficilmente raggiungibile in alcuni casi, mentre accade spontaneamente in altri grazie alle capacità di accoglienza dei parenti e nonostante alcuni di loro abbiano a loro volta difficoltà sociali o psichiche, primarie o secondarie alla condizione continua di stress.
Il diritto alla fama del sofferente psichico andrebbe anzitutto esercitato varando un codice che vieti ai mass media ogni riferimento per privacy ad eventuali patologie psichiatriche dei colpevoli di qualsivoglia reato, efferato o meno che sia.
D’altra parte la maggior parte delle morti violente è causato da motivi economici, di quelle per incidente stradale dalla tossicomania o dall’etilismo, di stupro, omofobia e femminicidio, da parte di maschi appartenenti alla famiglia della vittima o suoi stretti conoscenti, e di suicidio per volontà della persona con diverse e numerose ragioni.
Sarebbe poi considerato ridicolo un articolo in cui si dicesse che un cardiopatico ha ucciso la moglie o che un diabetico ha tentato una strage, mentre la correlazione a patologie psichiatriche, depressione uguale suicidio, azione violenta uguale psicosi, è talmente forte ed altrettanto falsa, e quando vera soprattutto rara, da fare notizia e scandalo.
La televisione spazzatura del nostro Paese, che dovrebbe essere la culla della cultura e dell’accoglienza per motivi storici e geografici, moltiplica in modo incredibile questi stereotipi negativi e non ci prova neanche a crearne qualcuno di positivo. In nessun caso vengono citati casi anche famosi di sofferenti psichici. Solo per breve tempo Ada Merini è divenuta simbolo della propria diversità orgogliosa, ma nessun altro o altra l’hanno finora sostituita in nessun altro campo.
La malattia mentale è semplicemente un campo ignorato dai mass-media e dalla popolazione generale perché non è insegnata nelle scuole e dai medici stessi, e lascia per questo alla fantasia lo spazio di indugiare in autoreferenziali manifestazioni eccessive che producono una costante DIFFAMAZIONE dei sofferenti psichici, di ogni ordine e grado.
Saremo forse costretti un giorno, come già accadde in alcuni sporadici casi (l’uscita in piazza di Marco Cavallo, il mad-pride a Torino e la barca dei folli a Napoli, in passato), ad organizzare regolarmente eventi durante i quali i sofferenti psichici, i più gravi, ma anche i semplici nevrotici e qualche depresso, possano finalmente conquistare gli spazi della città e la cronaca per un evento culturale positivo a loro favore.
Andrebbe inoltre pubblicizzata l’innocenza di quanti sofferenti psichici vengano ingiustamente accusati dal sistema sociale o giudiziario, e andrebbe approfondito quanto siano effettivamente pericolosi i sofferenti psichici, considerando anche che la maggior parte dei reati avvengono in quell’ambito familiare, già pregno di altre difficoltà sociali e psichiatriche, in conformità con altre tipologie di reati anche quando sono assenti patologie psichiche.
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