Percorso: Home 9 Rubriche 9 I DIRITTI DEI SOFFERENTI PSICHICI 9 DIRITTO alla PENA

DIRITTO alla PENA

7 Ott 13

A cura di Manlio Converti

Sicuramente dovremmo come SSN e come Psichiatri contrastare in modo efficace ed organizzato la diffamazione costante da parte dei mass-media e pretendere la privacy nel caso il colpevole di qualsivoglia reato sia effettivamente un sofferente psichico, come avverrebbe se fosse diabetico o cardiopatico, giacché non è affatto detto che i due eventi siano correlati e soprattutto che non venga messa in mezzo l'eventuale patologia psichiatrica quando proprio non c'è per giustificare l'efferatezza o la stranezza di un evento criminale.
Siamo tutti strani e colpevoli, prima o poi!

A mio avviso tale correlazione non dovrebbe essere di interesse neanche del tribunale, giacché contesto l’idea paradossale e perversa di “pericolosità sociale” attribuita solo ai sofferenti psichici con effetti ancor più devastanti e perversi nei loro confronti.
 
Ogni cittadino indipendentemente dalle patologie presenti (tutte organiche, sia chiaro, anche quelle psichiatriche, a meno di credere a cause metafisiche delle stesse), dovrebbe essere giudicato e punito allo stesso modo davanti alla legge, in caso di reato e non a causa della propria patologia.
La cura delle patologie psichiatriche, come di ogni altra patologia organica dovrebbe produrre quindi non una diversa valutazione a priori del tipo di processo da applicare, né della pena, ma, andrebbero attrezzate le Case Circondariali di tutti gli strumenti medici e presidi per la terapia dei sofferenti psichici come dei cardiopatici e dei diabetici colpevoli di qualsivoglia reato punito dalla una legge che sia effettivamente uguale per tutti.
 
Siccome le prigioni italiane sono sovraffollate si potrà sicuramente prevedere una tipologia differenziata di pene accessorie ed una loro diversa attribuzione a seconda del reato e della patologia psichiatrica, garantendo sempre però la privacy del colpevole. In questo caso gli arresti domiciliari presso strutture di riabilitazione e lungo degenza o uno sconto di pena maggiore qualora sia dimostrata la correlazione stretta con la patologia, otterrebbero un doppio effetto incredibile.
Da una parte la garanzia della cura, probabilmente sospesa e talvolta inadeguata per le note resistenze, dall’altra quella psico.educativa nei confronti di chi, pur sofferente di psicosi disorganizzata, imparerà a sue spese che esistono limiti al proprio comportamento.
 
Il sistema attuale invece produce una specie di “patente di pazzo” che condanna agli OPG o similaria i sofferenti psichici anche per reati lievi e senza alcuna garanzia di pena commisurata al reato attraverso un processo ingiusto perché diseguale rispetto agli altri cittadini, ma sorpattutto garantisce, come è notorio i camorristi e i delinquenti famosi, che ottengono ancora oggi un processo diseguale, che nel loro caso si tradurrà in uno sconto di pena grazie al criterio assolutamente perverso della “non punibile perché incapace di intendere e di volere”.
 
L’idea romantica che il male non appartenga all’uomo razionale è falsa e lo sappiamo dallo scoppio della prima guerra mondiale che la normalità è anche quella dell’uomo carnefice. Si contesti allora il concetto di “non punibile perché incapace di intendere e di volere” in favore del criterio comunque razionale di “legge uguale per tutti”.
 
 

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