Cerchi di persone, varie esperienze. Sensibili alle Foglie, ricerca nelle istituzioni, con queste metodologie, gruppi di lavoro tematici da mettere intorno ad un tavolo, tutte persone interne all'istituzione che si analizza, per discutere le dinamiche interne e relazionali.
La regola è che ognuno narra uno.due storie che esemplificano il malessere che lui.lei stesso.a vive in quella situazione. Ogni libro ed ogni esperienza nasce quando il gruppo cerca e contatta esplicitamente Nicola Valentino per aprire appunto un cantiere di socio.analisi.narrativa.
I tre momenti salienti di questo metodo sono:
A) il momento narrativo, che è il fondamento su cui basare la comprensione dei conflitti e delle sofferenze;
B) il momento dell'analisi riflessiva, quando, nello scambio, ogni storia smette di essere individuale, anche grazie alle restituzioni;
C) il momento immaginario, alla ricerca dei nodi, dei punti, dei dispositivi salienti su cui apportare il cambiamento.
Il gruppo a questo punto si pensa dentro una trasformazione, si immagina nel cambiamento verso un nuovo che modifica.
Quale differenza ci sarà nel metodo rispetto ai gruppi Balint? Forse solo la mancanza di titoli professionali, da parte di chi la propone , come Nicola Valentino.
Quanto è dolce la sua voce e melliflua. Forse lo provocherò narrando la mia esperienza con gli specializzandi di psichiatria sul tema dell'omosessualità.
Queste esperienze sono state già eseguite anche nella mia Asl e nella mia Università, ma nessuno me lo ha detto, mai…
Comunque, bandendo l'invidia e il narcisismo, uno dei gruppi era sull'analisi delle esperienze di strutture post.manicomiali e sui significati delle nuove istituzioni. Poi in Campania il gruppo esperenziale è stato realizzato al Cardarelli e in chissà quale RSA, in cui pure si sono analizzati alcuni 'dispositivi' istituzionali, secondo la lettura di Foucault, suppongo, e per esempio si sono occupati di 'Barelle', che è diventato il titolo di un best-seller della Sensibili alle Foglie.
Le opere che ne sono uscite, dicono appunto siano state lette dagli studenti di medicina, in un sistema di rete nazionale, che poi ha sortito l'effetto di una richiesta d parte proprio degli studenti di Roma, rispetto ai dispositivi di formazione anche nel merito della costruzione di una relazione di potere oppressivo verso i pazienti.
Questo cantiere non ha solo visto partecipare i medici, il libro è stato firmato a più mani, perché il tutto è diventato un corso sulla tecnica di socio.analisi. I territori in cui ci si è avventurati sono stati il primo quello della formazione, su cui non esiste molto materiale in letteratura, umanistica né scientifica.
Costruzione gerarchia di un noi istituito con superiorità di casta da Ippocrate ai giorni nostri.
Una giovane collega esprime un'ipotesi affascinante dando una definizione del medico come “mestiere di cura”, come sono la cura domestica, il care-giver di bambini, anziani e appunto ammalati, ma anche, subito penso io, e soprattutto di figli, mariti e padri validi e di maggior potere. Capiremo l'incongruenza che pone questa dicotomia, questo ossimoro del termine cura? Comunque questo mi fa capire perché la maggioranza dei medici oggi siano donne.
Si passa quindi a chiedersi come venga costruita una figura passiva del paziente invece di quella partecipata e questa osservazione diventa fonte per i partecipanti al gruppo a sua volta di malessere perché la percepiscono come una seconda sofferenza.
Il gruppo si è soffermato infine sulla considerazione che ogni malattia spesso può sorgere dal contesto sociale, rispetto alle sue spiegazioni neuromolecolari o patogenetiche sterili ed invalidanti l'umanità e la società che ci viene presentata nella relazione medico.paziente. Questo topos di discussione è così diventato un prototipo del ruolo politico del medico che non è neutrale rispetto alle dinamiche sociali economiche e politiche.
I ragazzi vorrebbero osare, un'Università popolare per una medicina senza camice, un nuovo territorio senza confini che loro vedono come un momento concreto di confronto e di pratica. Ecco, per ora restano alla ricerca di condivisione.
Sono seguiti interventi dal pubblico variegati, finché non è iniziato un alterco incomprensibile agli ospiti tra i due gruppi sociali presenti in massa, Banchi Nuovi e 081 che sottolineavano entrambi come la LOTTA sia uno strumento per raggiungere obiettivi di sopravvivenza, quali la casa e il lavoro, ma che oggi questo strumento è diventato inefficace e pertanto si sono litigati sul ruolo di ciascuno in questo ambito per pura concorrenza tra poveri.
Ci si augura che inizi invece una guerra tra ricchi… per cambiare le disposizioni nelle Università e nelle Asl nel merito della nostra esistenza da sofferenti comunque necessitati prima o poi di cure mediche, ancorché medici e forse per questo maggiormente privilegiati.
0 commenti