Continua il mio viaggio prima del viaggio, nell’attesa, nella ricerca, nella preparazione del terreno interno, nella tensione della sospensione che crea movimento muto e autonomo….felpato nei passi perché preoccupato di far chiasso e di oltrepassare quella sottile linea che separa quello che ti aspetti da quello che deve essere, che potrebbe rischiare di offuscare lo sguardo con il quale si guarderà e, di conseguenza si sentirà, si annuserà e si toccherà il proprio viaggio.
Questa volta ho vagabondato con un film, “La teta asustada” (trad. “Il canto di Paloma”, film peruviano vincitore dell'Orso d'Oro al 59° Festival di Berlino, di Claudia Llosa), dove la protagonista si trova a vivere il viaggio della propria vita con lo sguardo del terrore e della violenza incancellabile trasmessa transgenerazionalmente e transegenerativamente (“il latte del dolore”)…
Anche qui ho viaggiato, insieme alla protagonista, ma questa volta per una necessità salvifica di lei di poter passare dalla paura e arrivare alla libertà……
E’ questo, un viaggio, che parla del desiderio di guarire…..e, in fondo, tutto questo mi rimanda a quello che accade con i pazienti… con i quali si funge un po’ da “accompagnatori” e “presenze” lungo il viaggio della loro esistenza…
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