Il mio studio e’ tappezzato di libri. I pazienti chiedono: “Li hai letti tutti?” Dico loro di leggere il famoso saggio di Walter Benjamin sul collezionista di libri. I miei pazienti sono come i miei libri. Penso spesso a loro. Li tengo in mano. In mente. Penso alla prima edizione, procuratami miracolosamente da uno dei miei fratelli, di Se questo e’ un uomo. Intonso, la copertina perfetta, le pagine ancora da tagliare. Pubblicato da De Silva nel 1947 dopo che Natalia Ginzburg e Cesare Pavese rifiutarono di pubblicarlo presso Einaudi. A Charles, che ha 70 anni ed e’ schizofrenico e solo al mondo. Ci parliamo da 15 anni e sta, piano piano, morendo. Dieci anni fa mi ha fatto conoscere Teddy, un orsacchiotto di pelouche che gli era stato regalato quando era bambino. Era a brandelli. “Teddy needs help.” Teddy ha bisogno d’aiuto. L’abbiamo portato da una sarta cinese che l’ha tutto cucito. “You saved Teddy!” Ieri Charles mi ha detto che non vuole piu’ Teddy. “I don’t need it anymore.” Ma sei sicuro? Si’. Ma allora magari lo tengo qui in ufficio cosi’ se cambi idea te lo riporti in comunita’ ? Fai come vuoi, io non lo voglio piu’. Alla prima edizione di En Attendant Godot (1952) che comprai a una fiera di quartiere, per strada, sull’Upper West Side di Manhattan: 25 centesimi di dollaro.
I pazienti, l’Altro, sono un libro infinito. Ognuno ha un suo linguaggio, un proprio alfabeto inizialmente indecifrabile. Insegnami a leggerti. Impara a leggere tra le righe de’ cazzi tua (e de’ cazzi mii.) Dico ai miei pazienti che se fossi pagato per ogni momento che penso a loro fuori seduta sarei l’uomo piu’ ricco del mondo, circondato da miliardi di libri. Un giorno ho tenuto tra le mani il manoscritto originale del racconto di Borges La biblioteca di Babele. La scrisse su un libro di conti di quelli antichi a righe rosse, con due belle colonne separate divise da una riga vertical blu: da un lato dar, dall’altro haber. Ricevute e uscite. Quanto mi hai dato, quanto ti devo.
Mio padre mi cinghiava. Metodicamente. Benche’ a volte sadico aveva pur sempre un cuor d’oro. Ed era uomo di gran cultura. Benche’ di soldi ne avesse pochi quando compii 13 anni mi diede, tra una cinghiata e l’altra, carta bianca: puoi comprare qualsisasi libro che vuoi alla Libreria Bozzi in Via Garibaldi. Mettili pure in conto. Cerca di non esagerare. Non sembrava vero a me, genovese al quale era stato insegnato che non si spreca mai niente — ancor oggi tengo i nastri e la carta d’ogni regalo – che lui m’avesse dato questo potere d’acquisto. Puoi fare quello che vuoi dico ai miei pazienti. Cerca di…
Qui nella parte bassa della nostra isola c’e’ un’altra bella libreria, The Strand.
Non finisce piu’.
C’e’ persino una sezione libri rari.
Ogni quando girovago anima persa dopo aver percorso per ore la nostra splendida griglia di strade – e’ impossibile perdersi qui a Manhattan, vai sempre o in verticale o in orizzontale, sai sempre dove sei — e approdo li’ e mi perdo invece tra i libri.
Tell me a story. Raccontami la tua storia. Non riesco a dormire.
Adolfo Sentore ha pubblicato racconti e poesie su "Nuovi Argomenti", "Resine" e "Linus". Lavora come psicoanalista e psicoterapeuta a New York, dove vive dal 1981. Ha ricevuto una MacDowell Fellowship e ha recentemente pubblicato una novella in formato ebook, "Maldivivere". La sua email e'adolfo.sentore@gmail.com.
0 commenti