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Mondi intrusivi. Byung-Chul Han e la nuova psicopolitica dei big data

29 Mar 15

A cura di Luigi D'Elia

I mondi intrusivi sono quelli che abitiamo nell’epoca del mondo interconnesso e di un general intellect sciamante che permette compiacentemente di farsi scrutare e controllare con il proprio gioioso consenso.

Se l’attuale sistema socio-economico è in grado di generare innumerevoli effetti dispercettivi è perché, come abbiamo visto, esso dispone di caratteristiche intrinsecamente introiettive e totalitarie tali da garantire, senza colpo ferire, l’autogestione del sistema lasciandola a carico di coloro che ne usufruiscono o, se vogliamo, lo subiscono. La partecipazione attiva dell’utente alla sopravvivenza e alla stabilità del sistema panoptico-digitale in cui vive è il sofisticatissimo punto di arrivo finale di un lungo itinerario ideologico (che abbiamo provato a tracciare fin qui in questa rubrica).

Il meccanismo dell’autosfruttamento compiacente sul quale si fonda l’attuale sistema sociale è l’oggetto dell’ultimo lavoro del filosofo Byung-Chul Han, Psicopolitica (uscito in lingua spagnola), nel quale descrive con molta lucidità alcune coordinate del neoliberismo. 
 

Il neoliberismo è un sistema molto efficace, anche intelligente, di sfruttamento della libertà. Si sfrutta tutto ciò che appartiene a pratiche e forme di libertà, come l'emozione, il gioco e la comunicazione”.
“Il capitalismo attuale è determinato da forme intangibili e immateriali di produzione. Non si producono oggetti fisici, ma oggetti non-fisici come le informazioni e i programmi […]. Per aumentare la produttività non si superano resistenze corporee, ma vengono ottimizzati i processi psicologici e mentali. La disciplina corporale cede all'ottimizzazione mentale”

A partire da queste caratteristiche, oggi assistiamo ad un vero e proprio salto di qualità determinato dal perfezionamento ingegneristico dell’uso di masse enormi di dati (digitali e non) sul comportamento (consumistico, politico, sociale, etc.) della popolazione mondiale interconnessa, i cosiddetti Big Data, attraverso cui il mondo del marketing ha affinato esponenzialmente le proprie armi. Attraverso lo sviluppo di nuove e più precise tecnologie e l’incrocio sempre più selettivo di variabili, oggi assistiamo al raffinamento delle tecniche di push marketing (spinta/imposizione) verso il consumatore. Il mondo-mente-mercato è ormai un dispositivo compenetrato sufficientemente in profondità da consentire tramite gli algoritmi e i modelli matematici di controllare, prevedere e programmare le nostre scelte di consumo, politiche e non solo.

“È una conoscenza di dominio per intervenire nella psiche e condizionarla ad un livello pre-riflettente”. Con i Big Data il  "futuro diventa prevedibile e controllabile”

Più prevedibilità e domesticazione in un mondo che utilizza il piacere e le emozioni come surrogato della libertà reale. Chi sa mettere assieme scienze cognitive, marketing, neuropolitica e neuroeconomia, matematica, analisi del web, sapendo al contempo costruire modelli previsionali possiede un inusitato potere, mai posseduto prima da alcun uomo.

“Acxiom sa di più sui cittadini degli Stati Uniti che l'FBI. In questa azienda, gli individui sono raggruppati in 70 categorie. Disponibili in catalogo come la merce”

Forse non è un’informazione molto diffusa, ma il web non è propriamente gratuito. Ogni utente che accede alla rete attraverso i più comuni canali, diffonde i propri dati che hanno un valore persino stimabile in alcune decine di dollari l’anno e che confluiscono nella massa dei Big Data. Ma questi dati non sono “confessioni estorte con la tortura”. Piuttosto, dice Han, “si verifica una spoliazione volontaria. Il Grande Fratello ha un aspetto amichevole. L'efficienza della sorveglianza risiede nella sua bontà”.

Ogni utente svolge perciò volontariamente e compiacentemente il proprio auto-monitoraggio:

“Master e slave sono la stessa persona. Anche la lotta di classe diventa una lotta interna con se stessi”

e partecipa in tal modo, nella maniera più compiuta, alla costruzione di sé stesso come imprenditore (come profetizzato dall’ideologia neoliberista ) che aderisce ad una coscienza collettiva costruita con le trame di una “emozionalizzazione” favorita dall’accelerazione della comunicazione.

“L'accelerazione della comunicazione favorisce la sua emozionalizzazione, dal momento che la razionalità è più lenta dell’emotività. La razionalità è, in un certo senso, senza velocità. Per questo l'impulso acceleratore conduce alla dittatura dell’emozione”. E mentre “gli oggetti non possono essere consumati all'infinito, le emozioni invece sì. Le emozioni sono dispiegate al di là del valore d'uso. Quindi si apre un nuovo campo di consumo con caratteristiche infinite”.

Han infine coglie proprio questo punto a mio parere importante, anzi centrale, e cioè il fatto che la leva su cui tutto questo apparato globale fa gioco è quella del sistema delle emozioni.

Esse sono regolate dal sistema limbico, che è anche la sede di impulsi. Esse sono un livello pre-riflettente, semicosciente, l'azione corporea istintiva, di cui è a conoscenza in modo esplicito. La psicopolítica neoliberista usa le emozioni per influenzare le azioni su questo livello pre-riflettente

Gli errori sistematici del cervello e la sua naturale tendenza a rispondere impulsivamente a fronte di stimoli eccessivi, capziosi e accelerati sono al contempo sia l'oggetto di studio di nuove discipline trasversali come la neuropolitica e la neuroeconomia, sia l'interesse principale del nuovo marketing politico-economico. Antidoto e veleno nella stessa boccetta.

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1 commento

  1. manlio.converti

    Occorre un comunicatore
    Occorre un comunicatore migliore, sinceramente, per far riflettere ed informare, attraverso questo strumento che è esso stesso interno al contenitore emozionale di Big Data.
    Siamo il grande fratello volontariamente, ma la lotta non è solo con noi stessi.
    I nostri filmati involontari, tra i milioni di dati inutili che produciamo fotografando o filmando soggetti insulsi o replicando immagini già note, sono già d’uso promiscuo ai grandi fotografi ed ai grandi reporters mondiali, entrando legittimamente in ambito forense, più facilmente delle intercettazioni dei magistrati, ostacolati dai politici corrotti.
    Il controllo è reciproco, come nella Germania nazista o nell’Unione Sovietica, ma il privilegio di essere osservati è vissuto in senso narcisista, mentre è masturbatorio quello del cameramen improvvisato.

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