Ho letto le ragioni del sì, quelle del no, quelle del forse, riguardo al pubblicare o meno sui media e sui social le immagini del corpo senza vita di Aylan Kurdi, un bambino siriano di tre anni, su una spiaggia turca vicino a Bodrum
In tante di esse trovo accenti di verità, di sincera partecipazione, indignazione, dolore. In alcune ho colto invece superficialità, emozioni a tempo.
Io, che vivo di immagini, oltre che di parole, da tempo non riesco a sostenere la vista di foto spietatamente forti, così come non riesco a scriverne.
Non è atarassia. E' disperazione.
L'immagine che ne è scaturita è quella che vi propongo. Ha avuto una lunga gestazione. Sentivo il bisogno fisico di veicolare nel disegno il crogiuolo emotivo in cui mi dibattevo. Nella mia mente erano chiare solo delle parole (la mia solita dicotomia tra figure e parole…): Funere mersit acerbo (= in morte acerba sommerse, tratto da Virgilio, ?Eneide?: è il passo nel quale Enea, appena disceso nel regno dell'oltretomba, è colpito dalle voci e dai pianti dei bambini morti). Ho fatto alcuni bozzetti che io stessa giudicavo insoddisfacenti. Mi sono allora confrontata con amici preziosi: ne è nata una conversazione che, man mano che si dipanava, rendeva sempre più nitida l'immagine che avevo dentro. Il risultato lo avete davanti agli occhi.
Grazie per la pazienza con cui avete letto fin qui.
Aglaja
Grazie della condivisione!
Grazie della condivisione! Molto- molto bello. Una luce unica e poi le ombre..