I tagli alla Sanità uccidono,
lo sappiamo dai dati epidemiologici in Grecia e nei Paesi del Terzo Mondo, ma solo qualcuno protesta in Italia, facendo passare il tutto come una pretesa ridicola di una classe privilegiata corrotta dalle lobby farmaceutiche.Questo in parte è vero. I colleghi infatti spesso parlano solo dei turni di lavoro e del proprio Burn Out, invece che organizzarsi meglio per chiedere di migliorare il sistema, nel mio caso, della Salute Mentale.
La chiusura progressiva dei Centri di Salute Mentale e lo spostamento di ingenti risorse economiche sui Manicomi Privati e Pubblici (le cliniche convenzionate e le Rems) hanno già prodotto enormi fasce di abbandono sociale e sanitario ovvero un aumento di vittime per suicidio o aggressione tra i pazienti, i parenti e gli operatori della Psichiatria.
Questi dati sono spesso taciuti, negati, ignorati o peggio, a causa della politica aziendalista, che mostra alla fine solo bilanci di tipo economico, come una banca o un Spa, dimenticando i danni umani prodotti anche per la sola esclusione sociale ed umana nei nuovi Manicomi Privati e Pubblici.
All’opposto i Mass Media enfatizzano a torto col contributo di “noti esperti”, condizioni estreme o politiche con termini psichiatrici, diffamando i sofferenti psichici cui viene attribuita ogni nefandezza umana, prodotta in realtà da chi fino a trenta secondi prima era sicuramente sano di mente.
Eppure c’è in questa miseria chi prova a produrre nuove pratiche e proposte, come il sottoscritto e tutti quelli che vorranno aderire a questo come Appello Generale per una Nuova Salute Mentale Umanizzata, dandogli la massima diffusione possibile, rispondendo con nuovi contributi, creando percorsi effettivi di responsabilità e consapevolezza in tutte le realtà italiane, come leggerete, nei vari livelli istituzionali e nella società generale.
- Chiedere ad ogni Regione, al sindaco delle città metropolitana o delle ATO e alla Dirigenza Asl una radicale trasformazione del sistema sociale e sanitario della Salute Mentale, chiedendo subito nuovo personale, nuove funzionalità e servizi, leggere il seguito, che garantiscano l'apertura di ogni Centro di Salute Mentale sulle 24 ore con guardia attiva ogni 100mila abitanti circa.
- Intanto trasformare ogni Spdc in Centro Crisi aperto, tranne per sporadici casi di TSO da far durare anche meno di un giorno se possibile, creando un rapporto fiduciario tra operatori, familiari, società e pazienti ed annullando l’uso del TSO come primo passo per un’espulsione dal contesto sociale e familiare.
- Mantenere i medici come guardia attiva sul territorio, dentro uno dei Centro Crisi al fine di lavorare sul DISAGIO anche con altre agenzie sociali pubbliche e private, anche di volontariato, e non solo sulle emergenze.
- Organizzare col 118 un nuovo contratto, facendo loro assumere psichiatri in deroga, organizzando con questi disponibilità a visite urgenti con 118, e organizzando un protocollo di intervento psicoterapico, sociale e familiare, incrementando le competenze anche dei medici di 118 e Pronto Soccorso, finora del tutto ignari della complessità della relazione medica e del fenomeno antropologico della sofferenza psichica. Pretendere inoltre sul 118 psichiatrico la presenza di psicofarmaci adeguati alle crisi acute deliranti e maniacali altrimenti incoercibili, stabilendo che il 118 psichiatrico possa operare con interventi lunghi, a seconda delle necessità generali, anche con modalità psicoterapiche e risocializzanti.
- Cambiare la gestione del territorio riattivando con infermieri e medici sedi accessibili con i mezzi pubblici o a piedi, ogni Centro di Salute Mentale, Casa Famiglia, Centro Crisi, SIR e Centro Diurno in rapporto ad un massimo di 100mila abitanti.
- Contrattare con le cooperative sociali un incremento delle attività anche sul territorio, attraverso eventi pubblici contro lo stigma specifici per ogni Comune o periferia urbana; attivando un servizio badanti, ricerca case per singoli o case famiglia e Reinserimento Lavorativo effettivo con protocolli differenziati su progetti personalizzati a seconda delle risorse dei pazienti, dei loro familiari, dei comuni e di altri enti pubblici tramite lo strumento socio-sanitario delle UVI.
- Eliminare la legge che rende i sofferenti psichici non imputabili, ed attivare, fatto il processo per quelli colpevoli, pene proporzionate alla gravità della patologia, esattamente come si opera già con tutte le altre patologie.
- Pretendere revisione e rescissione contratti esosi con Manicomi Privati e Pubblici (OPG e REMS) a meno che non garantiscano Reinserimento sociale familiare e lavorativo effettivo con progetti personalizzati.
- Garantire continuità terapeutica e i bisogni sociali primari con disponibilità sulle 24 ore da organizzare con i Comuni o Città metropolitana a carico delle cooperative sociali.
- Garantire sempre la continuità delle relazioni sociali e familiari del paziente, affrontando i singoli problemi anche socioeconomici della famiglia con l'attivazione di protocolli specifici con la città metropolitana.
- Chiedere di estendere L'osservatorio cittadino sulla salute mentale, presente oggi solo a Napoli, ad ogni Città Metropolitana e ATO in Italia.
- Infine tornare ad organizzare ogni settimana una riunione politica e organizzativa con pazienti, parenti e cooperative sociali, referenti Asl, Comuni e città metropolitana, in una sede pubblica alternata ad una sede della Salute Mentale, allo scopo di rendere più agevole la condivisione delle problematiche oggettive e generali di organizzazione della medesima in ambito socio-sanitario, in stretto rapporto con le esigenze liberamente espresse dagli stessi pazienti e dai loro parenti.
Come si firma questo appello?
Come si firma questo appello?
Lo fai girare ovunque, ti
Lo fai girare ovunque, ti colleghi con Itaca, Sfizzicariello, Professori di Psichiatria (Maj principalmente), Direttori Asl e soprattutto Osservatorio Salute Mentale Napoli e Regione Campania e andiamo di persona a presentarlo per attivare subito la legge 1/89 e poi scrivere la legge 1/2016 sulla nuova psichiatria umanizzata in Campania (e se volete, in tutta Italia), se riusciamo a parlare anche con la Lorenzin.