Confesso di aver dovuto vincere una certa ritrosia per accettare l’invito che Francesco Bollorino mi ha fatto a partecipare con una rubrica a quell’universo della comunicazione psichiatrica che a vent’anni dalla nascita è diventato POL.it. Ho dovuto affrontare un rapporto quasi feticistico con la comunicazione cartacea, con la materiale spazialità e la storia secolare degli oggetti che la veicolano (il libro, la rivista) che mi porta a considerare tutto quanto non sta scritto sulla carta come qualcosa che “volat”; il sentimento di spaesamento e vulnerabilità che mi trasmette il web, con la vertiginosa sensazione di assenza di limiti e l’impalpabilità, e anche il comparire e scomparire di quella parte così recente del mondo alla pressione di un tasto; una certa diffidenza verso il nuovo, che mi pare sia andata negli ultimi anni affermandosi, insieme alla passione per le cose passate, come una cifra del mio carattere. Però ho dovuto rassegnarmi al fatto che il dialogo sulle cose della psichiatria – intese in senso lato come quelle, eterogenee, che possono aiutare a fare il mio lavoro, lo psichiatra – a cui mi è sempre parso indispensabile prender parte, si è spostato ormai in grande misura su questa diversa dimensione del comunicare; e, insieme, alla curiosità che accompagna la mia esigenza, per diverse ragioni in questo momento, di una nuova esperienza e alla possibilità che, contrariamente a quanto avviene nella comunicazione cartacea, una rubrica sul web possa essere vivificata dall’interazione immediata con l’eventuale lettore, cui rivolgo senz’altro un caloroso invito in tal senso. E così, puntualmente, dopo l’estate mi sono presentato a Francesco nell’antro dal quale si irradia POL.it, per gli indispensabili accordi e indicazioni pratiche. L’incontro è stato più breve e semplice del previsto. Il titolo che lui, che mi conosce da molto, ha proposto rispondeva in pieno alle mie esigenze, e non è stata necessaria discussione. “Pensieri” – il che rimanda all’esigenza di un tempo/lavoro tra l’impressione (o l’esperienza) e la comunicazione, che consenta la costruzione dell’oggetto da comunicare – “sparsi”: un aggettivo che allude a una certa libertà di argomento, di cui ho bisogno, contenuta peraltro dal fatto che le cose psichiatriche su cui credo di poter dire qualcosa sono andate negli anni definendosi intorno ad alcuni temi, eterogenei sì, ma numericamente limitati. “Psichiatria” definisce evidentemente il nodo attorno al quale si articoleranno questi pensieri, e “impegno civile” e “cultura” i due ambiti che ho sempre considerato al lavoro psichiatrico imprescindibilmente legati.
Bene; qualche parola adesso su come sono arrivo all’incontro con POL.it. Sono nato e ho sempre vissuto a Genova. Dopo la maturità e la pubblicazione di un breve saggio biografico su Dostoëvskij, un autore che poi non ho cessato di esplorare, mi sono iscritto a medicina nel 1981 superando un dilemma se occuparmi della storia dell’uomo o della sua mente, in favore di quest’ultima. Dal 1983 al 1991 ho frequentato l’ex manicomio di Quarto con Antonio Slavich, il primo collaboratore di Basaglia a Gorizia, lavorando anche – in quegli anni di imprinting – in una cooperativa per l’inserimento al lavoro, La scopa meravigliante. Nel 1989 mi sono laureato con una tesi sul suicidio a Genova, mi sono specializzato in psichiatria nella clinica genovese diretta da Franco Giberti nel 1993 con una tesi sull’esordio della schizofrenia e tre anni dopo in criminologia clinica presso l’istituto diretto da Tullio Bandini con una tesi sull’imputabilità nel Disturbo Borderline di Personalità. Dopo un breve interinato in Clinica, dal 1991 al 1998 ho lavorato a Savona, con Lino Pisseri e poi con Antonio Maria Ferro e Lino Ciancaglini, prima al CSM e poi in SPDC. Dal 1998 ho lavorato al DSM di Genova diretto da Luigi Ferrannini, dove nel 2009 sono diventato primario del CSM che serve le zone di Sestri Ponente e Sampierdarena e dal 2012 anche del SPDC dell’Ospedale Antero Micone, che l’anno successivo è divenuto Servizio Psichiatrico di Cura e Riabilitazione. Dal 1999 al 2009 ho svolto per la ASL consulenza in carcere. Ho guidato la Sezione ligure della Società Italiana di Psichiatria dal 2002 al 2006, passando poi agli organismi nazionali, ma frequento volentieri anche altri ambiti di dibattito nel campo della salute mentale. I miei interessi si sono concentrati sui due estremi opposti della pratica psichiatrica, il superamento della contenzione fisica e il rapporto tra psichiatria e reato da una parte e la riabilitazione psicosociale dall’altra, e poi sulla relazione d’aiuto e la ricerca psicopatologica, l’organizzazione dei servizi e il lavoro di équipe, la storia della psichiatria e i rapporti tra psichiatria e letteratura. Perciò, credo che questi saranno anche i temi prevalenti di questa rubrica.
Immagine: Il Pensador angolano, statuetta della scultura tradizionale tchokwe nel Nord-est dell’Angola e oggi simbolo della cultura nazionale.
Benvenuto Paolo.
Un
Benvenuto Paolo.
Un “corteggiamento” lungo che i lettori della rivista impareranno a capire perchè tanto caparbiamente voluto…
Auguri Paolo, per questo
Auguri Paolo, per questo nuovo impegno che sicuramente sarà fecondo per tutti noi. Sarò tuo lettore attento e qualche volta interlocutore, sempre critico, come tu desideri.