La figura decantata per mezzo delle parole dei poeti, raffigurata attraverso il tratto dei pittori, diviene, oggetto e autrice di se stessa. Dall’arte della rappresentazione all’auto- rappresentazione.
Lo slogan che promuove questo pensiero è "IO SONO MIA".
Titolo del film di Sofia Scandurre datato 1977, con Stefania Sandrelli e Michele Placido, e diffusosi nei movimenti femministi degli anni '70, utilizzato anche e soprattutto nelle manifestazioni di piazza di quella vibrante stagione.
In quanto "MIA" divengo consapevole e padrona del mio corpo, dei miei pensieri ed emozioni, pertanto divengo padrona della mia vita.
Perché la fotografia come strumento di comunicazione e artistico?
Come disse Anna Oberto: “L'arte è buona o cattiva, ma non ha sesso”.
Coinvolge molte più persone rispetto all'arte classica tipo la pittura; ed è sopratutto di facile utilizzo, diretta e attiva. Strettamente legata alla realtà, cioè all'oggetto fotografato.
L'esplorazione dei nessi tra corpo e identità femminile si pone come esperienza centrale da indagare nei suoi risvolti psicologici e sociali, nelle sue ambiguità e contraddizioni.
Suzanne Santoro 1974 (immagine di copertina)
Giustappone l'immagine fotografica del clitoride a particolari di conchiglie, di fiori o di pubi levigati tratti da dipinti e statue antiche. Santoro contrappone all'idealizzazione della vagina tipica del modello di rappresentazione maschile, il realismo e l'aderenza al reale della fotografia.
D'altro canto a tale riappropriazione iconografica della vagina corrisponde sul piano politico e sociale, un vasto processo di riappropriazione del corpo a cui si lega il self-help: l'esplorazione diretta dell'apparato sessuale.
Verita Monsellas "AMORE AMORE" 1974
Si può notare la messa in scena, anche per attirare l'attenzione, in cui l’uomo è visto come ombra-manichino contro la donna bambola oggetto sessuale degli anni ’50.
Il tentativo di sovvertire i canoni sociali, come se ora fosse l'uomo ad essere secondario rispetto a una donna in grado di poter prendere delle decisioni, di avere un ruolo primario e centrale.
Tomaso Binga "Alfabetiere murale" 1976
La semplicità delle lettere che compongono le nostre parole, quindi il nostro modo di interagire, il nostro linguaggio, da cambiare completamente, per essere più liberi di esprimersi.
Marcella Campagnano "Ruoli" 1980
Questo collage è una strategia per verificare la natura mutevole del sé e mettere in crisi le “IMMAGINI CLASSICHE E STANDARDIZZATE” del femminile.
La donna: sposa, madre, amante, lavoratrice, professionista diva viene rivisitata con abiti e pose stereotipate, per giocare se vogliamo con la propria immagine e sperimentarsi con gli innumerevoli ruoli che tutte le donne assumono nel corso della propria vita. Non esiste più una fisicità universale, ma una molteplicità di ruoli, di emozioni, di vissuti, di personalità.
"Io sono mia" e per tanto dispongo di me stessa come credo, vestendo numerosi e diversi ruoli senza che uno neghi l'esistenza di un'altro. Essere madre non vieta di essere una donna in carriera, essere moglie non vieta di essere amante e così via…
Questi solo alcuni di tanti e straordinari lavori che hanno aperto un grande varco nella sperimentazione artistica e nella lotta femminile. Opere in cui la fotografia ha giocato un ruolo fondamentale come strumento esperienziale e divulgativo, un luogo di passaggio tra la certificazione di presenza e l'immaginario che sollecita.
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