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L’OMBRA DEI PERBENISTI E QUELLA DEGLI SBRUFFONI SI RIFLETTE NEL BUIO DELLE DONNE: prima e dopo #Colonia

11 Gen 16

A cura di Valeria Bianchi

  

 
Dalla “notte delle lunghe molestie” di #Colonia in poi, ne ho lette di tutti i colori.

Chi ha gridato all’Uomo Nero.
Chi ha gridato e basta.
Chi se ne è lavato le mani.
Chi ha inneggiato alla presa di posizione degli uomini bianchi per proteggere le “proprie” donne – ma, forse, in questo caso sarebbe meglio dire femmine – dalle mani dei neri.
Chi ha espresso il desiderio di chiudere le porte all’altro, all'invasore.
Chi si è ringalluzzito e ha radunato una squadretta di amici palestrati per andare a “fargliela pagare, a quelli là”.

E così via.

Tra le donne, c’è chi ha scritto sui social network concetti simili a questo da me riassunto: “ma cosa vogliono i bacchettoni che pensano di difenderci, quando poi è proprio l’uomo della porta accanto, anzi, è proprio quello che vive con noi, qui, che compie il femminicidio, lo stupro…”
C’è chi ha dichiarato “io mi difendo da sola”.
C’è chi ha detto devono cambiare loro.
E chi ha detto dobbiamo cambiare noi.
Loro. Noi.   

DELLE DUE OMBRE DEL FALLO
 
Tra gli analisti junghiani dei quali ho apprezzato maggiormente gli scritti annovero Eugene Monick ed Erich Neumann.
Relativamente al principio maschile – quello che abita nella psiche di noi esseri umani, e che si tratti di uomini o di donne esso ci riguarda tutti, il pensiero di Monick si discosta dalla posizione di Erich Neumann.
Quest’ultimo assegna a Dioniso, a Pan, a Ermes, agli dei boschivi, che sono spiriti terrestri, ma anche tenebrosi e lunari – il ruolo di meri satelliti della Grande Dea. Lei, dispensatrice di vita e di morte, non avrebbe necessità che di fuchi, di adepti, di creature a lei e solo a lei votate. Se i figli-giullari della Madre sono succubi, persi nella difficoltà immensa del cercare se stessi, l’Ombra del maschile è relegata nel buio perenne. Un buio pieno di violenza e di odio.  

Alla luce del giorno risplende l’eroe fallico, l’Apollo della situazione, mentre nella notte trama l’incattivito demone separato dal primo. Il Sole e la sua Ombra di nerezza sono in realtà due aspetti dello stesso elemento, integrabili – forse sì, forse no – a seconda della disposizione di ogni individuo alla consapevolezza.

Eugene Monick, analista junghiano della Pennsylvania (morto nel 2007), scrittore di “Phallos – il maschile nel mito, nella storia, nella coscienza d'oggi" edito da Red, Como – molti altri lavori sul tema, amplifica la teoria del primo e considera la teoria del doppio Fallo (l'ipotesi Sole e Ombra del Sole) come una deformazione del pensiero patriarcale e dualista.

A Monick non basta guardare il SOLE e la sua OMBRA.

In questo senso, sotto il sole il femminile finisce per essere costretto nella stessa doppiezza del maschile, senza troppi spazi per far fruttare le molteplici reciproche ombreggiature.

Il Fallo simbolico ctonio, l’elemento maschile basso e violento, infero, deve essere dunque compreso "alla stessa stregua del Fallo solare, cioè contenente elementi di bene e di male."

Quindi, per abbozzare uno schema del PRINCIPIO MASCHILE a partire dall'eredità di Eugene Monick:
 
FALLO SOLARE  
ha elementi utili, buoni, caldi, sa fecondare
+
ha elementi eccessivi, troppo rigidi e brucianti
(Ombra del Fallo solare)

FALLO INFERO
ha elementi generativi e fecondi
+
ha elementi distruttivi e violenti, stupranti
(Ombra del Fallo infero)

 
L'Ombra iperprotettiva e perbenista del fallo solare, alleata della Madre nei suoi aspetti divoranti, ha ingabbiato le donne per secoli in modelli limitanti di rapporto. Ha esteso il proprio potere di padre in padre, di marito in marito, di modello mediatico in modello mediatico.
Nelle stanze borghesi immaginate dal poeta Paul Géraldy in "Toi e moi", la donna è allegra e ride, ma al Fallo solare tutto questo non piace, gli suscita  una certa qual "Inquietudine".
Così il poeta accusa la sposa nella poesia:
 
Fai tintinnare 
l'aereo chiaro tuo riso
in quest'ombra inquieta ove io respiro,
ma non mi piace udirti 
ridere. Ridi troppo forte.
Ridi troppo bene. Tu, quando
spargi tanta chiarezza 
e sanità per la tua casa, certo  
sola basti a te stessa.  
Alla mia sicurezza    
occorre invece che tu sia dolente, 
tenera, triste; occorre ch'io ti senta 
piccina; ho bisogno 
di sapere che sei fragile, tanto 
fragile.   
Allora 
subito t'amo assai di meno; allora 
io subito mi sento anche tranquillo.
 
L'Ombra del Fallo solare è lo stilista che definisce come la donna si debba vestire. E' colui che vuole il corpo di lei velato, infibulato, con il perizoma, con il tacco, di sola pelle. Lui dichiara cosa e come lei debba essere e comportarsi per sedurlo da qui all’eternità.
È lui a dettare le regole della bellezza e lo spazio di libertà della Puella, la fanciulla troppo poco autonoma per definire da sola le proprie leggi.
Dopo i fatti di Colonia, molte persone qui in Italia si sono sentite urtate dalle frasi di alcuni uomini della televisione e della Chiesa, i quali hanno usato espressioni come “le nostre donne” e “in Occidente le donne sono sacre”. Probabilmente, dentro le parole utilizzate per cercare – chissà – di esprimere lo smarrimento di chi le ha pronunciate, queste persone hanno visto proprio questo tipo di Ombra perbenista e paternalistica.
Sicuramente la paura dell'ignoto può aver attivato proprio questo aspetto nel, chiamiamolo così, classico maschio medio occidentale. Tuttavia, nessuno di noi – uomini o donne – a nessun livello è esente da inganni in Ombra.

La soluzione sta nella coscienza delle mille facce che siamo.
La possibilità sta nella dinamica tra le parti.
La possibilità sta nel saper(si) immaginare, piuttosto che nell'agire.

Maestra della "separatio" inconsapevole è questa società occidentale.
Esperta nella doppia morale, nel doppio legame, diabolica.
Diavolo, etimologicamente, significa proprio separare, mettere in mezzo, creare una voragine, una frattura, una divisione…
Non ci si può stancare nel ripetere che dia-ballein non è un nome sufficientemente esaustivo per una energia così potente.

Un bel carico di guai per il principio femminile e per le donne in carne ed ossa, ovviamente, un carico che portiamo sulle spalle ancora oggi – in certi casi alleggerito, a volte aumentato nei secoli.
James Hillman ci parla di un asse maschile, di un Senex – che nel suo estremo rigido è quanto possiamo associare al pensiero patriarcale che ben conosciamo – e di un Puer che si possono incontrare a livello creativo solo attraverso l’Anima, attraverso un femminile che cuce la relazione tra i due. Intendendo questi elementi come fondanti per la psiche maschile e per quella femminile, aggiungo: in "Saggi sul Puer" Hillman scrive: "la rappresentazione alchemica dello sviluppo… non sembra mai discostarsi dall'unità dell'archetipo; lo sviluppo della coscienza non è una via da o contro la materia (la madre) ma è sempre una questione mercuriale che ha a che fare con essa; il puer-et-senex ha bisogno di materia per il suo amalgama, per la sua sostanza, per la sua fisicità…"
L'importante è che sia permesso alla materia di congiungersi all'asse maschile in tutte le sue versioni, perché la via alchemica è "disciplina della fantasia" e la fantasia non può avere e non ha confini.

La natura bestiale ci riguarda tutti, uomini e donne. La corruzione operata dagli aspetti oscuri, la seduzione delle sirene mortifere, ci coglie tutti e prepararsi non significa fuggire, ma guardare per comprendere, senza negare e uccidere le immagini che ci spaventano. Solo in questo modo potremo scoprire anche le ricchezze del mondo sommerso, un mondo in cui la sirena sguazza con grande abilità.

OLTRE LA SCISSIONE

La scissione de è stata operata con precisione da bisturi. Una separazione netta nella psiche degli uomini e anche delle donne. Vergine e puttana, sirena malefica e fata benefica, eccetera. Operazione chirurgica e divisione matematica che, in un certo senso, è stata anche salvifica.
Catalogare la femmina come solo madre buona o moglie sottomessa, infibularla per farla propria, sedurla e regalarle un appartamento, un gioiello, una pelliccia; relegarla in artifici da boudoir, capitolare tra le sue braccia di sirena ed odiarla a morte come nemica, ammirarla e desiderarla Lolita, proteggerla da vergine e disprezzarla, se particolarmente libera di fare come più le aggrada, chiamandola "troia" è servito per lo meno a poterla raccontare in letteratura, a produrre una nutrita filmografia di ruoli femminili stereotipati e spesso stantii.
E' stato utile al maschio, che abbiamo visto diviso in aspetti separati tra luci e ombre – per imparare l'abc del femminile. Utile per poter studiare la biologia del rapporto e capire, scoprire, che, ohibò!, non è mai stato l'astro lunare il responsabile ultimo del concepimento – spiegazione che sembrava analogia scontata col ventre pieno di lei – ma il seme maschile, proprio il tuo, proprio il suo. Dal darsi un ruolo nella propagazione della vita al dominare la situazione il passo fu breve e questo modello leggermente antiquato permane tuttora. Che fare?
E' giunto il tempo di parlare con le immagini dell'inconscio collettivo che si rivolgono a noi senza parole per scoprire i tesori nelle ombre.
Marie-Louise Von Franz riporta in Alchimia (pag.94 e seguenti) la  "Lettera del sole alla luna crescente" che si trova in Senior  (De chemia, X° sec.) Gli astri alchemici si preoccupano  e  temono di venire  feriti  l'uno dall'altro  nella congiunzione.  Se sapranno superare questa fase senza  farsi alcun male,  il Sole darà alla sposa "una nuova virtù di penetrazione". "Se non mi farai del male",  le dice, "ti renderò potente nella battaglia del fuoco, e non sarai più corruttibile come  il  rame,  e  cesserai  di  combattermi  perché  non  avrai  più  sentimenti di ribellione."  Entrambi gli astri  hanno un'Ombra  che potrebbe  ferire  l'altro.  "In un rapporto amoroso perciò ci si accosta sempre all'altro con tremore.Questa situazione è rispecchiata simbolicamente dalla paura di unirsi del Sole e della Luna."
 
Concludo con una citazione da Silvia Di Lorenzo, psicoanalista junghiana:
"Il futuro della donna si presenta estremamente complesso. … È vero che l'evoluzione della donna esclude in ogni modo un suo ritorno a quei ruoli cui veniva obbligata in passato. … Le dinamiche che daranno vita a questo nuovo femminile sono difficilmente categorizzabili. Siamo arrivati a una situazione che potremmo definire … una svolta. Lo stato avanzatissimo dell'inquinamento, il rischio di una guerra, lo stato di malessere della natura… Un femminile che è mancato per troppo tempo. È un meccanismo che attiva un recupero del femminile, di un femminile di cui non si può fare a meno."
Silvia di Lorenzo affermava questi concetti negli anni '90 (note da "L'eredità di Jung"/Riza scienze-febbraio 1990) – sono passati venti anni e siamo ancora qui, e siamo qui a cercare strade, vie, materiali per cuocere noi stesse dentro l'alambicco, per stare al mondo con il senso dell'essere individuale e del femminile come principio necessario perché il collettivo si rigeneri, e del femminile-con-il-maschile per avviare le relazioni vitali affinché il mondo che amiamo sia vivo, ricco, in movimento dinamico.

In copertina: Ph. giocosa con Germaine Greer.
Un consiglio bibliografico: "Il rito dello stupro – il sacrificio delle donne nella violenza sessuale" di B. A. Te Paske, ormai introvabile in Red Edizioni ma recuperabile on line.

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3 Commenti

  1. manlio.converti

    Molto interessante, tranne
    Molto interessante, tranne l’Apollo che è sempre stato ben poco virile, ma basta leggere Adone o Zeus e vi ritorna tutto.
    Ovviamente si tratta di metafore che usano la cultura per spiegare ciò che non si può esprimere direttamente, anche se perfino alcuni psicanalisti finiscono per credere alla realtà dei miti da loro evocati.

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    • bianchivaleria

      Eh, caro Mario, sai com’è…
      Eh, caro Mario, sai com’è… noi “omofobi” non vediamo quel che tu ci insegni.

      … 😀 scherzo, deponiamo gli artigli dai.

      Sì, concordo. Forse mi sono espressa male, non annovero di certo Apollo tra i maschili virilissimi ma è certamente un’immagine di maschile liscio, solare, l’aspetto opposto al dionisiaco maschio ctonio. Et voilà. Adone però, da figlio della madre, è proprio uno dei fanciulli di sangue, il figlio-sacrificale, tuttosommato.
      Comunque va bin parei.

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    • simonetta.putti

      Interessante l’articolo per i
      Interessante l’articolo per i tanti spunti che spaziano dall’attualità della cronaca alla profondità psichica… così anche l’accenno di Manlio sull’utilizzo del ‘mito’. Personalmente sono favorevole ad un linguaggio che cerchi volta per volta la metafora giusta per il paziente che abbiamo davanti. Tra noi – colleghi – mi piacerebbe anche un dialogo che fosse meno metaforico..o simbolico, a volte.
      Nel merito di quanto Valeria scrive, mi soffermo su questi punti:

      ‘La soluzione sta nella coscienza delle mille facce che siamo.
      La possibilità sta nella dinamica tra le parti.
      La possibilità sta nel saper(si) immaginare, piuttosto che nell’agire.’

      Certamente la ‘soluzione’ che noi possiamo ipotizzare attiene alla individualità del singolo, e possiamo soltanto augurarci che la sommatoria di tanti soggetti ‘individuati’ porti poi ad un cambiamento del collettivo.
      Per amplificare nel presente questa tesi, rimando anche al pensiero di Fabrizio, Petri, ben espresso in Dharma Aperto (Moretti & Vitali, 2014). Soggettivamente, da gran tempo penso e scrivo che “nell’adolescente e nel giovane uomo, oggi, si manifesta con una rilevanza non irrisoria la tendenza alla violenza, ed anche nella popolazione femminile il fenomeno è in crescita (Merzagora Betsos, 2009). Talvolta la violenza assume forme radicalmente prive di senso: come semplice esempio, il fenomeno (a volte replicato per effetto imitativo) del lancio dei sassi dal cavalcavia su sottostanti passanti e automobilisti; altre volte diviene tendenza allo stupro, o comunque ricerca di sensazioni, sessuali e non, estreme (Cantelmi, Barchiesi, 2007).” e ” In tali comportamenti possono essere rintracciati, vari elementi: la ricerca di un illusorio senso di potere (almeno distruttivo) in una esistenza percepita come alienata ed im-potente, la compensazione di una bassa autostima e di sentimenti di inadeguatezza; la rabbia nei confronti dell’ altro sesso percepito come sopraffattore, l’espressione (negli uomini) di una iper-virilità compensativa intesa come potere e dominio sulla donna.” Pur nella variabilità dei fattori in gioco i fenomeni accennati – mostrando stili relazionali connotati da discontinuità / paura / rabbia – parlano in toni estremizzati di un dialogo assente tra componenti maschili e femminili nell’ambito intrapsichico e interpersonale. “Occorre allora – recuperando i fili del discorso – consentire il costituirsi di una distanza adeguata e ripristinare e / o costruire una possibilità di dialogo.
      Fattori ovviamente strettamente correlati.
      Distanza adeguata e dialogo intesi come dipanantisi sia in dimensione intrapsichica sia interpersonale.
      Il passaggio che può consentire l’accesso a tale possibilità può essere costituita dalla esperienza psicoterapeutica. In modo che l’esperienza vissuta in tale sede possa costituire un modello di distanza adeguata, di dialogo attuabile e quindi di relazione possibile ed esportabile nel Mondo. (Putti, S., Chirone, Alpes Italia, Roma, 2009). La fretta mi induce al copia incolla… chiedo venia per la poca scorrevolezza di queste mie note…!

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