Susan è una donna fortemente combattuta tra velleità di autonomia creativa e clichè che le derivano da genitori borghesi e bigotti. Vive una vita lussuosa, in una casa magnifica, ma cupa, e soffre di insonnia persistente. Inizia a leggere il manoscritto e si immerge in quello che di fatto diventa il secondo film all’interno del primo che racconta la sua realtà attuale. Il secondo film, quello del manoscritto, racconta una storia i cui protagonisti sono il suo ex-, lei stessa ed una figlia immaginaria. Questa storia, che prende il sopravvento sulla prima, è piena di violenza, brutalizzazioni e morte. Lei è sconvolta ma attratta dall’opera e cerca di ricontattare il suo ex-, perché pentita dalle proprie scelte e desiderosa di riprendere il contatto.
Non so cosa i giurati della Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno abbiano visto in questo film, che direi non eccelle in alcuna parte, se non nella bravura degli interpreti. Fatto sta che al film è stato dedicato molto spazio e gli è stato assegnato il Gran Premio della Giuria.
Io ho atteso invano un guizzo risolutivo nel racconto, qualcosa che lo riscattasse dalla banalità. In realtà mi sono dovuto arrendere all’idea che la storia è “solo” una raccolta coerente di sentimenti negativi, che posso così elencare: rabbia, vergogna, cinismo, paura, esibizionismo, impotenza, violenza, umiliazione, brutalità, vendetta, tradimento di sé e degli altri, disgusto collegato al degrado corporeo. Ma in primo piano ci sono i sensi di colpa e soprattutto la vendetta (c’è anche un quadro dove è dipinta a grandi lettere la parola REVENGE), in particolare ma non solo quella dell’ex-marito nei confronti di Susan. Il tutto poi si svolge in gran parte di notte, e la notte è a tutti gli effetti una protagonista del film stesso, perché permea di inquietudini i comportamenti e le sofferenze dei personaggi.
Forse questa visione notturna senza filtri delle miserie umane è, da un punto di vista psicopatologico, la cosa più interessante del film. La notte non ha filtri, tutto giunge immediato direttamente alla coscienza, ed è nel nostro essere Animali Notturni che facciamo i conti con noi stessi.
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