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Noi siamo un paese senza memoria.

25 Set 22

A cura di FRANCESCO BOLLORINO

Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.
Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975
 

Credo che queste profetiche parole di Pier Paolo Pasolini sintesi della mutazione antropologica che il più grande poeta italiano del 900 ha sottolineato come tratto fondante del postmoderno italiano ma a me viene da dire del postmoderno tout court, risuonino forti e chiare dopo le elezioni che hanno spaccato il paese e rischiano di gettarlo in un futuro difficile da decifrare.



 
Ovviamente i fautori di una o dell'altra delle coalizioni scese in campo faranno proprie queste parole a scapito dell’avversario non capendo TEMO che invece rappresentano un popolo in cui tali fautori contrapposti stanno dentro a pieno titolo ahi noi…
 
L’attitudine passivo-televisiva permea il nostro vivere e non è un caso che pure i mitici Social Network ne rappresentino una reificazione nella misura in cui drammaticamente tendono a costruire comunità immaginarie e non comunità immaginate ovvero costruite davvero su un comune sentire. Il virtuale in questo senso è specchio fedele del cosiddetto reale di cui fa parte senza soluzione di continuità.
 
In questo contesto nuovi e vecchi populismi hanno buon gioco a farsi valere in una società senza memoria in cui solo la radicalizzazione dei conflitti e del confronto delle idee ha spazio poiché diventa più facilmente comunicabile protetta dal contraddittorio maturo che è il sale di un cambiamento vero.
 
Temo che siano solo “parole” concetti come PARTECIPAZIONE, DEMOCRAZIA DAL BASSO, UNO VALE UNO, ROTTAMAZIONE, GIOVANI etc etc

Temo anche che la politica tutta non abbia colto la portata epocale della vaporizzazione dei Corpi Intermedi dello Stato come veicoli di consenso: non ci sono più partiti di massa, non ci sono più rappresentanze reali di Confindustria, Confcommercio Sindacati che si parlano tra loro in un processo di autoreferenzialità che poi si scontra con la realtà di uan opinione pubblica che non si riconosce in nessuna di queste istituzioni come riferimento.

Siamo una nazione che non smette di volere un “palazzo” per poi spernacchiarlo non sapendo in realtà cosa proporre come vera alternativa presi come siamo a digitare stronzate sul cellulare e a scambiarci improbabili frammenti di realtà, in una logica dove vero e falso si equivalgono in un simulacro di società dove post-modernamente va bene tutto e il suo contrario

Molta strada c’è da fare per costruire un paese davvero diverso…

 
 

 
 

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