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La scuola Bleger emergente di un cambiamento

1 Feb 17

A cura di Leonardo Montecchi

Nel clima degli anni 70 cominciai a fare un tirocinio 

presso un servizio che stava nascendo allora in Italia. Era il servizio per i tossicodipendenti.Prima della legge del 1975 i tossicodipendenti finivano in carcere o in manicomio.Stava nascendo un nuovo modo per affrontare questo problematica in parallelo con la distruzione del sistema manicomiale e delle scuole speciali per handicappati.
Io ero un militante del collettivo di medicina, noi combattevamo per rivoluzionare la formazione dei medici.La nostra linea prevedeva un rapporto stretto fra pratica e teoria. Pensavamo che il medico nuovo dovesse formarsi nel territorio, nei nuovi servizi che stavano nascendo e che il sapere universitario dovesse relazionarsi a queste novità che non erano contenute nei libri. Pensavamo ad una nuova medicina del territorio basata sulla prevenzione.
In questo eravamo fortemente influenzati dalle esperienze di Franco Basaglia e di tutto il movimento di Psichiatria Democratica ma più in generale dalla battaglia antiautoritaria che era partita dal movimento del 1968 ed aveva portato ad una critica diretta della neutralità della scienza e più in generale della trasmissione di un sapere che era nella sua essenza uno strumento di controllo sociale e di riproposizione di ruoli gerarchici e non una forma di liberazione e cambiamento per l'essere umano.
Come collettivo di medicina ci eravamo battuti per fare nascere delle esperienze formative nei servizi territoriali, che stavano sorgendo e che erano gli embrioni del nuovo servizio,teorizzato da Giulio Maccaccaro,basato su unità sanitarie locali, che era in gestazione.
Entrai nel servizio con una borsa di studio regionale conquistata dal movimento ed accettata dall'università come strumento formativo.
In una infuocata assemblea del febbraio 1977 conobbi Armando Bauleo, in quei tempi, all'università di Bologna nel movimento circolavano le idee di  Deleuze e Guattari dell'antiedipo ma anche la pratica dei gruppi era molto sviluppata ormai da più di un decennio. Bauleo era intervenuto nei primi anni 70 nella formazione della scuola di specialità di Psichiatria che si era finalmente separata dalla neurologia.
Nella mia presenza a Rimini cercai di coinvolgere operatori ed utenti nella gestione del servizio che stava nascendo. Tutti puntammo su di una assemblea che comincio' a riunirsi senza una frequenza precisa. 
Da quel nucleo composito si sviluppo' un movimento  che  fece emergere il problema della tossicodipendenza da eroina alla consapevolezza della città. Infatti, in quel tempo, la comunità riminese era dominata da uno stereotipo denominato "l'isola felice" secondo questo stereotipo nella città ci sarebbe stato lavoro per tutti perché il turismo era in continua espansione, dunque i problemi sociali erano limitati e soprattutto se ci fossero stati bisognava nasconderli per non spaventare i turisti.
Mi sono battuto contro questo stereotipo anche come dirigente del Partito Comunista Italiano,membro del comitato federale di Rimini e per un periodo responsabile del settore sanità del partito.
La rottura dello stereotipo avvenne attraverso una progressiva mobilitazione che culminò in una manifestazione di circa 5.000 persone che si battevano per interventi di recupero per i tossicodipendenti, rifiutavano il carcere e chiedevano la sconfitta del mercato dell'eroina a partire dai finanziatori e dai trafficanti. Erano gli anni in cui il traffico dell'eroina era stato usato in funzione anti movimenti dai servizi segreti della NATO in una operazione chiamata "blue moon".
Una manifestazione di quel genere non si era mai vista. Il risultato fu la nascita di una cooperativa che fu chiamata centofiori dalla massima maoista " che cento fiori fioriscano che cento scuole gareggino"
La cooperativa si intreccio' con il servizio per fornire lavoro con diverse attività ,poi si dedicò anche alla costruzione e alla gestione di una comunità terapeutica, di un centro diurno e di appartamenti di reinserimento.
L'onda del movimento si trasformò in una serie di richieste di intervento che provenivano dalle scuole,dai quartieri, dalle parrocchie, dalle sezioni di partito. Tutti volevano fare qualcosa per combattere la diffusione dell'eroina.
Intanto venivo eletto consigliere comunale di Rimini nelle liste del Partito Comunista
In quegli anni avevamo iniziato una supervisione con Armado Bauleo. Alcuni di noi erano anche in formazione prima con lui e poi con l'Istituto di psicologia Sociale analitica di Venezia.Con Massimo Ferrari e Sergio Semprini Cesari, cominciammo a rispondere alle richieste di intervento interpretandole come domande di formazione. Così abbiamo diffuso  il metodo operativo nella formazione di gruppi di volontari in tutta la provincia di Rimini.
Parallelamente  stavamo applicando la tecnica operativa anche per la clinica. Nascono gruppi terapeutici nel territorio, nella comunità nel centro diurno e nel rientro. L'esperienza si accumula, così come le interconnessioni e le articolazioni di un "modello" di intervento che comprende prevenzione cura e riabilitazione e coinvolge gli ambiti individuali gruppali istituzionali e comunitari.
Nel maggio del 1988 organizziamo il congresso che aveva come titolo :Cambiare.
Erano invitati Armando Bauleo, Gregorio Baremblitt, Ernesto Venturini,Gianni de Plato, Robert Castel, Franco Rotelli,Marta De Brasi ed altri fra cui Felix Guattari che però non venne.
C'è' stata una numerosissima e qualificata partecipazione.
Il convegno fu importante anche perché si uso' il modello pedagogico della concezione operativa, cioè tavole rotonde seguite da numerosi gruppi operativi coordinati. Tutto conflui' in una assemblea generale.
Nel convegno si rese  evidente la necessità della formazione nel campo della prevenzione. 
A 20 anni dal movimento del 1968 prendemmo  atto che i tentativi di cambiare le istituzioni formative in funzione della riforma sanitaria erano falliti. Anche l'esperienza di Basaglia non aveva costruito una scuola e la specialità di psichiatria di Bologna, che aveva destato un interesse per la struttura innovativa che aveva provato ad introdurre i gruppi e la psicanalisi nella formazione degli psichiatri si avviava ad una mutazione irreversibile.
Questo è stato il retroterra che ha stimolato la nascita della scuola di prevenzione. Da una discussione con Bauleo, Ferrari,Semprini Cesari ed io abbiamo deciso di fondare una associazione senza scopo di lucro che avesse come scopo la diffusione della psicologia degli ambiti tramite un corso di studi. Bauleo ci suggerì di dedicarla a Jose' Bleger sia perché Bleger si era occupato di psicoigene sia perché il retroterra metodologico su cui avevamo lavorato e lavoriamo da sempre e' uno sviluppo peculiare di un materialismo dialettico antidogmatico.Stavamo sviluppando una gramsciana filosofia della prassi che in seguito abbiamo cercato di arricchire con il pragraticismo di Peirce.
Il corso biennale venne presentato a Rimini durante una conferenza pubblica con Armado Bauleo Manuel (Manolo )Calvino e Il direttore della facoltà di Psicologia dell'Habana e cominciò' a formare operatori del campo della salute mentale nei primi anni novanta.
Nell'anno 2006 nasce il centro studi e ricerche Jose Bleger che ora gestisce la scuola che intanto è' diventata quadriennale.
Attualmente la scuola e' così organizzata:  
Docenti interni:
 Laura Buongiorno, coordinatrice didattica 
Laura Grossi, Fabiola Gomez, Annalisa Valeri,
Gabriella Maggioli.
Docenti esterni:
Margarita Baz,Massimo De Berardinis, Loredana Boscolo,Marta De Brasi,Horacio Foladori,Massimo Mari,Osvaldo Saidon,Federico Suarez,Thomas Von Salis.
Leonardo Montecchi direttore.
 

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2 Commenti

  1. moreno.mattioli1896

    Gent.le Leonardo Montecchi,
    Gent.le Leonardo Montecchi, ero interessato a capire se oltre alla scuola di psicoterapia, si fosse anche costituita un associazione di Psicoanalisti che fanno riferimento alla storia e alla tradizione che ci ha descritto.

    Un saluto
    Moreno Mattioli

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  2. info_11

    Lavoro come consulente ad
    Lavoro come consulente ad orientamento psicoanalitico, e quindi tratto con una prudenza che io chiamo “economica” o del “vantaggio” secondo Freud, termini e temi come “modello pedagogico”, “concezione operativa”, “gruppi coordinati”. L’inconscio stesso, infatti, “materia prima” indispensabile e sensibilissima del pensiero individuale, teme specificamente – e se ne difende come puo’ – l’ambiguita’ della contraddizione su cui la coscienza invece rischia di poggiare quando si affida a giustificazioni sociali condivisibili si’, ma non provate individualmente. Ringrazio Leonardo Montecchi per la condivisione della sua iniziativa imprenditoriale in un settore cosi’ rischioso.

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