Le ferite dell’anima non smettono mai di sanguinare, ma non per questo possiamo smettere di ricucire.
La conoscenza medica e il sapere psicologico sono due campi diversi e ognuno deve occuparsi della sua parte, senza sconfinare. Sono settori distinti, ma complementari. Ormai molti programmi di cura di malattie organiche prevedono l’aiuto di consulenze e assistenze psicologiche. Ma vorrei sottolineare una differenza fondamentale nella posizione di colui che cura: il corpo ha bisogno del medico che sa, della malattia, il soggetto ha bisogno dello psicoanalista che non sa, dell’essere del soggetto.
Il soggetto somiglia più all’idea che abbiamo dell’anima che all’oggetto degli esperimenti scientifici, anche psicologici, è piuttosto lo scarto della scienza, quello che tecnicamente si chiama errore soggettivo, solo che non è affatto un errore da correggere, ma uno spazio da difendere, se necessario, da elaborare.
C’è un evento, una malattia, per esempio, e tante cose accomunano le persone che vivono quella stessa malattia, molto può essere previsto, ma non tutto, non quella x, quello che di unico, particolare, c’è in ogni individuo. Lo stile. Quello che riguarda lui e solo lui. O lei e solo lei. La sua storia, i suoi ideali, i suoi motivi per vivere, il suo modo in cui vive quell’evento dipende anche da come il soggetto vive il suo corpo.
Molto è stato fatto per ridurre le sofferenze psicologiche delle donne che devono operarsi al seno. Le ricostruzioni evitano alcuni dolori aggiuntivi e ne alleviano altri, più profondi. Il seno è uno dei segni di femminilità. Una donna è donna sempre, e questo è al di là dell’essere madre. Diventare madre non risolve la questione della femminilità. L’essere madre aiuta la riuscita sociale di una donna come persona, accresce il suo valore oltre che il suo carico di lavoro e di responsabilità. A volte può perfino contrastare l’essere donna. Essere donna è anche accettare di essere la donna di un uomo, anche nella relazione sessuale. Essere donna è incarnare il mistero della sessualità femminile. E’ quindi una scelta, ma anche un’invenzione soggettiva.
Tuttavia esiste un piano, che è detto immaginario, che funziona negli esseri umani in modo simile che negli animali. Operarsi al seno non è come operarsi a un altro organo, perché va a toccare un segno visibile dell’essere come sessuato. Questo è universale, questo tocca ogni donna.
Freud alla fine della sua vita riconosceva di non essere riuscito a dare la risposta a una domanda: che vuole una donna? Lacan, fondamentale psicoanalista francese, cerca la risposta e sostiene che essere donna, cioè essere sessuato femminile non ha un universale, come invece ce l’ha l’essere maschile.
Nel sapere dell’inconscio, c’è almeno un buco e riguarda la sessualità, e in essa, la femminilità. Per cui ogni donna ha svolto almeno un compito creativo: inventarsi il suo modo per diventare una donna. C’è qualcosa nella posizione femminile nel rapporto sessuale che è senza limiti e senza parole.
Il lato maschile della sessualità è contabilizzabile, come con la carriera, i successi, le ricchezze, il potere etc. Questi piaceri sono tutti dal lato maschile, fallico. Naturalmente le donne hanno accesso a tutto questo, sempre di più, almeno in alcune parti del mondo, possono soddisfarsi nel muovere i fili, godere di un premio, di una nomina, di un’automobile nuova. Ma se sono donne, soggettivamente, non solo organicamente, devono anche trovare il modo di soddisfarsi in quanto donne, gestire la vicinanza con il senza limiti e acconsentire al desiderio di un uomo.
Quando si affronta un trauma come un problema al seno, che può centrifugare la propria scelta sessuale, la propria incarnazione dell’enigma femminile, la sofferenza provata sarà in parte comune a tutte le donne, ma poi in ognuna si intreccerà in modo diverso con la propria storia, con il modo in cui è stata voluta e fatta nascere, col romanzo familiare che l’ha preceduta, con il legame che unisce il padre alla madre… E poi con la sua parte, quello che ogni soggetto ha scelto di essere, delle carte incontrate, quali ha scelto e quali invece ha avversato? Le proprie identificazioni, il proprio modo di esistere e soddisfarsi…
La donna deve articolare comunque la sua parte maschile, che la farà lavorare, lottare, ricercare, desiderare; è una parte che quasi ogni donna possiede, anche se a differenti livelli. Poi deve concertare tutto questo con l’essere la donna di un uomo, che si realizza secondo la logica della mancanza, del vuoto e del mistero.
E’ l’amore naturalmente a permettere il miracolo, è l’amore a mitigare le sofferenze, a creare un ponte tra uomo e donna, a far sì che un essere mancante sia accolto, proprio nella sua mancanza, da un altro essere, anche lui mancante. Ed ecco perché è necessario che lo psicoanalista , al contrario del medico, sappia non sapere. Perché sebbene sappia qualcosa, è del suo desiderio e delle sue soluzioni. E se ascolta una donna che soffre per una malattia o un trauma, può sapere di cosa si tratta, potrebbe anche avere attraversato la stessa esperienza, ma non saprà mai di come quel particolare evento traumatico si è intrecciato con quello specifico soggetto, con il suo precedente rapporto col mondo, col destino delle sue aspirazioni amorose e con la sua particolare invenzione su come essere una donna.
E se anche lo psicoanalista intuisce e conosce qualcosa, nella cura dovrà per lo più tacerlo, per permettere a quella specifica persona di srotolare i suoi dispiaceri, collegarli con la sua precedente esperienza e trovare autonomamente un modo di sopportare l’insopportabile e di inventarsi un motivo per continuare a vivere, continuare a lottare per conservare il lusso e il gusto di diventare e restare umano, e anche donna.
Nessuna soluzione è universale, nessuna modalità va bene per tutti, tantomeno per tutte le donne. Non ci sono nemmeno bisogni universali, percorsi standardizzati, una felicità contabilizzabile. La normalità non può essere altro che un concetto statistico, ma il soggetto, l’umano non è riducibile a una media matematica, il desiderio sfugge e quello che si prova non è dicibile tutto a parole. Eppure, ci sono sofferenze inutili, psichiche, che si aggiungono a quelle inalienabili di un evento traumatico sul corpo, che, straordinariamente, attraverso la parola, possono essere dissolte.
La conoscenza medica e il sapere psicologico sono due campi diversi e ognuno deve occuparsi della sua parte, senza sconfinare. Sono settori distinti, ma complementari. Ormai molti programmi di cura di malattie organiche prevedono l’aiuto di consulenze e assistenze psicologiche. Ma vorrei sottolineare una differenza fondamentale nella posizione di colui che cura: il corpo ha bisogno del medico che sa, della malattia, il soggetto ha bisogno dello psicoanalista che non sa, dell’essere del soggetto.
Il soggetto somiglia più all’idea che abbiamo dell’anima che all’oggetto degli esperimenti scientifici, anche psicologici, è piuttosto lo scarto della scienza, quello che tecnicamente si chiama errore soggettivo, solo che non è affatto un errore da correggere, ma uno spazio da difendere, se necessario, da elaborare.
C’è un evento, una malattia, per esempio, e tante cose accomunano le persone che vivono quella stessa malattia, molto può essere previsto, ma non tutto, non quella x, quello che di unico, particolare, c’è in ogni individuo. Lo stile. Quello che riguarda lui e solo lui. O lei e solo lei. La sua storia, i suoi ideali, i suoi motivi per vivere, il suo modo in cui vive quell’evento dipende anche da come il soggetto vive il suo corpo.
Molto è stato fatto per ridurre le sofferenze psicologiche delle donne che devono operarsi al seno. Le ricostruzioni evitano alcuni dolori aggiuntivi e ne alleviano altri, più profondi. Il seno è uno dei segni di femminilità. Una donna è donna sempre, e questo è al di là dell’essere madre. Diventare madre non risolve la questione della femminilità. L’essere madre aiuta la riuscita sociale di una donna come persona, accresce il suo valore oltre che il suo carico di lavoro e di responsabilità. A volte può perfino contrastare l’essere donna. Essere donna è anche accettare di essere la donna di un uomo, anche nella relazione sessuale. Essere donna è incarnare il mistero della sessualità femminile. E’ quindi una scelta, ma anche un’invenzione soggettiva.
Tuttavia esiste un piano, che è detto immaginario, che funziona negli esseri umani in modo simile che negli animali. Operarsi al seno non è come operarsi a un altro organo, perché va a toccare un segno visibile dell’essere come sessuato. Questo è universale, questo tocca ogni donna.
Freud alla fine della sua vita riconosceva di non essere riuscito a dare la risposta a una domanda: che vuole una donna? Lacan, fondamentale psicoanalista francese, cerca la risposta e sostiene che essere donna, cioè essere sessuato femminile non ha un universale, come invece ce l’ha l’essere maschile.
Nel sapere dell’inconscio, c’è almeno un buco e riguarda la sessualità, e in essa, la femminilità. Per cui ogni donna ha svolto almeno un compito creativo: inventarsi il suo modo per diventare una donna. C’è qualcosa nella posizione femminile nel rapporto sessuale che è senza limiti e senza parole.
Il lato maschile della sessualità è contabilizzabile, come con la carriera, i successi, le ricchezze, il potere etc. Questi piaceri sono tutti dal lato maschile, fallico. Naturalmente le donne hanno accesso a tutto questo, sempre di più, almeno in alcune parti del mondo, possono soddisfarsi nel muovere i fili, godere di un premio, di una nomina, di un’automobile nuova. Ma se sono donne, soggettivamente, non solo organicamente, devono anche trovare il modo di soddisfarsi in quanto donne, gestire la vicinanza con il senza limiti e acconsentire al desiderio di un uomo.
Quando si affronta un trauma come un problema al seno, che può centrifugare la propria scelta sessuale, la propria incarnazione dell’enigma femminile, la sofferenza provata sarà in parte comune a tutte le donne, ma poi in ognuna si intreccerà in modo diverso con la propria storia, con il modo in cui è stata voluta e fatta nascere, col romanzo familiare che l’ha preceduta, con il legame che unisce il padre alla madre… E poi con la sua parte, quello che ogni soggetto ha scelto di essere, delle carte incontrate, quali ha scelto e quali invece ha avversato? Le proprie identificazioni, il proprio modo di esistere e soddisfarsi…
La donna deve articolare comunque la sua parte maschile, che la farà lavorare, lottare, ricercare, desiderare; è una parte che quasi ogni donna possiede, anche se a differenti livelli. Poi deve concertare tutto questo con l’essere la donna di un uomo, che si realizza secondo la logica della mancanza, del vuoto e del mistero.
E’ l’amore naturalmente a permettere il miracolo, è l’amore a mitigare le sofferenze, a creare un ponte tra uomo e donna, a far sì che un essere mancante sia accolto, proprio nella sua mancanza, da un altro essere, anche lui mancante. Ed ecco perché è necessario che lo psicoanalista , al contrario del medico, sappia non sapere. Perché sebbene sappia qualcosa, è del suo desiderio e delle sue soluzioni. E se ascolta una donna che soffre per una malattia o un trauma, può sapere di cosa si tratta, potrebbe anche avere attraversato la stessa esperienza, ma non saprà mai di come quel particolare evento traumatico si è intrecciato con quello specifico soggetto, con il suo precedente rapporto col mondo, col destino delle sue aspirazioni amorose e con la sua particolare invenzione su come essere una donna.
E se anche lo psicoanalista intuisce e conosce qualcosa, nella cura dovrà per lo più tacerlo, per permettere a quella specifica persona di srotolare i suoi dispiaceri, collegarli con la sua precedente esperienza e trovare autonomamente un modo di sopportare l’insopportabile e di inventarsi un motivo per continuare a vivere, continuare a lottare per conservare il lusso e il gusto di diventare e restare umano, e anche donna.
Nessuna soluzione è universale, nessuna modalità va bene per tutti, tantomeno per tutte le donne. Non ci sono nemmeno bisogni universali, percorsi standardizzati, una felicità contabilizzabile. La normalità non può essere altro che un concetto statistico, ma il soggetto, l’umano non è riducibile a una media matematica, il desiderio sfugge e quello che si prova non è dicibile tutto a parole. Eppure, ci sono sofferenze inutili, psichiche, che si aggiungono a quelle inalienabili di un evento traumatico sul corpo, che, straordinariamente, attraverso la parola, possono essere dissolte.
Per il Convegno medico-scientifico Prevenzione donne: un obiettivo solo scientifico o un progetto di vita? 08.05.2015 Ascoli Piceno, con G. Veronesi, organizzata dall'Associazione AscolTiamo.
Opera: Collasso spazio-tempo, di Giulio Paci
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