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Bolzaneto, Genova, 2001: siamo tutti responsabili. Anche se ci crediamo assolti.

7 Apr 17

A cura di Emilio Robotti

Parliamoci chiaro su Bolzaneto (G8 2001 Genova). Diciamocelo. Comprendo chi, dopo 16 anni e quello che ha vissuto – e si porterà sempre dietro – nel 2001 a Genova, accetta oggi un risarcimento di 45.000 euro per chiudere la vicenda processuale. Detto questo, 45mila euro riconosciuti dallo Stato a ciascuna vittima reclusa e torturata a Bolzaneto, sono nulla rispetto a quanto accaduto: un'elemosina, anche valutandola secondo i criteri processuali e gli esiti delle cause civili per i fatti del G8 di Genova. Posso dirlo con cognizione di causa, avendo patrocinato negli anni successivi nei giudizi penali e civili le persone offese dai reati commessi dalle Forze dell’Ordine (absit iniuria verbis) nel luglio del 2001 a Genova. Posso dirlo non solo come avvocato e giurista, ma come cittadino: perché come centinaia di migliaia, c’ero anche io, in quei giorni del 2001, a Genova, alla Diaz, alla Pascoli, nelle strade.
Ma di più: quei 45mila euro sono uno schiaffo alle vittime, alla collettività ed alla Comunità internazionale e non solo per la somma in sè. Quei 45mila euro sono una vergogna perché ancora oggi lo Stato italiano non ha introdotto nel proprio ordinamento il reato di tortura, nonostante abbia firmato e ratificato con Legge la Convenzione contro la tortura e gli altri trattamenti inumani e degradanti del 1984. Sono una vergogna perché il parlamento è composto per la maggioranza, da anni e ancora oggi, di rappresentanti eletti dal popolo che non hanno mai avuto e non hanno la voglia, il coraggio, la forza, per introdurlo. Sono una vergogna perché tutti i governi che si sono succeduti, compreso l’attuale, non hanno la voglia, il coraggio, la forza, per introdurlo: hanno riformato e riformano qualsiasi cosa a colpi di decreti Legge e di fiducia, da ultimo i decreti Minniti – Orlando, ma questi poteri si sono guardati e si guardano bene dall’utilizzarli per introdurre il reato di tortura e adempiere all’obbligo che discende dalla Convenzione e dalla Legge di ratifica dello Stato italiano. Sono una vergogna perché ancora oggi, il Capo della Polizia al tempo dei fatti, lungi dall’aver avuto qualsiasi conseguenza anche solo dal punto di vista politico, continua a vedersi garantiti lavoro prestigioso e pensione d’oro per una carriera in polizia che ha visto, sotto il suo più alto comando, quella che l’Europa ed il mondo hanno definito la più grande sospensione dei diritti civili e politici del dopoguerra. E di tutto ciò, alla fine, che lo vogliamo o no, siamo quindi corresponsabili tutti noi con loro, anche se ci vogliamo credere assolti. Diciamocelo.

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