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Dipendenze patologiche e capacità introspettive: il ruolo della cultura umanistica

11 Gen 18

A cura di Sabino Nanni

L’attuale patologia emergente è la dipendenza patologica: l’individuo, privo di contatti con la propria vita interiore, incapace di governarne le tensioni è costretto, per sedare il proprio eccitamento emotivo, o per stimolarsi, ad appoggiarsi in modo esclusivo ad un fattore esterno (una sostanza, un’attività compulsiva, un rapporto interpersonale) di cui diviene schiavo. 
Prendiamo, ad esempio, il tossicodipendente.
Il suo mondo interno è un caos dove regna una tensione senza nome, che può essere governata solo con mezzi chimici.
Tuttavia la vita interiore di tutti noi non sarebbe molto diversa se non avessimo acquisito quel patrimonio (di fiabe, miti e leggende, vicende narrate, versi poetici, frasi musicali, immagini pittoriche, ecc.) che la persona di medio livello culturale possiede.
E’ grazie a tale patrimonio (oltre che all’apporto affettivo di chi ci ha aiutato ad acquisirlo) che il nostro mondo interno prende forma: possiamo rappresentarcelo, entrare in contatto con esso, sottoporlo ai processi di pensiero.
Lo stato generale della cultura ha perso molto terreno in questi ultimi decenni, soprattutto tra i giovani: i miei pazienti di 30 – 40 anni fa erano più facilmente curabili perché esistevano punti di riferimento condivisi per mezzo dei quali ci si poteva intendere più facilmente.

Se il paziente, nelle sue associazioni d’idee spontanee, menzionava qualcosa che aveva a che vedere con Oreste, o Medea, o Pier delle Vigne, o Riccardo III, ecc., egli alludeva con immediatezza a tutta una costellazione emotiva che i Poeti avevano già contribuito a chiarire.
Oggi tali personaggi sono sempre più sconosciuti ed il paziente è sempre più privo di mezzi per esprimersi e capirsi. Il risultato è spesso quella “tossicodipendenza sotto controllo medico” che caratterizza molte terapie esclusivamente psicofarmacologiche, o le terapie "educative" che prescindono dalle capacità introspettive del paziente.
Ovvia conclusione: una seria prevenzione primaria della patologia da addiction, deve passare attraverso una critica severa della scuola, e della crescente superficialità riguardo alla vita interiore e alla cultura umanistica che ci consente d'entrare in contatto con essa e di esprimerla.

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