Un governo che sposi una line ‘no slot’ intransigente ha qualche possibilità di riuscire nel suo intento, quello cioè di salvaguardare l’incolumità psico -f isica dei cittadini? La risposta è si. Il legislatore ha il dovere di limitare il più possibile la pubblicità di quei luoghi che promettono facili ricchezze al prezzo di alcune banconote, oscurando agli occhi di una generazione precaria il facile accesso a strumenti distruttivi, forieri di impoverimento economico e degradamento morale. In tal senso una legge che metta al bando la pubblicità dell’azzardo può incidere efficacemente sulla salvaguardia del legame sociale.
Per contro lo Stato non può porre alcun freno a condotte individuali che non sono rifugi per vite sberciate o disperate, bensì’ scelte esistenziali lucide e consapevoli, quali quelle dei giocatori incalliti, che fanno dell’azzardo la passione alla quale votarsi integralmente. La Legge, se applicata con un'esclusiva modalità censoria, non può nulla contro quello che la psicoanalisi chiama 'godimento'. Questo tema è stato da me piu' volte affrontato in questa rubrica, indagando il peso della perversione come vera lex che regola i legami sociali. ( http://www.psychiatryonline.it/node/4647). Quando questa è portatrice di divieti sordi e totalizzanti, crea le condizioni per il proliferare di zone grigie e delocalizzate ai margini della città, nei quali queste anime dostoevskiane ricercano momenti di sospensione dalla realtà, liberi da una legge che avvertono come asfissiante ed inibente. Occorre dunque operare una differenza tra coloro i quali cadono nelle maglie del gioco ma al contempo offrono spiragli di uscita e guarigione, e chi invece fa dell'azzardo un elemento strutturale del proprio essere. I secondi sono ovviamente una esigua minoranza, ma esistono. A tale scopo dobbiamo utilizzare alcuni elementi di clinica, utili a comprendere la fenomenologia e la struttura dei cosiddetti “inguaribili”, per i quali qualsiasi approccio di tipo "disintossicante" ha dato esito negativo. Uno tra questi è il concetto di perversione nell'accezione che ne da Lacan, intesa come’obbedienza ad un'altra legge.
Il giocatore incallito dice in seduta : ‘Giocare per me è meglio della vita. La vita è una preparazione al gioco. Il gioco è la vita’, estraendo dal suo discorso quell’elemento irriducibile, sinthomatico, che non richiede alcuna interpretazione, ma solo una gestione.
Proibizione e sanzione sono elementi centrali nella vita di questi individui. Essi fuggono la legge che castra e proibisce, ma sono irrimediabilmente attratti da tutte quelle zone sottoposte a veto sociale. Sapere che su quel tavolo verde incombe un interdetto, lo rende ai loro occhi fortemente appetibile. Se questi luoghi non fossero clandestini, perderebbero quel sale i cui granelli guidano i frequentatori sino alle bische illegali, che proliferano proprio laddove il bando emanato dalla legge è più forte. Il film Missisipi Grind, descrive la parabola di due uomini totalmente dediti alla legge perversa dell'azzardo, capaci di mettere da parte lavoro, gli affetti, la vita stessa per vedere roteare due dadi.
In questa pellicola troviamo la cifra del vero giocatore assoluto, che viola la legge obbedendo compulsivamente ad un altra lex, piu forte ed inattaccabile. I due protagonisti raccontano di un terzo il quale, provando a smettere di giocare, si è fatto bandire da tutti i casinò degli Usa, grazie ad una legge che prevede l'auto-messa al bando. Dopo essere stato rifiutato da diverse sale da gioco, dopo cioè aver messo alla prova la tenuta della legge, il suddetto si traveste mutando la sua identità, riuscendo a gabbare i controllori tornando davanti al tavolo verde.
E’ dunque vero che la limitazione ex lege della pubblicità di mondi , reali e virtuali, ove l’azzardo soppianta la legge trascinando molti nel gorgo dell’isolamento e della miseria, può essere efficace. Tuttavia la lezione del proibizionismo ha insegnato che un' azione legislativa radicalmente asfissiante, aumenta e dilata i confini di quelle zone opache ove costoro trovano rifugio. Sono proprio questi mondi che l’analista conosce dai racconti dei pazienti ludopatici. ( http://www.psychiatryonline.it/node/6737)
*Parti di questo testo sono apparse sul Magazine ' Vita', e sul sito di Articolo1.
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