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AFFRONTARE LE VOCI

6 Feb 19

A cura di Francesca Spinozzi

di Francesca Spinozzi, psicologa psicoterapeuta, C.S.M. Sant’Egidio alla Vibrata (TE), Associazione Rete Italiana Noi e le Voci
 

AFFRONTARE LE VOCI
 

“Bevi!” “Ammazzati!” “Non vali niente!” “Alzati!” “Vergognati!”

Sono solo alcuni degli esempi di voci imperative che infastidiscono alcuni degli uditori che partecipano al gruppo “Noi Due”.

La nostra è una storia che parte da lontano. Da molti anni presso il Centro di Salute Mentale di Sant’Egidio alla Vibrata (TE), ci occupiamo di persone che riferiscono di “sentire le voci” e abbiamo da sempre cercato un approccio orientato alla persona, volto all’accoglienza e alla comprensione di ciò che accade ai nostri utenti, correlato alle loro storie di vita personali.

Gli eventi, vicini e lontani, che precedono le manifestazioni dei sintomi contribuiscono alla determinazione delle voci e alla loro interpretazione.

Le voci recano un significato profondo, radicato nella biografia dell’uditore, parlano (e gli) parlano della sua vita, del suo mondo e del suo essere-nel-mondo, delle esperienze che ha vissuto. Questo significato, tuttavia, non si mostra in modo immediato, evidente; pare che le voci si esprimano in modo obliquo, che dischiudano il loro significato ricorrendo ad un linguaggio metaforico, allusivo, che richiede un laborioso – e spesso doloroso – lavoro interpretativo per mostrarsi. Da qui nasce l’idea di costituire un gruppo specifico per gli uditori in cui i partecipanti possano confrontare le proprie esperienze e studiare e ricercare insieme ciò che si cela dietro le frasi esplicite.

Dal 2005 lavoro presso il Centro di Salute Mentale di Sant’Egidio alla Vibrata; dall’anno successivo ho iniziato ad occuparmi dei gruppi di sostegno per gli utenti, la cui finalità è fornire ai partecipanti uno spazio protetto fecondo, in cui poter dialogare apertamente e sinceramente con altre persone, in rapporti paritari e non gerarchici, per riuscire a far fronte alle proprie difficoltà. C’era già allora l’idea di organizzare un gruppo specifico per gli uditori ma solo nel marzo 2017, grazie anche all’entusiasmo portato da un nuovo arrivo (un’infermiera formata e appassionata del tema, la collega Antonella Capoferri), siamo riusciti a far nascere il gruppo “Noi Due”. Il nome è stato scelto dai partecipanti stessi, su proposta di una di loro, donna di 60 anni che fin da bambina sente una voce che spesso le suggerisce di fare o farsi del male e che lei cerca da sempre di combattere, per non assecondare i suoi ordini, oggi con più difficoltà perché deve anche lottare con una grave depressione. Il nostro è un gruppo di studio e ricerca, i membri del gruppo partecipano attivamente ricostruendo la loro storia, facendo collegamenti tra le voci, le loro caratteristiche, i loro contenuti e i propri vissuti e stati d’animo, confrontandosi, consigliandosi e a volte anche scontrandosi, per comprendere il significato di ciò che succede loro e trovare le strategie per la gestione ottimale delle voci. L’auto aiuto è una conseguenza del lavoro di ricerca dei significati.

Nostro riferimento per il lavoro da svolgersi nel gruppo è il manuale “Lavorare con le voci” di Ron Coleman e Mike Smith. Riteniamo molto importante che i componenti scrivano e prendano appunti sia sul contenuto delle voci, sulle loro identità e caratteristiche sia su tutto ciò che precede e segue la loro comparsa. Su quest’aspetto i nostri partecipanti sono un po’ “indisciplinati”, perché a volte fanno fatica a mettere nero su bianco pensieri e riflessioni, ma puntiamo a migliorarci. Quello che è emerso, e che conferma gli studi effettuati negli anni, è che nelle vite di tutti gli uditori sono presenti eventi e vissuti traumatici, lutti, abusi, fisici e psicologici, impossibilità di esprimere le proprie emozioni.

Il gruppo è aperto, per cui gli ingressi possono avvenire in qualsiasi momento. Attualmente i partecipanti si sono attestati sulle sei unità, equamente divisi tra maschi e femmine e con un’età media di 57 anni. C’è chi sente tante voci e le riconosce tutte, sono persone vive o morte o addirittura famose, maschi e femmine, e dialoga con loro, nel bene e nel male. E c’è chi non riesce ad identificarle, né a parlarci ma desirerebbe solo allontanarle. C’è chi le sente costantemente, 24 ore su 24, e chi solo in determinati momenti, quando è triste o arrabbiato per esempio.

La nascita di “Noi Due” però non è stata semplice, e non è così automatico che, se giunge all’attenzione del Servizio una persona che riferisce di sentire le voci, essa arrivi al gruppo. Ci sono, infatti, delle resistenze in alcuni uditori, che credono che parlare delle proprie voci con altri, anche se si tratta di altri uditori, potrebbe peggiorare le cose. Ci sono probabilmente anche delle resistenze in alcuni colleghi, psichiatri e non, nell’inviare persone al gruppo, perché c’è in loro la difficoltà a staccarsi dalla vecchia concezione psichiatrica clinica, secondo cui le voci sono viste esclusivamente come sintomi di malattia e ad accettare come validi un approccio e un metodo che considerano non la distinzione voci patologiche versus dialogo interiore, ma le voci come esperienza umana, reazioni a eventi di vita del paziente, che diventano un problema solo se fastidiose e ingestibili per il soggetto che le sente. Alcuni, infatti, riferiscono di sentire voci “belle”, positive, che contribuiscono a migliorare la loro qualità di vita. Essi possono essere di conforto e infondere speranza a chi purtroppo ha a che fare solo con voci negative.

Concludo con quel che riguarda me, in quanto facilitatore del gruppo: oltre al compito di stimolare la conversazione, guidando i partecipanti nelle varie fasi di studio e affrontamento delle voci, dando il mio contributo di professionista della salute mentale, sono un componente del gruppo al pari degli altri, vivo con loro le emozioni che circolano nei nostri incontri e ricevo da loro un arricchimento professionale e soprattutto umano.

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