Sono davvero grato alla vita perché non manca mai, nonostante trascorrano gli anni, di stupirmi ed offrirmi occasioni sulle quali riflettere.
Per la verità in questi ultimi anni le occasioni sono state un poco depressive (vedi in Italia fenomeno Salvini e nel mondo fenomeno Trump).
A maggior ragione ho provato un senso di piacevole leggerezza, e di speranza, accostandomi al fenomeno Greta Thunberg
Leggerezza e speranza. Ma anche stupore. Ecco qualche spunto di riflessione.
a) Greta Thunberg denuncia problematicità che chiunque vede, che come chiunque anche io vedo, e giustamente, essendo poco più che bambina, non pretende di avere le soluzioni. Semplicemente dice "Voi che siete adulti dovete provvedere". E provvedere alla svelta perché di tempo ne abbiamo poco. Il messaggio non fa una grinza, certo mi piace, e l'amplificazione di migliaia di piazze del mondo lo rende udibile.
b) Tanto udibile che istituzioni di vario tipo (Parlamenti, Governi, lo stesso Pontefice) si sono premurati di ricevere Greta e concederle visibilità ulteriormente amplificando il suo messaggio. Addirittura pare sia stata proposta per il Nobel. Quelle stesse istituzioni che, come Greta non ha difficoltà a denunciare nelle sue tante interviste, non hanno compiuto alcun atto concreto da quando tutta questa campagna è iniziata. E ciò ci parla di un mondo curioso, nel quale il messaggio mediatico ha valore di storytelling fiabesco, una sorta di "addormentasuocere", e si sta vieppiù scollando dalla concretezza dell'azione politica. Che senso ha applaudire Greta in Parlamento e poi voltare pagina ignorando l'adozione di ogni possibile provvedimento che vada nella direzione da lei indicata?
c) Tutta questa ipocrisia, ho pensato, deve avere a che fare con la tenera età della bambina. In realtà sarebbe adolescente ma è lei a definirsi bambina e definire la sua "rivoluzione dei bambini". Nelle mie riflessioni qui subentra una ambiguità. Mi sento fortunato di vivere in un mondo nel quale i bambini possano dire la loro: Ancor più fortunato se nel dire la loro non dicono sciocchezze ma richiamano profonde verità e responsabilità. Non può però non venirmi in mente la sindrome del bambino che diventa precocemente adulto, il bambino che rinuncia alla sua condizione di figlio per diventare una figura di sostegno, di guida e di supporto per i propri genitori. Mi limito solo ad osservare, senza approfondire l'analisi, che quando le cose stanno così stiamo parlando di psicopatologia. E badiamo bene non di psicopatologia del bambino bensì di psicopatologia del sistema famiglia. Traslando la domanda può essere: quale psicopatologia sociale corrisponde al "fenomeno" Greta?
d) Ormai siamo scivolati sul clinico e dunque parliamo anche di sindrome di Asperger. Non tanto riferita a Greta che mostra di gestire questa diversità con grande piglio e padronanza, quanto riferita agli echi che tale sindrome riverbera sul fenomeno mediatico in atto. Una delle caratteristiche della sindrome di Asperger è costituita da quella che Greta definisce "visione in bianco e nero". In realtà non è proprio così ma possiamo dire che il concetto rende l'idea di una semplificazione che sembra convergere con le esigenze di comunicazione che oggi sono tipiche dei social.
Concludo senza trarre sintesi. La giovane Greta ha la mia simpatia, dice cose sagge che meriterebbero attenzione vera e azioni conseguenti.
Mi rimane però un senso di inquietudine, c'è qualcosa di abnorme in un movimento planetario di bambini che ricordano agli adulti le loro responsabilità.
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