L’Edipo Re di Sofocle, com’è noto, rappresentò la fonte principale da cui Freud attinse per sviluppare il concetto di “complesso di Edipo”, che applicò ai suoi pazienti. Pur seguendo Kohut nel negare il carattere universale e necessario di tale realtà interiore, l’opera del grande tragico greco, tuttavia, ci fornisce importanti suggerimenti riguardo a ciò che ne è alla base. In questo domina, in tutti i personaggi, il meccanismo di difesa della negazione.
Qui sotto riporto alcuni brani tratti dall’Edipo Re. Ho apposto, per ciascuno, i miei commenti fra parentesi quadre ed in corsivo.
Pag. 11: Creonte (di ritorno dall’oracolo di Delfi):
… c’è qualcosa d’impuro che contamina
la terra nostra e che di lei si pasce,
che bisogna respingere da lei,
né più dare alimento all’insanabile
[Ciò che crea la peste in Tebe continuerà a “dare alimento all’insanabile” finché le colpe di Edipo che l’hanno causato (e che hanno suscitato l’ira degli Dei) non diverranno consapevoli ed ammesse: finché in Edipo stesso, e in chi lo circonda, prevarrà la negazione.]
Pag. 17: Edipo (dopo la rivelazione dell’oracolo):
Io muoverò l’indagine; io, l’estraneo
Alle voci già corse, al fatto estraneo…
[Excusatio non petita: una delle forme più evidenti della “negazione che afferma”]
Pag. 18: Edipo (a proposito dell’assassino impunito di Laio, causa della peste in Tebe):
E su me invoco, s’egli fosse alcuno
delle mie case, del mio focolare
e complice io ne fossi, le medesime
pene che or ora sul capo d’altrui
chiamai maledicendo…
[Anche qui, excusatio non petita: finora nulla e nessuno avevano creato il sospetto che il colpevole appartenesse alla casa di Edipo, e tanto meno che lui ne fosse complice. C’è, però, qualcosa di più: c’è l’istanza auto-punitiva di Edipo (che anticipa la sua auto-condanna all’esilio), e c’è un maldestro tentativo di sviare i sospetti, presentandosi come giudice severo e imparziale]
Pag. 19: Edipo (riferendosi a Laio, che afferma di voler vendicare):
a compenso di quanto oggi gli devo
sosterrò questa lotta che m’assumo
quasi mi fosse padre, ora, per lui;
[la sua consapevolezza del parricidio, negata e resa inconscia, si esprime attraverso una sorta di auto-ironia]
Pag. 21: L’indovino Tiresia (interrogato su chi sia l’assassino di Laio):
Cosa tremenda, possedere il vero,
quando a chi lo possieda non può rendere
usabili profitti…
Pag. 22: Tiresia (rimproverato da Edipo per la sua reticenza):
Il mio disdegno biasimi; ma quello,
che ti vive nell’anima, non scorgi.
[Tiresia ha ben compreso che quella di Edipo, non è la buona fede di chi ignora la verità, ma la negazione della colpa: nei confronti di essa, è Edipo ad essere “cieco”]
Pag. 23: Tiresia (ad Edipo che lo sfida a ripetere la sua accusa):
Mi cimenti? O non hai, già prima, appreso?
Edipo:
No, non così da dire: io so. Ripeti.
Tiresia:
L’omicida che cerchi sei tu stesso
………………………………….
Pag. 24: Tiresia:
Con gli esseri più cari, hai, non sapendo,
il più turpe commercio; e tu non vedi
fino a che punto ti domina il male.
…………………………………
Edipo:
È di Creonte, la scoperta, o tua?
Tiresia:
Ma non è già Creonte il tuo tormento:
tu solo, a te medesimo, lo sei.
[Tiresia ha colto il carattere difensivo dell’accusa a Creonte: la persecuzione che Edipo attribuisce proiettivamente al cognato è un modo per sfuggire alla persecuzione interna prodotta dal suo senso di colpa. C’è, qui, un altro accenno al “non vedere”]
Pag. 26, 27: Tiresia:
… E dato
Che tu a me rinfacciasti l’esser cieco,
io ti dirò: veggente, tu non vedi
a quale passo di tua triste via
sei giunto, e dove vivi, e con chi vivi.
Lo sai da chi discendi? No. E non sai
D’essere in odio agli esseri più tuoi,
quassù e sotterra…
…………………………………
… Infanga pure, dunque,
Creonte e le mie labbra che ti parlano;
ché tra i mortali, sappilo, non uno
sarà mai che subisca né più triste
né più intero dissolversi nel nulla.
[Tiresia, qui, ripetendo quanto già espresso precedentemente, rimprovera ad Edipo il suo non vedere (che prelude alla auto-punizione che Edipo s’infliggerà, per una sorta di contrappasso, con l’auto-accecamento); il non vedere, ossia il negare, che il fondamento della sua autostima è del tutto illusorio: odiato da chi lo mise al mondo, il primo e fondamentale nucleo del valore della sua esistenza e della propria consistenza come essere umano (l’amore dei genitori) viene a mancare: egli è condannato ad un “triste dissolversi nel nulla”]
Pag. 27: Tiresia:
Questa giornata ti darà la luce,
questa giornata ti darà la morte.
[Il “far luce” sulle proprie perdite irrimediabili (senza il sostegno empatico e l’intervento riparativo di alcuno) è mortifero]
Pag. 41, 42: Giocasta (ad Edipo, turbato dalla rivelazione di Tiresia):
E tu allontana ormai questi pensieri,
non parlar più, rimettiti alle mie
parole, ascolta. Un essere mortale
segnato dall’impronta di quell’arte
che del futuro dischiude le vie
non esiste. E le prove brevemente
te ne darò. Giunse una volta a Laio
un vaticinio……………………….
……………… ed era
Che gli sarebbe la morte venuta
Da un figlio suo, che fosse creatura
Di me, come di lui. Ma lui, t’è noto,
predoni d’altra terra trucidarono
là sul crocicchio di tre carreggiate;
e non eran trascorsi dalla nascita
di quel bambino ancor tre giorni, quando
lo allontanò da sé, per mano altrui,
il padre, abbandonandolo, coi ceppi
ai piedi, sulla vetta inaccessibile
d’una montagna. E in questo caso Apollo
non avverò il presagio che dovesse
farsi uccisore di suo padre; ed anzi
i terrori di Laio, d’una morte
per mano di suo figlio, ecco, si spensero
…………………………………
Edipo:
Smarrimento dell’anima, risveglio
Torbido del pensiero, se t’ascolto
[Le parole di Giocasta, che avrebbero voluto rassicurare Edipo negando ogni valore ai vaticini, al contrario suscitano in lui “smarrimento dell’anima” e “risveglio torbido del pensiero”. Sono evidenti, nella donna, i segni della negazione. Ad esempio, ha sotto gli occhi i segni delle caviglie trafitte di Edipo, tuttavia non li associa con i ceppi messi ai piedi del suo bambino: vede, ma non osserva e non riflette. Tuttavia la sua negazione afferma: volendo, in sostanza, sostenere che il vaticinio non si è avverato (che Laio non è stato assassinato dal figlio), aggiunge, al suo discorso, particolari che sembrerebbero superflui: i ceppi posti ai piedi del bambino, il luogo dove sarebbe avvenuto l’assassinio (il crocicchio di “tre carreggiate”) l’insistenza sul numero “tre”: le tre carreggiate e il bambino abbandonato dopo “tre” giorni dalla nascita. Questi particolari comunicano, attraverso la negazione, la verità che sconvolge Edipo. Per il momento si tratta solo dell’assassinio di Laio (Edipo ricorda sicuramente il crocicchio di tre carreggiate); tuttavia l’accenno ai ceppi, ed il numero tre (il rapporto triangolare) descrivono, più in profondità, l’identità di Edipo come figlio rinnegato, parricida e incestuoso]
Pag. 44, 45: Edipo (raccontando a Giocasta il suo passato a Tebe, presso i genitori [adottivi] Polibo e Merope:
…Tra gli altri cittadini
del luogo, ero il più grande nella stima
di tutti, prima che un evento nuovo
sopravvenisse, più di meraviglia
degno, che del tormento che mi diede.
In un convito un uomo in piena ebbrezza
Tra i bevitori mi chiamò mentito
figlio del padre mio…
……………………….
… il giorno dopo m’accostai
a mia madre, a mio padre, interrogandoli.
Si mostrarono anch’essi insofferenti
dell’offesa, implacabili con l’uomo
alle cui labbra era sfuggita. Ed io…
mentre da loro mi veniva gioia,
tuttavia mi sentivo punger sempre
da quella spina; che profonda intanto
s’insinuava. Ed io decisi allora
……………………………
la partenza per Delfi. Inappagato
mi lasciò Febo Apollo del responso
per cui venivo; rivelando invece
miserie, orrori, atrocità non chieste.
Dovevo unirmi con mia madre e dare
alla luce una prole intollerabile
……………………………
divenir l’uccisore di colui
che m’avea generato dal suo seme.
Pag. 46: Edipo (dopo aver confessato a Giocasta d’essere lui l’assassino di Laio):
… Io che contamino
il letto dell’ucciso con le mani
che l’uccisero. È dunque alle radici
di mia vita, la colpa? O non son forse
profondamente, interamente impuro?
[Finora, l’unico crimine accertato, commesso da Edipo, è il regicidio. Tuttavia, con le parole sopra riportate, egli dimostra d’aver oscuramente intuito molto di più: il crimine risale alle “radici della sua vita”. La colpa originaria (l’espulsione dalla casa dei genitori naturali) ha permeato tutto il suo essere.]
Pag. 49: Coro:
È la violenza buia
Che genera il tiranno: è la violenza
Sazia d’insania e di dannosi eccessi
Pag. 54: Giocasta (a Edipo, che teme ciò che gli è stato predetto riguardo all’incesto, e ne aspetta con ansia l’avverarsi: non è ancora del tutto consapevole che l’incesto è stato già commesso):
A che l’angoscia di un’attesa? Domina
la vita umana il caso: e nulla mai
può l’uomo anti vedere. Oh, sì! Lasciarsi
vivere d’ora in ora, com’è dato
ad ognuno… assai meglio! E tu, quest’incubo
dell’incesto materno, non accoglierlo.
Quanti, prima di te, nei sogni loro
giacquero con la madre! Ma la vita,
per chi vede in quest’ombre il nulla è facile
da sopportare, non diventa un peso.
Pag. 59: Giocasta (a Edipo, ormai sul punto di scoprire chi sono i suoi reali genitori):
No, lascia, per gli Dei, lascia l’indagine,
se della vita tua t’importa un poco:
molto, già troppo, è quel che soffro io sola.
………………………………………
Nella tristezza del tuo fato, almeno,
che tu non possa mai saper chi sei!
Pag. 69: Coro:
Ridare la purezza a questa casa
tutti i lavacri dell’Istro e del Fasi
non saprebbero più, tanto l’ammorbano
i mali chiusi in lei, che rivelare
dovrà fra poco; né solo subìti,
ma voluti. E i dolori che feriscono
più crudelmente, sono quelli appunto
di cui vediamo risalir l’origine
ad una scelta libera dell’uomo
Bibliografia
– Freud Sigmund (1899) L'interpretazione dei sogni (Boringhieri O.S.F. Vol.3 – 1966)
– Freud Sigmund (1925) La negazione (Boringhieri O.S.F. Vol.10 – 1978)
– Kohut Heinz (1972) Thoughts on narcissism and narcissistic rage (The search for the self. Selected writings of Heinz Kohut 1950 – 1978 Vol. 2 – International Universities Press 1978)
– Kohut Heinz (1984) La cura psicoanalitica (Boringhieri 1986)
– Quinodoz Danielle (1999) The Oedipus complex revisited: Oedipus abandoned, Oedipus adopted (Int. J. Psychoanal. Vol. 80, N° 1, pag. 15)
– Sofocle (450? A.C.) Edipo re (Einaudi – in: Sofocle. Le tragedie – 1966)
– Steiner John (2018) The trauma and disillusionment of Oedipus (Int. J. Psychoanal. Vol. 99, N° 3, pag. 555)
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