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LE PAROLE DI JUNG: “OMBRA”

23 Dic 19

A cura di Alessandro Raggi

La prima parola junghiana che abbiamo trattato in SPAZIO JUNG è stata ARCHETIPO. Tra gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Jung riserva una particolare attenzione a quello da lui chiamato OMBRA. Lo sviluppo teorico di questo costrutto metaforico è articolato ed eterogeneo e può riferirsi sia ad aspetti collettivi (archetipici), sia soggettivi (complessuali), con accezioni molto differenti a seconda del contesto in cui esso viene ad essere evocato. In ambito clinico l’incontro con l’Ombra può essere osservato come il corrispettivo dell’emergere di aspetti scissi, rimossi, rifiutati dell’individuo, con i quali ci si trova a dover necessariamente fare i conti durante la psicoterapia
Ivana Guercilena riassume in questo suo articolo alcuni punti di questo concetto così complesso quanto utile in ambito clinico.

 
 
L'OMBRA
Di Ivana Guercilena (Trento)
Psicologa psicoterapeuta
 
Nell'affrontare questo argomento è necessario premettere che parlare del concetto junghiano di Ombra comporta il limite di essere riduttivi e di non poter essere fedeli ad un'entità che non può essere definita e tanto meno descritta in modo esaustivo mediante il codice linguistico. Ci troviamo di fronte ad un fatto psichico e ad un archetipo, una forma a priori dell'inconscio transpersonale, ereditario e collettivo.
Nonostante tale concetto vada oltre una possibile categorizzazione esclusivamente razionale ed intellettuale, un possibile approccio allo studio dell'Ombra può essere di tipo fenomenologico ed empirico, ossia a partire dalla sua manifestazione nella realtà umana.
L'Ombra come parte della personalità costituisce l'insieme di quelle tendenze, caratteristiche, desideri, atteggiamenti che non sono accettati da parte dell'Io e di funzioni non sviluppate o scarsamente differenziate che rimangono perlopiù inconsce. Come C.G. Jung afferma: «La figura dell'Ombra personifica tutto ciò che il soggetto non riconosce e che pur tuttavia, in maniera diretta o indiretta, instancabilmente lo perseguita: per esempio tratti del carattere poco apprezzabili o altre tendenze incompatibili» (C.G. Jung, Coscienza, inconscio e individuazione,1939).
 
L'Ombra è l'ignoto, l'Altro, il diverso, il nemico, l'osceno, il grottesco, ciò che non vorremmo essere e che non viviamo consapevolmente e che incominciamo a vedere e a capire solo quando iniziamo a ignorare un po' l'immagine ideale di noi stessi. Infatti, quelle caratteristiche che dalla famiglia e dalla società vengono additate come immorali, sconvenienti, inadatte, peccaminose, sono perlopiù rimosse dall'individuo e si depositano nell'inconscio. L'Ombra è costituita tuttavia non solo da caratteristiche che a giudizio dell'Io vengono qualificate come negative, ma anche da aspetti che semplicemente non sono per niente espressi, realizzati. Essa è l'altro lato nostro, il fratello oscuro, che fa parte della nostra totalità. La sua integrazione alla personalità cosciente, che non sarà mai comunque totale, determina una profonda trasformazione dell'individuo e un allargamento della sua consapevolezza.


 
L'incontro con l'Ombra è tuttavia un compito arduo. Si determinano infatti delle resistenze in quanto l’emergenza mortifera dell'inconscio provoca paura, poiché come un perturbante minaccia la stabilità della coscienza, in quanto la costringe a confrontarsi con una dimensione ignota. Accanto alla paura determinata dal confronto con un'alterità sconosciuta che può far sentire minacciata la nostra identità, si aggiunge la difficoltà di affrontare quei lati della personalità che risultano inaccettabili da parte dell'Io. Da qui il diniego e la proiezione di tali contenuti come operazioni difensive per arginare l'angoscia dell'accesso di tali affetti alla coscienza. C.G. Jung afferma che «L'incontro con sé stessi è una delle esperienze più sgradevoli, alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria Ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito.»  (C.G. Jung, Gli archetipi dell'inconscio collettivo, 1934/1954).
L'Ombra personale si può quindi presentare proiettivamente in una figura esterna, ossia in un individuo che per come è strutturato diviene portatore di uno o più aspetti ombra nostri, oppure mediante una immagine interna, come nel sogno, quando una figura rappresenti, personificate, una o più particolarità nascoste del sognatore. Se invece l'Ombra appartiene all'inconscio collettivo, fedele al carattere transpersonale dei suoi contenuti può presentarsi nelle sue manifestazioni non individuali o familiari, ma gruppali, razziali e universali. Può comparire allora nei sogni come lo zingaro, il negro, il bandito, l'emarginato, o in forma mitica come ad esempio Mefistofele, un fauno, Hagen, Loki, il Briccone, il Diavolo, la Strega, ecc.
 
Il soggetto che proietta è inconsapevole di tale azione e delle sue proiezioni. Può essere cosciente di sentimenti di repulsione, fastidio, irritazione se le qualità proiettate sono ritenute dallo stesso non accettabili, o minacciose; oppure può provare sentimenti di attrazione e fascinazione, soprattutto se le qualità proiettate sono ritenute desiderabili. Di conseguenza sarà incline, nel primo caso, a disprezzare la persona portatrice di queste proiezioni e nel secondo caso a idealizzarla. Non infrequente è l'innamoramento verso colui, o colei, che è portatore di nostri aspetti Ombra. In tal caso come Eros, una carica energetica irrompe nello spingerci oltre noi stessi per condurre ad un potenziale cambiamento, che scaturisce dal gravido incontro con l'altro e con l'altro che è in noi.
La proiezione dell'Ombra e la sua mancata successiva ricognizione non permettono di vederci autenticamente per quel che siamo, distorcendo in questo modo anche le nostre relazioni. L’Ombra proiettata finisce per ostacolare la nostra comprensione obiettiva degli altri e quindi la possibilità di rapporti veri.
Situazioni estreme e patologiche riguardano la scissione dell'Ombra dalla totalità psichica. Questa condizione può determinare un'autonomia della stessa, che diventa in questo modo un pericolosissimo burattinaio dell'Io. Nella letteratura il tema dell'Ombra scissa e di come essa agisca compare in molte opere, tra cui: Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson, Il Sosia di Dostoevskij, il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Confessioni di un peccatore impeccabile di James Hogg, l'Ombra di Andersen, Il visconte dimezzato di Italo Calvino, William Wilson di Edgar Allan Poe, per citarne solo alcune. In altri casi si può verificare invece una pericolosa collusione con l'Ombra e l'individuo vive i contenuti dell'Ombra come un valore assoluto, con un atteggiamento luciferino ove viene meno il rispetto dell'Altro, prevale un individualismo estremo e l'affermazione di sé è dissociata dalla riflessione critica su sé stessi, eludendo in questo modo la responsabilità personale.


 
L'utile ricognizione dell'Ombra, pur non equivalendo all'integrazione dell'Ombra, può avvenire mediante l'analisi del materiale onirico e delle proiezioni e non consiste in un’operazione puramente cognitiva e intellettuale, ma comporta uno spostamento di cariche energetiche dall'inconscio alla coscienza con un valore liberatorio. Tuttavia, solo con il ritiro delle proiezioni e l'integrazione dell'Ombra l'individuo si trasforma, percorrendo la via per la propria autenticità e interezza.
Con il termine integrazione si intende l'includere qualcosa in una più ampia entità, che comporta una necessaria ristrutturazione di tale entità e quindi determina una trasformazione del soggetto. L'integrazione dell'Ombra come di tutte le parti della nostra vita psichica è necessaria quindi per individuarsi (N.d.R.: da “individuazione”, parola junghiana di cui ci occuperemo prossimamente). Con questo processo l'individuo diventa “indiviso”, integro e portatore del valore unico e insostituibile della propria personalità, sottraendosi agli stereotipi collettivi.
L'integrazione non consiste affatto in una neutralizzazione del negativo e in un suo illusorio ridimensionamento, bensì, mediante un superamento del giudizio di ciò che è positivo e ciò che negativo, in una tensione alla totalità psichica, che compensa la tendenza della coscienza a separare gli opposti. Nel momento in cui si affronta l'Ombra, automaticamente quindi si produce nuova luce. L'Ombra diviene quindi un polo energetico: il negativo convertito in energia creatrice.
«...Ciò che il Dio sole dice è vita. Ciò che il demonio dice è morte. Ma Abraxas pronuncia la parola santificata e maledetta che è vita e morte insieme…» (C:G. Jung, Septem Sermones ad muortos, 1916).
L'Ombra quindi è un grande potenziale energetico, la sua integrazione comporta un ampliamento della consapevolezza, una solidificazione della personalità, una maggiore tolleranza verso l'Altro, una capacità aumentata di districarsi nei meandri e nelle sfide della vita. Integrata essa conferisce vitalità, autenticità ed è fonte di creatività. Ci arricchisce perché l'Ombra come ogni archetipo ha il suo lato duplice: c'è della luce anche nel buio.
 
Senza Ombra siamo uomini piatti, prevedibili, esseri collettivi, socialmente definibili, dipendenti da un’immagine ideale di noi stessi. «La “figura“ viva – afferma Jung – ha bisogno di profonde ombre, per apparire plastica. Senza le ombre, rimane un'immagine fallace e piatta, oppure un bambino più o meno educato.» (C.G. Jung, L'Io e l'Inconscio, 1928). Solo integrando la nostra parte umbratile, l'energia sotterranea che essa cela e contiene diviene disponibile all'Io.
L'uomo che si è confrontato con successo con la propria Ombra cambia profondamente e solo dopo tale confronto nasce veramente il problema etico. Un uomo del genere, dice Jung, che abbia ritirato le proprie proiezioni di Ombra dagli altri: «si carica però di problemi e di conflitti nuovi. Egli diviene un grave compito per sé stesso, perché non può più dire che gli altri fanno questo o quello, che essi sono in errore, che contro di loro bisogna lottare. Chi sia giunto a tanto vive nel raccoglimento interiore; sa che i difetti del mondo sono anche difetti suoi; e pur che impari a dominare la sua Ombra, ha fatto qualcosa di reale per il mondo. È riuscito a risolvere almeno una minima parte dei giganteschi problemi irrisolti dei nostri giorni» (C.G. Jung, Psicologia e religione, 1938/1940). Questo nuovo uomo ora si prende la responsabilità di ciò che è, anche nei suoi aspetti più discutibili. Dal punto di vista della problematica morale, integrando l'Ombra, l'individuo sviluppa un'etica che viene da dentro, che non può prescindere dalla propria singolarità, uscendo da un moralismo collettivo e si assume la responsabilità dei propri limiti e delle proprie azioni.

William Blake. "L'eterna lotta tra bene e male"
 
La presa di coscienza della propria Ombra e la sua integrazione, non deresponsabilizza l'individuo, perché un uomo che pur riconosciuta la propria unicità ha scoperto che lui stesso è anche l'Altro da sé, il quale si è fatto a suo tempo portatore delle proprie proiezioni e riconosce che la sua verità scaturisce solo nell'interazione con gli altri uomini, analogamente come dentro scaturisce dal dialogo tra le proprie parti.
 
Non dobbiamo da ultimo dimenticare che l'Ombra è un archetipo e come tale è caratterizzato da ambivalenza, da una duplicità intrinseca. Coscienza e inconscio sono polarità che scaturiscono da un unico stato crepuscolare e nascono insieme sempre e ogni volta. Di conseguenza tutte le volte che rendiamo conscio qualcosa strappandolo alle tenebre, rendiamo, di contro, qualcosa inconscio.
Riconoscere degli aspetti che stanno in Ombra, degli aspetti che dapprima erano inconsci, non significa in assoluto diventare più coscienti, ma il farci toccare dall'esperienza del riconoscere e accettare tali aspetti può contribuire alla percezione consapevole del processo trasformativo che sta alla base del continuo divenire, dell'accadere del Sé.
 
BIBLIOGRAFIA

  • Carotenuto A. 1996, Le lacrime del male, II edizione Tascabili Bompiani, 2002.
  • Jacobi J. 1971, La psicologia di C.G. Jung., Boringhieri, Torino 1973.
  • Jung C.G. 1916, Septem Sermones ad Muortos, Edizioni Arktos, 1989.
  • Jung C.G. 1928, L’Io e l’inconscio, in Opere, vol. 7, Boringhieri, 2012.
  • Jung C.G. 1934/1954, Gli archetipi dell'inconscio collettivo, in Opere, vol.9/1, Boringhieri, 2008.
  • Jung C.G. 1938/1940, Psicologia e religione, in Opere volume 11, Boringhieri, 1979.
  • Jung C.G. 1939, Coscienza, inconscio e individuazione, Bollati Boringhieri 1990.
  • Raggi, A. 2006, L’archetipo dell’Ombra, “IL MINOTAURO” problemi e ricerche di psicologia del profondo, ANNO XXXIII, Persiani Editore, giugno 2006.
  • Risé C. 1995, Diventa te stesso, ed. Red!, 2003.
  • Trevi M. e Romano, A. 1975, Studi sull'ombra, Marsilio editore.

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