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Parasite, o della sostituzione.

10 Mag 20

A cura di Maurizio Montanari

Guardando ‘ Parasite’ non ho potuto fare a meno di ricordare le frasi di un vecchio amico, parole che solitamente utilizzo in contesti di ordine didattico per spiegare l’essenza della perversione lacaniana. Era titolare risaputo di un imponente rete di gioco d’azzardo clandestino, diciamo alla buona, di paese   Tutti i concittadini sapevano dove andare a giocare, il sabato sera. Piccole cifre, piu’ simile al bingo che al poker. Si dedicava a quell’attività umbratile notte e giorno, con notevole dispendio di energie e lauti guadagni. Poi, causa l'avvento delle slot machines, si vide costretto a lasciare e avviare una remunerata attività, alla luce del sole. Le capacità imprenditoriali non gli facevano certo difetto. Ci trovammo assieme in fila alle poste, per saldare  le bollette dei rispettivi studi. Intercettai il suo scontento e gli chiesi, stupidamente, pur conoscendo la risposta, cosa non andasse nella sua nuova vita agiata e tranquilla.
‘ E’ tutto cosi: noioso, così alla luce del sole. Sono qua, in fila, come uno sfigato tra gli sfigati, come tutti. Cosa ci trovi di divertente tu ?’ Pur incassando  cifre ragguardevoli, aveva perso il sale del piacere di sfidare e fottere la legge, e questo lo rendeva un uomo infelice.

Alcuni soggetti perversi non possono rinunciare al   sogno di essere fondatori di un sistema nel quale il loro modo di intendere la vita diventa legge, né al brivido dell’infrazione legata alla sfida.  Altri si accontentano di vivere all’ombra e ai margini della società, attingendovi come fosse un cavo elettrico al quale approvvigionarsi a sbafo.   
E’ così che va letta la trama di questo film.
Bello , non un capolavoro, che narra le gesta di un intera famiglia   che fa del parassitare l’altro la sua ragione d’essere. Il desiderio di denaro facile, la bella vita, ottenuti sostituendosi ai coniugi Park ,   oggetto designato di conquista, lascia ben presto spazio al piacere, assai  maggiore, di raccontare balle, frottole artatamente costruite, innescando una logica di finzione che nutre i personaggi ben piu’ del denaro,  col quale essi non cercano o di innalzare il loro misero tenore di vita, desiderando invece  saccheggiare, scroccare  e festeggiare, immaginando una completa sostituzione con la ricca famiglia eletta a vittima,   progettando come un virus di incistarsi in quel nucleo e prenderne il comando. 

Il loro l piacere maggiore è quello di abbattere la legge creando  una zona franca entro la quale elevare essi stessi a nuova norma, ritenendo la coppia  che li ha ospitati troppo debole e dunque, in senso darwiniano, eliminabile. Abbattere il padrone e , dentro alla sala conquistata, fare quello che piu’ li aggrada, liberi da vincoli  limitazioni  imposte da altri. Gozzovigliare, mangiare a crepapelle ed ubriacarsi, regredendo ad un linguaggio arcaico e volgare, pur essendo capaci di un lessico forbito messo in scena quando allestivano la loro recita.
                                                                                                             
La governante è l’ostacolo maggiore , essendo la donna che  in linea di  successione ha preso il  posto del fondatore e costruttore della casa,  l’architetto Namgoong Hyeonja, padre padrone di quelle mura nelle  quali quella famiglia conduce la propria  vita all’ombra del denaro  , con una madre debole e figli la cui educazione è demandata ad insegnati privati e altre figure utili a sostenere  una genitorialità assente. Rimossa lei , ovviamente con l’inganno, la fortezza viene espugnata.
I parassiti  cambiano abiti , sapone e si dotano norme igieniche piu’ rigide non già per un senso innato di pulizia, quanto perché il bambino    li stana, annusandoli e intuendo l’odore di seminterrato che li accomuna,  capendo  ciò che    la madre imbelle ed il padre padrone assente non sono   in grado di  capire.
 
La famiglia occupante  incontra, scendendo ad un livello più profondo del sottosuolo, un altro nucleo familiare,  anch’esso votato allo sfruttamento delle risorse.  La governate aveva sistemato nel bunker della casa il marito, e li lo ha tenuto nutrendolo e rifocillandolo per diversi anni.  
Una coppia  che, a differenza di quello del singor Ki-taek,non aveva come scopo  l’eliminazione fisica e simbolica  dei coniugi Park,  , quanto un soggetto rispettoso  che si è fatto bastare per anni la posizione di mantenuto in modalità occulta,  accontentandosi di  una vita nel sottosuolo nella quale ‘ stava bene’ . 
 
Lo scontro tra questi due universi , rappresenta lo differenza tra due livelli di perversione, da un lato  chi si accontenta di  lambire la legge  vivendone alle spalle, dall’altro chi invece fa del disarticolarla per subentrare   ad essa la cifra del suo vivere.
Il finale molto splatter con accenni fuori luogo e  sangue sparso alla  Tarantino lascia   questo film nel mucchio delle opere belle,   senza velleità da capolavoro, contando anche   attori non del tutto all’altezza. 
La trama ci consegna una verità che possiamo facilmente scorgere passeggiando nei vicoli, o parlando con gli autisti dei pullman che trasportano  le badanti  provenienti da oltrecortina: sotto la legge, oltre le  regole, esiste un denso sottosuolo popolato a strati da umanità varia,  gerarchicamente organizzato, ciascuno dei quali cerca, come può di instaurare un piccolo feudo, mangiando le briciole del padrone.   

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