Nomen omen mi sottolinea Chiara – la mia figlia demo-etno-antropologa – facendomelo rivedere in video. Le cronache parlamentari del 25 giugno 2020 riferiscono – e mostrano visivamente – che Vittorio Sgarbi viene portato fuori dall’aula, a braccia, dai questori dalla camera dei deputati per insulti di vario genere lanciati contro la magistratura italiana. In parlamento c’è libertà d’opinione ma non d’insulto. La parola è sacra ma la parolaccia è semplicemente volgare turpiloquio. Quello, però, che è assolutamente intollerabile, sono le scurrili volgarità sessiste rivolte ripetutamente e con tono fastidiosamente crescente fino all’esasperazione, verso le donne. Nella circostanza la parlamentare Bartolozzi che sta parlando e la Presidente Carfagna che lo diffida dal continuare. Pensando che viene spesso invitato negli studi televisivi come critico d’arte e che i cittadini di Sutri di Viterbo – forse perchè ignari in quanto Etruschi – lo hanno eletto Sindaco, anche se non ci va mai, mi torna in mente Francis Scott Key Fitzgerald di Tenera è la notte. «C'è qualcosa che ispira soggezione in un uomo che ha perso ogni inibizione, che farà qualunque cosa». Ma forse è troppo “tenero” cercare di trovare le parole per descrivere le pubbliche intemperanze verbali del sessantottenne ferrarese.
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