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UNA SOCIETA’ ORACOLARE ALLA DISPERATA RICERCA DI ORACOLI.

18 Ago 20

A cura di FRANCESCO BOLLORINO

Cosimo Accoto, studioso di origini pugliesi da tempo negli Usa come visiting scientist al Mit di Boston nel suo saggio «Il mondo dato» (edito da Egea) dice: «La nostra cultura e i concetti che usiamo per comprenderla cambieranno in ragione di un mondo popolato da codici, sensori, dati, oggetti e piattaforme supportati da intelligenza computazionale. Una delle trasformazioni speculative più profonde sarà il passaggio dalla domanda: quali i fatti? alla domanda: quali le conseguenze?»  

In una intervista a Innovationnation (https://www.innovation-nation.it/codici-sensori-algoritmi-accoto/)  Accoto dice: «Alla base di tutto, nella società attuale c’è il codice software, una sorta di motore invisibile che disegna e determina la gran parte dei processi che ci vedono coinvolti nella vita di tutti i giorni. Questo codice software è però cieco e per poter avere una propria funzionalità ha bisogno degli “occhi”, che altro non sono se non i sensori».  

Il risultato per Accoto è un profondo cambiamento di paradigma: «Andiamo sempre di più verso società oracolari i cui protagonisti sono, appunto, algoritmi predittivi capaci di andare nel futuro per poi tornare nel presente con un’informazione in grado di migliorare la vita. Ormai, grazie proprio alla tecnologia, non guardiamo più alle ragioni del passato per leggere (e rendere migliore) l’oggi – aggiunge – ma facciamo un salto verso la società di domani e ci portiamo indietro le informazioni che ci servono.» 

 



 

 

E’ il “mondo dei big data” che se correttamente (ma non eticamente sia chiaro) usati consentono di fare previsioni molto realistiche dei comportamenti  (vedi l’uso fatto in rete per lo sviluppo, non so quanto etico e lecito, di pubblicità miratissime) e in prospettiva pure degli sviluppi sociali futuri.  


 

Isaac Asimov nel suo celebre “Ciclo delle Fondazioni” aveva oltre 70 anni fa immaginato una scienza chiamata “psicostoria” in grado di prevedere scientificamnente il futuro. 

Ecco le “regole” immaginate da Asimov: 

Inventata da Hari Seldom, personaggio chiave dell’epopea, la psicostoria tramite metodi matematici e statistici è in grado di prevedere, sia pure solo a livello probabilistico, l'evoluzione futura di una determinata società, a condizione che:  

  1. essa comprenda un numero particolarmente elevato di intelligenze umane, dell'ordine minimo di un centinaio di miliardi;  

  1. almeno il 99% di questa collettività non sia al corrente delle predizioni della psicostoria 

  1. non esistano all'interno di tale raggruppamento significative intelligenze non umane (non solo in senso quantitativo, ma anche qualitativo), come alieni, robot, mutanti (infatti la psicostoria è applicabile solo ai comportamenti degli esseri umani, per cui le reazioni di esseri diversi, come gli alieni, le risulterebbero del tutto imprevedibili) 

  1. non avvenga fra il momento in cui la previsione viene stipulata e il momento in cui dovrebbe avverarsi una sostanziale e imprevedibile modifica nella società umana (per esempio grandi progressi tecnologici non prevedibili o previsti ma considerati tanto poco probabili da sembrare impossibili)” (Fonte WIKIPEDIA) 

 

Niente di nuovo sotto il sole quindi?  

Beh non proprio, come dice giustamente Accoto il futuro non è nelle “menti” degli psicostoriografi ma in quelle dei programmatori degli algoritmi di analisi anche se poi (si spera non volendo vivere in Matrix) la “gestione” dei risultati resterà sempre e comunque un “affare umano” dove il “fattore umano” ha sempre il sopravvento e non credo ci sia da essere purtroppo soverchiamente tranquilli rispetto all’etica di chi eventualmente tali dati avrà poi modo di utilizzare. 

Etica, Potere, Manipolazione del Consenso sono per altro vertici di un Triangolo delle Bermuda in cui c’è davvero il rischio di finire e non vedo una soluzione all’orizzonte anche perché la “problematica etica” dell’uso previsionale dei BIG DATA si intreccia “tragicamente” con l’appetizione “oracolistica” della nostra società. 

Se da un lato infatti la tecnologia ci consente di “immaginare il futuro” il nostro “soggetto collettivo” ci spinge a cercare “oracoli” a cui attaccarci nel nostro “procedere verso il futuro” vissuto come sempre più incerto e precario. 

E’ il mondo variegato delle fake news a cui in tanti si attaccano per avere “certezze” a cui ancorarsi e in cui credere. Una volta le certezze erano scolpite nei bassorilievi delle cattedrali gotiche che raccontavano al popolo analfabeta il cammino verso la salvezza oggi in un mondo senza certezze il complottismo è la nuova religione e la ricerca di un nemico la vera modalità  regressiva di aggregazione sociale e politica. 

I grandi templi oracolari dell'antichità erano soprattutto greci. L'oracolo più noto era la Sibilla, o più esattamente la Pizia del Tempio del Dio Apollo a  Delfi. L’oracolo era la voce del divino che si manifestava in maniera oscura ma forte agli uomini che lo ricevevano attraverso la mediazione del sacerdote interpretante. 

L’oracolo di oggi non ha mediazioni si manifesta direttamente parlando la lingua di chi lo vuole ascoltare. 

Spesso non ha  a che fare col “potere” anzi si pone apparentemente come voce di un contropotere ribelle purtroppo, spesso, pure al buon senso. 

Il vero guaio è che io vedo sempre più chiara la prospettiva in cui l’attitudine oracolare del nostro vivere digitale ( possibilità di tracciare e correlare i dati) si coniughi con la voglia di potere veicolata attraverso la proposta di nuovi oracoli (di cui la gente ha sommo bisogno tranquillizzante) i cui messaggi derivino dalle analisi dei dati allo scopo di conquistare un potere molto forte poiché radicato nell’inconscio e per ciò stesso assai legante e poco discutibile razionalmente. 

Per altro se Il bisogno oracolare è presente nell’inconscio, anche la spinta alla verità è presente e la capacità dell’Io di mediare con la ragione finora non è mai venuta meno, basta esserne consapevoli. Basta farlo…

       

 

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1 commento

  1. r.maragliano

    Fai bene, Francesco, a
    Fai bene, Francesco, a richiamare il bel saggio di Cosimo Accoto. Bisognerebbe leggerlo o rileggerlo proprio ora, ora che siamo nel pieno dell’incertezza sul futuro e che dunque rischiamo di considerare l’aiuto che ci viene dal sensorio e dall’intelligenza digitali (dalla tecnologia) non come una risposta alla nostra volontà di sapere ma come l’effetto di una aliena società del controllo. Ora che preferiamo guardare al passato, che ci sembra sicuro, anche se non lo è, piuttosto che confrontarci con un futuro oracolare che ci impegna a decidere ora, subito, in una prospettiva o in un’alta. Pensiamo alla politica, alle miseria dei discorsi che sentiamo, qui da noi, alla periferia, in questo mese di sospensione. Confrontiamo i balbettii di questo o quel ministro (uso il neutro) con gli unici due discorsi che in questi giorni ci hanno portato sul terreno (onlife, ovviamente) delle decisioni da prendere per costruire (e non subire) il futuro. Quello di Renzo Piano e quello di Mario Draghi.

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