“Il corpo non dimentica. L’io motorio e lo sviluppo della relazionalità”, edito da Raffaello Cortina, è un titolo bellissimo ma, ovviamente, ancor più significativo è il libro che Massimo Ammaniti e Pier Francesco Ferrari hanno scritto compiendo, attraverso riflessioni profonde e illuminate, un’operazione che getta luce su quanto pareva restare ai più oscuro e lancia prospettive di grande interesse per la comunità psicoanalitica e scientifica. Scrive Lynne Murray nell’accurata prefazione: “Questo libro riesce nell’impresa di chiarire la profonda connessione esistente tra motorio e interpersonale, e ci riesce tenendo come punto di riferimento lo sviluppo della relazione precoce genitore-figlio. Si tratta di una sintesi di ampio respiro e grande originalità, che attinge alla ricerca negli ambiti della biologia, delle neuroscienze e della psicologia dello sviluppo, così come alle intuizioni della filosofia, della teoria psicoanalitica, dell’esperienza clinica e del sapere culturale, per sostenere la posizione di una cognizione sociale che è, fondamentalmente, ‘radicata nel corpo’. Questo libro notevole è una lettura imprescindibile non solo per studiosi e clinici, ma anche per chiunque cerchi di comprendere i fondamenti essenziali della natura umana”.
Gli undici capitoli attraversano le memorie neonatali iscritte nel corpo, il contesto materno, lo sviluppo dell’Io motorio e, passando per la relazionalità del corpo tra sviluppo cerebrale e sviluppo motorio, approdano all’architettura funzionale madre-bambino, all’esperienza motoria e sistema dei neuroni specchio e al sistema nervoso autonomo e attaccamento.
Fu Freud a scrivere nel saggio del 1922, “L’Io e l’Es, che “l’Io è un’entità corporea”, aggiungendo, in una nota del 1927, che “l’Io è in definitiva derivato da sensazioni corporee provenienti dalla superficie del corpo. Esso può dunque venir considerato come una proiezione psichica del corpo”. Chiariscono gli autori: “Oggi questa ipotesi di Freud è stata confermata da molti studi e ricerche che hanno esplorato le dinamiche corporee nello sviluppo infantile, dalla gravidanza ai primi anni di vita, e che hanno trovato ulteriori evidenze negli studi delle neuroscienze. Anche in campo clinico la terapia della parola, che ha fondato la cura psicoanalitica, si è modificata valorizzando le comunicazioni preverbali ex extraverbali fortemente intrecciate con il corpo, che ne hanno ampliato lo scenario relazionale. Il libro cerca di esplorare questi nuovi ambiti della ricerca in campo infantile e neurobiologico per poi prendere in considerazione le implicazioni cliniche”.
Proprio sulle implicazioni cliniche, dopo la lettura del libro, invito il lettore a indugiare poiché sono le pagine finali che danno concretezza e sostanza a tutto il volume, un volume di rilievo, un volume che mancava, un volume in cui lo psicoanalista e il neuroscienziato nonché etologo hanno condiviso ed evidenziato maestria e metodo, capacità di studio, di ricerca e d’analisi.
Gli undici capitoli attraversano le memorie neonatali iscritte nel corpo, il contesto materno, lo sviluppo dell’Io motorio e, passando per la relazionalità del corpo tra sviluppo cerebrale e sviluppo motorio, approdano all’architettura funzionale madre-bambino, all’esperienza motoria e sistema dei neuroni specchio e al sistema nervoso autonomo e attaccamento.
Fu Freud a scrivere nel saggio del 1922, “L’Io e l’Es, che “l’Io è un’entità corporea”, aggiungendo, in una nota del 1927, che “l’Io è in definitiva derivato da sensazioni corporee provenienti dalla superficie del corpo. Esso può dunque venir considerato come una proiezione psichica del corpo”. Chiariscono gli autori: “Oggi questa ipotesi di Freud è stata confermata da molti studi e ricerche che hanno esplorato le dinamiche corporee nello sviluppo infantile, dalla gravidanza ai primi anni di vita, e che hanno trovato ulteriori evidenze negli studi delle neuroscienze. Anche in campo clinico la terapia della parola, che ha fondato la cura psicoanalitica, si è modificata valorizzando le comunicazioni preverbali ex extraverbali fortemente intrecciate con il corpo, che ne hanno ampliato lo scenario relazionale. Il libro cerca di esplorare questi nuovi ambiti della ricerca in campo infantile e neurobiologico per poi prendere in considerazione le implicazioni cliniche”.
Proprio sulle implicazioni cliniche, dopo la lettura del libro, invito il lettore a indugiare poiché sono le pagine finali che danno concretezza e sostanza a tutto il volume, un volume di rilievo, un volume che mancava, un volume in cui lo psicoanalista e il neuroscienziato nonché etologo hanno condiviso ed evidenziato maestria e metodo, capacità di studio, di ricerca e d’analisi.
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