Trovo che l’uomo di Scienza ed il Poeta si assomiglino fra loro molto più di quanto sembri, distinguendosi sia dall’arido materialista (per il quale esiste solo la realtà oggettiva), sia dal mitomane (per il quale esiste solo la fantasia, nella quale tende a rifugiarsi). Il difficile compito dello Psichiatra comporta la necessità d’essere, contemporaneamente o in rapida successione, sia Scienziato, sia Poeta. Purtroppo, è molto facile che, in noi psichiatri, prevalga invece il materialista, oppure il mitomane.
Cerco di spiegarmi meglio. In ciascuno di noi esistono due importanti facoltà: da un lato, l’esame di realtà, che ci permette di percepire le cose e le persone come sono (che ci piacciano o non ci piacciano), e non come desideriamo, o temiamo, che siano; e neppure come dovrebbero essere in base ai nostri princìpi. D’altro lato, esiste la fantasia, in cui trovano libera espressione i nostri desideri, o le nostre paure, o i nostri ideali. Sia nello Scienziato, sia nel Poeta, la contrapposizione dialettica fra realtà e fantasia produce, come sintesi, l’immaginazione creativa. Lo Scienziato di valore non può essere privo di fantasia: gli mancherebbe quell’alimento all’immaginazione creativa che gli permette di formulare nuove ipotesi. Nel vero Poeta non può essere assente l’esame di realtà (anche se, nella percezione corretta delle realtà interiori, non si può parlare propriamente di “oggettività”, ma piuttosto del “distacco” che consente di percepire le emozioni senza esserne travolti); la sua opera, se tale facoltà gli mancasse, sarebbe espressione di una pura fuga nella fantasia, come tale incapace di affrontare tutto ciò che realmente si oppone alla pienezza della vita. L’attività immaginativa del vero Poeta gli consente di rappresentarci realtà umane altrimenti intollerabili, ripristinando, così, quell’armonia interiore che si manifesta come sentimento di Bellezza.
Al vero Poeta non può essere estranea la Verità (quella interiore); analogamente, al vero Scienziato non può essere estranea la Bellezza: è il sentimento che suscita la sua capacità di porre sotto il dominio dell’istanza razionale le realtà (esterne e interiori) che, altrimenti, risulterebbero estranee e incomprensibili. Anche lui ci permette, con le sue ipotesi (che, naturalmente, si premurerà di verificare o accantonare) di ripristinare, in tutti noi, un’armonia interiore di fronte al mondo e col mondo.
La funzione dello Psichiatra che sa fare il suo difficile mestiere può essere definita come un’attività poetica e scientifica applicata ad un singolo individuo, ossia mirata a risolvere gli specifici problemi di ogni particolare paziente. Infatti il suo scopo, ossia il ripristino della padronanza di sé da parte del malato, non può essere disgiunto dal restaurato dominio dell’istanza razionale, e dal sentimento di armonia interiore che nasce dal superamento di conflitti, o carenze, o interferenze del fattore somatico o sociale sull’attività della mente.
All’opposto, lo psichiatra materialista (o “obbiettivista”) tenderà a trasmettere la propria aridità interiore al suo malato. Lo psichiatra “mitomane” (quello che non sa confrontare le sue fantasie con la realtà: l’antipsichiatra negazionista della malattia, o quello che confonde la scienza con l’ideologia) tenderà ad indirizzare il paziente su strade che non portano da nessuna parte.
In sintesi: la pratica di una buona Psichiatria è una questione di cultura, e soprattutto della padronanza di sé che consente di far coesistere e far interagire le due funzioni mentali di cui ho parlato (l’esame di realtà e la fantasia), senza che nessuna delle due prevalga a discapito dell’altra.
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