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PTSD E SPAZIO PERIPERSONALE: DA UN ARTICOLO DI DANIELA RABELLINO ET AL.

26 Mag 21

A cura di avico.raf


In questo articolo di Daniela Rabellino, pubblicato insieme al gruppo di lavoro di Ruth Lanius, definisce e compie molteplici osservazioni a proposito del concetto di “spazio peripersonale”.

Lo spazio peripersonale definisce uno spazio “percepito” intorno al corpo come particolarmente saliente e oggetto di attenzione peculiare da parte di un individuo, con funzione sia “fattuale” (nello spazio intorno a me eseguo compiti e trasformo la realtà), sia difensiva (nello spazio intorno a me sono presenti  “sensori di prossimità” che mi consentono di percepire minacce, vicinanze più o meno gradite, segnali di pericolo).

Il gruppo di lavoro mette in connessione questo concetto con differenti aspetti di psicopatologia, dopo averne dettagliato i correlati neuroanatomici (si veda l’articolo stesso per i dettagli).

In particolare gli autori osservano che:

  • tramite la misurazione del “hand blink reflex” si è potuto osservare come gli individui ansiosi presentino uno spazio peripersonale più grande
  • alcuni studi osservarono come in individui affetti da fobia, lo spazio peripersonale fosse più grande: da qui l’ipotesi che alcuni disturbi come la claustrofobia fossero procurati dalla necessità di difendere uno spazio peripersonale più ampio; la valutazione dell’elemento presente nello spazio peripersonale sembra inoltre giocare un ruolo fondamentale nella rappresentazione di tale spazio (ad es., uno studio con soggetti aracnofobici osservò come lo spazio peripersonale diventasse più grande in presenza di ragni ma non all’avvicinarsi di farfalle)
  • alcuni studi osservarono che in determinati disturbi lo spazio peripersonale fosse autovalutato o misurato di dimensioni anomale (molto ristrette nell’autismo, di grandezze variabili per la schizofrenia -come a conferma dell’estremo coinvolgimento della dimensione corporea e in questo caso peri-corporea dei disturbi psicotici “puri”)

Per quanto riguarda il trauma e il PTSD, questo studio rappresenta il primo approfondimento sulla correlazione esistente tra dimensione dello spazio peripersonale, e la presenza di uno stato post-traumatico.

Gli individui affetti da PTSD, come sappiamo, sono individui iperestesici, con un senso acuito dallo stato di allarme protratto tipico dello stato post-traumatico, con iperarousal e risposte corporee di Attacco/fuga.

Per questo, gli autori ipotizzano la presenza di uno spazio peripersonale di dimensioni più ampie nel PTSD, che indicherebbe la necessità di creare una zona di difesa più ampia attorno al proprio corpo.

Le caratteristiche di plasticità e dinamicità di tale spazio (per un spiegazione di questi concetti si veda l’articolo) sarebbero inoltre notevolmente ridotte, con una relativa rigidità nell’interazione con l’ambiente circostante. Al contrario, i ricercatori propongono che nel PTSD con sintomi dissociativi lo spazio peripersonale si presenti con una grande variabilità di dimensioni a seconda dello stato psicologico momento per momento, con una difficoltà nella differenziazione tra il sè e l’ambiente circostante e tra il sè e l’altro.

Studi precedenti avevano rivelato inoltre, a supporto di quest’ultima ipotesi, la presenza di un PTSD con sintomi dissociativi e una differente rappresentazione corporea tramite un test costruito sulla “sindrome dell’arto fantasma”. In particolare era stato indagato quanto la presenza di un PTSD con e senza sintomi dissociativi potesse alterare la rappresentazione corporea.

Presi nel loro complesso, questi risultati vanno a costruire una quinta dimensione ipotizzata di impatto del trauma (lo spazio peripersonale appunto), con una differente modalità di percepire lo spazio intorno a sé per chi sopravviva a un trauma protratto o unico, da mettere insieme alle altre 4 dimensioni “alterate” dal trauma indagate dal gruppo di Ruth Lanius (emozioni, pensiero, tempo, corpo), come approfondimento nel fondamentale testo La cura del Sé traumatizzato qui recensito. 

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