I cambiamenti nella nostra cultura, nella scienza, nella mentalità prevalente, in che direzione stanno procedendo? Verso il progresso in direzione di una maggiore consapevolezza e di un più alto livello di civiltà, oppure verso una tendenziale regressione alla barbarie? Adottando il concetto di “Sé di gruppo” di Kohut, possiamo constatare che quel che si verifica nell’individuo è del tutto simile a quel che accade nelle comunità: ogni cambiamento è il risultato dello scontro fra la tendenza ad un più alto livello di evoluzione e la tendenza regressiva. Entrambe sono costantemente presenti, ed è un grave errore disconoscere l’una o l’altra, sebbene ciascuna delle due possa assumere le mentite spoglie della rivale.
Lo scontro è più che mai aperto riguardo alla conoscenza della dimensione soggettiva umana, ossia della vita interiore. Finché, come qualcuno continua a fare, viene negato il valore dell’introspezione e dell’empatia quali appropriati strumenti d’indagine, la vita interiore non può essere ritenuta oggetto di un’esplorazione affidabile, di tipo scientifico. Infatti, chi adotta tale opinione “negazionista” dovrebbe rispondere a questa domanda: di quali altri strumenti d’indagine disponiamo? Di quelli impiegati negli studi sul substrato neurobiologico della mente? Pensarlo equivale a ritenere che, per comprendere un quadro di Caravaggio, basti studiare le proprietà chimiche dei colori da lui impiegati, o che sia sufficiente capire le proprietà fisiche delle note musicali per comprendere una sinfonia di Beethoven. Altri, negando l’esistenza di strumenti d’indagine affidabili, sostengono, di fatto, che il mondo interno umano sia inconoscibile.
Le conseguenze sono, a mio avviso, molto gravi: da un lato, c’è il materialista che nega l’importanza, o persino l’esistenza, di una vita interiore; d’altro lato, c’è chi sostiene che quanto si può dire sul mondo interno non possa che essere preda di convinzioni superstiziose, o di credenze religiose fanatiche, o di ideologie. In assenza dei punti fermi che un’indagine di tipo scientifico può individuare, ci si sente autorizzati, riguardo alla vita interiore, ad affermare tutto e il contrario di tutto, in base al capriccio dei nostri desideri, o delle nostre paure, o di concezioni dogmatiche e irrazionali. Si perde di vista quel che siamo, e lo si confonde con quel che vorremmo, o dovremmo essere, o temiamo di essere. Estremamente gravi, poi, sono le conseguenze della convinzione, travestita da concetto “scientifico”, che certi esseri umani non sono “veri” esseri umani con le loro esigenze insopprimibili, o che non lo sono del tutto: si tratta delle concezioni alla base delle persecuzioni razziali e delle ingiustizie perpetrate ai danni del neonato, o della donna, o del maschio, o dell’omosessuale, o dell’essere umano in fase intra-uterina, o del malato di mente. Qui la tendenza regressiva alla barbarie si traveste da progresso, e la pulsione di morte assume le mentite spoglie della pulsione di vita.
Come individuare quei punti fermi, riguardo a come effettivamente siamo interiormente, sulla conoscenza dei quali fondare un cambiamento verso un autentico progresso? I Poeti di tutti i tempi non hanno mai avuto dubbi sull’esistenza di queste realtà interiori certe, e del modo per accedervi: le percepiscono direttamente tramite le loro capacità introspettivo-empatiche; analoghi testimoni attendibili dei fatti reali del mondo interno sono molti predicatori religiosi, molti filosofi, molti storici, molti psicoanalisti. Alla persona che non intende cadere preda delle tendenze regressive alla barbarie conviene seguire il loro stesso modo di procedere, ed arricchire la propria cultura comportandosi come il giudice che, selezionati i testimoni di comprovata affidabilità, li ascolta e, sulla base di quanto essi dichiarano da diversi punti di vista, si forma un’opinione.
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