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Psicologia individuale e di razza secondo la Scuola costituzionalistica genovese (1932)

1 Apr 22

A cura di Luigi Benevelli

 Giuseppe Vidoni, psichiatra e collaboratore di Nicola Pende nel periodo genovese, parte dal  riferimento all’etnochimica, ossia allo studio della costituzione chimica della razza, in specie i gruppi sanguigni, e cita Lombroso che “mezzo secolo fa” aveva messo in rilievo le differenze di resistenza alla tubercolosi degli Ebrei rispetto agli altri “cittadini conviventi” per affermare che la razza “può rappresentare un grande fattore di predisposizione a certe forme di delinquenza, a certe malattie nervose e mentali, non solo, (ma però anco) imporre diverse fisionomie ai quadri morbosi”, come mostrerebbero gli studi di psichiatria etnica.
Vidoni raccomanda che i dati siano trattati con grande cautela perché “non si deve nemmeno discutere come nella costituzione delle diverse varietà del genere umano ben risulta, non di rado, cospicua la mescolanza dei vari tipi, dei quali solo pochissimi ed eccezionalmente sono, infatti, rimasti puri nei caratteri, pur potendo […] mantenersi caratteristiche le linee fondamentali”. E cita Viola, e soprattutto Pende per il quale prendendo in considerazione gli individui in tutte le  loro componenti morfologiche, umorali, neurologiche e nelle loro reciproche correlazioni, le affinità psicologiche di una razza o una stirpe hanno intimi legami con le affinità psichiatriche. Qui  esisterebbero due grandi categorie dai tratti psichici fondamentalmente antagonistici: i tachipsichici e i bradipsichici. La psicogenesi degli individui ripete l’evoluzione psichica dell’umanità per cui da un tipo primitivo di emozionalità istintiva esagerata, di subiettività e di pensiero fantastico-mitico si va verso una crescente sublimazione degli istinti e dei sentimenti. Secondo Pende, ancora, vi è antagonismo tra le due grandi forze psichiche, quella emotiva e quella intellettiva.
Molti dei caratteri mentali specifici di certe razze sono dovuti piuttosto alle condizioni sociologiche ed ambientali: in tale caso, quindi, si tratterebbe quindi più di psicologia collettiva  che di razza in senso stretto. Per questo è difficile definire il concetto di razza. In Italia ad esempio,  le razze originarie sono quelle mediterranee,  litoranee, celtiche, adriatiche con l’aggiunta di quelle germaniche e mongoliche. Pertanto non esiste “una sola stirpe italica” in aggiunta al fatto che “nessuno ha mai dimostrato che esista un tipo mentale unico ed esclusivo di una determinata razza”. Quindi “escluse le razze universalmente riconosciute come primitive”, in ogni razza europea si riscontrano il tipo tachpsichico sentimentale-intuitivo, sintetico e quello bradipsichico, logico-analitico cui va aggiunto uno strato “primitivo”.
Forse nessuna nazione, quanto l’Italia, ha “risentito durante i secoli dei danni del regionalismo biologico e biopsicologico, cioè della divisione morale e intellettuale delle varie stirpi che la compongono. Quando le attitudini ed i valori muscolari, sentimentali, artistici, intellettuali di ciascuna di esse saranno esplorati e conosciuti, la nostra patria, così nell’organizzazione delle forze politiche come nell’organizzazione delle grandi industrie , ed anche nell’organizzazione di grandi centri di ricerca scientifica, raggiungerà l’ideale di realizzare, accrescere  e fondere insieme armonicamente quanto meglio può dare ciascuna delle nostre stirpi ricche di tradizioni di civiltà, quale più nel campo artistico, quale più nel campo scientifico-teoretico, quale più nel campo pratico, tecnico, economico: poiché la nostra gloriosa storia c’insegna che noi possediamo, per un vero privilegio di polivalenza biologica e psicologica, e muscoli e cuore e cervelli capaci, se ben riconosciuti ed armonizzati e protetti dallo Stato coordinatore, di assicurarsi ancora un nuovo avvenire glorioso, il primato nei più vari campi dell’attività e del progresso umano”. E qui Vidoni  propone, “se mi è lecito aggiungere qualche elemento umile di pratica, di realizzare, con più efficacia  di quanto avvenga ora, opere di igiene e profilassi mentale in armonia alle leggi generali della bonifica. fisica e psichica- della nostra gente”. Al riguardo sottolinea l’importanza della psicotecnica  per la scelta del lavoro in cui ciascuno può dare il meglio.
Il lavoro dell’Istituto biotipo psicologico di Genova ha evidenziato la persistenza dei caratteri delle stirpi originarie dovuta alla funzione normalizzatrice della donna (Pieraccini) nella trasmissione ereditaria dei caratteri biologici, funzione che opera a correzione delle oscillazioni fisiologiche e patologiche troppo forti. Nell’eredità biologica l’influenza del padre favorisce la variabilità e l’individualità; quella della madre tende a conservare il tipo medio “ma armonicamente cooperando nell’interesse supremo di assicurare il perfezionamento della stirpe” ( v. l’eredità dei barbari invasori- maschi minoritari- assorbita dalle stirpi autoctone tramite appunto le donne). E critica Günther che  proponeva “la solita deprecabile distinzione di razze superiori e razze inferiori”.
Secondo Pende, “la verità biologica e realistica è […] che esistono in seno ad una razza stessa stirpi fisiologicamente e psicologicamente diverse, e cioè aggregati umani biologico-sociali e storico-biologici, e non soltanto etnici ed antropologici”. Non sono da confondersi comunque le nostre stirpi mediterranee con quelle del Nord Africa o dell’Asia Minore, così come i caratteri biopsicologici delle nostre stirpi italiche di razza celtica con quelli della stessa razza viventi nella vicina Francia o nella vicina Svizzera perché “le nostre genti nordiste hanno mentalità diverse da quelle che abitano Francia o Svizzera  come dimostrato dalla storia, dalle manifestazioni intellettuali ed artistiche e, purtroppo oggi, anche dalla profonda differenza di idee politiche”. Pertanto  è possibile realisticamente parlare solo di psicologia delle stirpi e non di psicologia delle razze distinte per i caratteri fisici: indice cranico, forma cranica, statura, colore dei capelli e degli occhi ecc.
Vidoni e Tamburri (con Pende) avevano studiato i principali tipi etnici psicologici di origine atlanto-mediterranea del popolo italiano, cominciando da Lazio, Campania, , Abruzzo, Sannio, Basso Adriatico, Calabria per risalire a Umbria, Toscana. Isole, Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, Veneto. La ricerca aveva riguardato il censimento “dei valori mentali delle nostre stirpi”, ossia  la misura delle percentuali dei “tre tipi umani fondamentali”di mentalità fantastica, di mentalità concreta e di mentalità astratto-teoretica riscontrabili nelle varie Regioni.
Lo studio aveva evidenziato un’”interessante analogia con quelle qualità così caratteristiche dell’antico popolo romano, quale lo spirito eminentemente realistico e pratico, la potenza espansiva e colonizzatrice per le vie di terra e di mare, la mentalità giuridica, organizzatrice di sani rapporti giuridici e commerciali tra le genti, una mentalità essenzialmente politica che ha saputo creare così la Repubblica romana e l’Impero come il Comune medioevale”.

Per intanto, “ la psicologia, sia individuale, sia collettiva, non può oramai astrarre dalla valutazione biologica “; il pensiero ha profonde radici autonome, ma su questo pensiero opera pure il mordente delle situazioni biologiche. […] Oramai non sono pochi quelli che ritengono che le scaturigini del pensiero derivino da tutto l’organismo, da tutte le componenti che, attraverso il patrimonio di stirpe, di razza e individuale, costituiscono una concreta personalità”.
 
 Luigi Benevelli ( a cura di)

Mantova, 1 aprile 2022

Nota: le citazioni sono tratte da Giuseppe Vidoni, I concetti della Scuola costituzionalistica di Genova   sulla psicologia individuale e di razza,  "Giustizia penale", vol. XXXVIII, pp. 271-281, 1932.   

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