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Tracciamenti, la dittatura digitale

9 Lug 22

A cura di Sarantis Thanopulos

NDR: Il tema toccato da Thanopulos è assai complesso: non si tratta di essere tecno-ottimisti o tecno-luddisti si tratta di prendere atto del cambio di paradigma sociale che la rivoluzione digitale ha messo in atto. Non si torna indietro ma è compito della Politica, una Politica preparata e consapevole, dettare le regole e dare un'etica all'innovazione. 

L’eliminazione da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti della legge federale che aveva reso legale l’aborto, ha dato via libera a un potente apparato già pronto di tracciamento digitale delle donne intente a abortire. Il tracciamento può consentire alla polizia, ai pubblici ministeri e ai soggetti privati che sono contro l’aborto di sorvegliare e perseguire le donne incinte che vorrebbero abortire o di metterle alla gogna. È sufficiente usare la geolocalizzazione dei movimenti, la cronologia delle ricerche nel web, i dati degli acquisti online, i messaggi e le attività sul social media.

Il controllo digitale dei cittadini è il cavallo di Troia del totalitarismo all’interno della democrazia contemporanea. Il totalitarismo non è un progetto che alberga in alcune menti o raggruppamenti criminali (che pure esistono e si danno da fare): esso è un processo anonimo di svuotamento erotico, affettivo e mentale delle nostre relazioni che le disumanizza e le trasforma in un sistema di operazioni calcolabili, riproducibili e ripetitive. L’incombente scontro sull’aborto non avrà le stesse caratteristiche di prima. Ciò che nei fatti è preso di mira è il diritto dei cittadini di avere una loro vita privata, gestita in modo personale. L’integralismo dei sei membri di destra della Corte Suprema americana non è fondato sulla fede, ma sull’ossessione di una vita uniforme dove ogni cosa sta sul suo scaffale ed è numerata.

I pericolo che la digitalizzazione rappresenta per la libertà è evidente da sempre, ma non si è fatto mai nulla di serio per fronteggiarlo. Il campo del digitale gode di un’immunità giuridica senza precedenti. Le due obiezioni più frequenti a ogni tentativo di regolamentarlo, godono di grande consenso. La prima sostiene che il digitale è troppo complesso, difficile da controllare. Una bella mistificazione: i legislatori controllano i sistemi che devono ridurre alla legalità, stabilendo con rigore i limiti dello loro sviluppo e del loro uso, in modo da favorire i benefici che possono dare e impedire i danni che possono provocare; se cercano di padroneggiare la complessità tecnica si fanno risucchiare nella sua logica che con la gestione politica dell’interesse comune nulla ha a che fare.

La seconda obiezione è che la digitalizzazione è inarrestabile, ad essa bisogna adattarsi perché rappresenta il progresso. La sovrapposizione tra progresso tecnico e prosperità è forte nella mente collettiva. La tecnologia è diventata un oggetto religioso, come “oppio” delle masse è potente.

Le grandi invenzioni tecniche -la ruota, la vela, la scrittura, la stampa, il motore a vapore, il telefono, l’energia atomica, il computer- hanno migliorato le condizioni materiali della nostra esistenza. Tuttavia, essendo neutrali dal punto di vista etico, hanno da sempre servito il male ugualmente al bene e più evolvono più si dimostrano di micidiale efficacia al servizio del primo. Usate per promuovere l’iniquità sociale e conformare i cittadini a un vivere in freddi spazi geometrici legati tra di loro da algoritmi, hanno favorito la dissoluzione di tutte le relazioni. Potenziale sostegno della realizzazione dei nostri desideri, hanno funzionato soprattutto come strumento della loro perversione in bisogni che consumano, annientandoli, i loro oggetti. Il loro sviluppo incontrollato rappresenta una delle più importanti fonti della distruzione della natura e significherà pure qualcosa il fatto che di esse non si fa un uso reale per proteggerla. Facilitando dal punto di vista logistico il nostro fare, ci impigriscono dal punto affettivo e mentale. È palese che migliorando la condizione materiale di una minoranza hanno impoverito la qualità della vita di tutti. La società super-tecnologica produce angoscia e infelicità come mai è accaduto prima.

La definizione dello sviluppo e dell’uso del digitale sarà il principale campo di battaglia tra democrazia e totalitarismo che deciderà il nostro destino.

 

 

 

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