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Mandato di arresto della Corte Penale Internazionale contro Putin: ma in concreto, che significa?

7 Apr 23

A cura di Emilio Robotti

Il 17 marzo 2023, la Camera preliminare II della Corte penale internazionale (ICC) ha emesso su richiesta del Procuratore della Corte Mr. Karim Khan KC due mandati di arresto nei confronti di Vladimir Vladimirovich Putin, Presidente della Federazione Russa e Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Commissario per i diritti dei bambini presso l'Ufficio del Presidente della Federazione Russa, per la commissione del crimine di genocidio commesso in Ucraina.
 
Il Presidente Putin sarebbe infatti responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione Russa (ai sensi degli articoli 8(2)(a)(vii) e 8(2)(b)(viii) dello Statuto di Roma) commesso nel territorio occupato dall'Ucraina almeno a partire dal 24 febbraio 2022. Una responsabilità individuale per i suddetti crimini, sia per aver commesso gli atti contestati direttamente, congiuntamente con altri e/o attraverso altri, sia per non aver esercitato un controllo adeguato sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti, o hanno permesso la loro commissione, e che erano sotto la sua effettiva autorità e controllo, in virtù della responsabilità gerarchica.
 
La signora Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Commissaria per la Presidenza Russa, sarebbe responsabile degli stessi crimini per averli commessi direttamente, congiuntamente ad altri e/o tramite altri (articolo 25(3)(a) dello Statuto di Roma).
 
I mandati di arresto sono stati secretati come in altri casi per proteggere le vittime e i testimoni oltre che per compromettere le indagini ancora in corso; tuttavia, la Camera della Corte Penale Internazionale ha deciso di rendere comunque pubblica la notizia dell’emissione dei mandati, dell’indicazione dei reati contestati e dei nomi degli indagati per contribuire a prevenire la commissione di ulteriori crimini.
 
Ma cosa significano questi mandati di arresto e quali conseguenze possono avere per i due indagati?
 
Per comprenderlo bisogna innanzitutto considerare la natura della Corte Penale Internazionale, che, in primo luogo, non è un organo delle Nazioni Unite, ma una Corte indipendente, anche se le sue indagini possono essere avviate su sollecitazione ONU per il tramite del Consiglio di Sicurezza.
Sono Stati parte dello Statuto di Roma, che ha istituito la Corte penale internazionale, 123 Paesi. Tra gli Stati parte non sono presenti ad esempio gli USA, la Cina, la Federazione Russa, l’India. Nemmeno l’Ucraina, ma quest’ultima ha già accettato due volte la giurisdizione della Corte per presunti crimini commessi sul suo territorio dal 2014 e quindi dagli episodi iniziali che poi si sono trasformati nella guerra a tutti gli effetti in corso oggi dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
La Corte è nata sull’esperienza dei tribunali speciali Internazionali costituiti ad hoc, a partire da quello di Norimberga fino ai più recenti per l’Ex Jugoslavia ed il Rwanda ed ha giurisdizione su quattro crimini principali, allorché la giustizia dello stato nazionale interessato non possa, o non voglia indagare e giudicare su di essi:
1)             Il crimine di genocidio, caratterizzato dall'intento specifico di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso uccidendone i membri o con altri mezzi, come causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per portarlo alla distruzione fisica in tutto o in parte; imponendo misure volte a impedire le nascite all'interno del gruppo; o trasferendo (come nel caso contestato al Presidente Putin ed alla Commissaria Lvova-Belova) con la forza i figli del gruppo a un altro gruppo.
2)             Crimini contro l'umanità, che sono gravi violazioni commesse come parte di un attacco su larga scala contro qualsiasi popolazione civile. Le 15 forme di crimini contro l'umanità elencate nello Statuto di Roma comprendono reati come l'omicidio, lo stupro, l'imprigionamento, le sparizioni forzate, la riduzione in schiavitù, in particolare di donne e bambini, la schiavitù sessuale, la tortura, l'apartheid e la deportazione.
3)             Crimini di guerra, che sono gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra nel contesto di un conflitto armato e comprendono, ad esempio, l'uso di bambini-soldato, l'uccisione o la tortura di persone come civili o prigionieri di guerra, la direzione intenzionale di attacchi contro ospedali, monumenti storici o edifici dedicati alla religione, all'istruzione, all'arte, alla scienza o a scopi caritatevoli.
4)             Crimine di aggressione. Si tratta dell'uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l'integrità o l'indipendenza di un altro Stato. Tuttavia, per quanto riguarda l’aggressione della Russia all’Ucraina, questo reato non è probabilmente contestabile per questione di giurisdizione della Corte.
5)              
La Corte non è un “Tribunale degli Stati” come è invece la Corte Internazionale di Giustizia (che per altri versi, peraltro, si sta occupando anche della Guerra Russia – Ucraina) ma giudica invece individui responsabili dei crimini sui quali la Corte ha giurisdizione, anche qualora tali individui, come ad esempio i capi di stato, godano dell’immunità riconosciuta dal diritto internazionale. Immunità che “cede” di fronte alla giurisdizione della Corte.
 
L’emissione di un mandato di arresto non significa che l’indagato sia colpevole: la colpevolezza può seguire solo dopo la celebrazione di un processo con tutte le garanzie di difesa e la sentenza di condanna.
 
Il mandato di arresto dignifica però che le indagini del Procuratore della Corte, che è un suo organo indipendente, hanno evidenziato l’esistenza di elementi sufficienti a supportare la richiesta che l’apposita Camera della Corte ha ritenuto di approvare nel caso di Putin e di Lvova-Belova.
 
Ovviamente, Putin, il Presidente della Federazione Russa, e la Commissaria per i diritti dei bambini presso la sua presidenza, non corrono alcun rischio di essere arrestati nella Federazione russa, che non è nemmeno stato parte dello Stuto di Roma.
 
Tuttavia, i 123 stati parte dello Statuto di Roma che ha istituito la Corte (tra i quali l’Italia) hanno oggi l’obbligo, qualora i due indagati si trovassero sul loro territorio e nonostante l’immunità di cui possano godere, di arrestarli e tradurli all’Aja presso la Corte Penale Internazionale.
 
Di fatto, questo significa che il Presidente della Federazione Russa non potrà spostarsi liberamente come prima al di fuori della Federazione Russa; non nel territorio di Stati parte dello Statuto.
La posizione del Presidente Putin risulta però in questo modo ulteriormente compromessa: anche se si limitasse a spostarsi in Paesi che non hanno aderito allo Statuto istitutivo della Corte, come la Cina o l’India, ad esempio, questi ultimi certamente non ne guadagnerebbero dal punto di vista dei rapporti diplomatici.
Mentre una visita dei due indagati in uno stato parte dello Statuto di Roma che non provvedesse ad eseguirne l’arresto, rappresenterebbe una grave violazione del diritto internazionale.
 
Per questo c’è chi si è subito scagliato contro i mandati di arresto, sostenendo che in questo modo si limiterebbe la possibilità di risolvere pacificamente il conflitto tra Ucraina e Russia, impedendo al Presidente di quest’ultima di partecipare ad eventuali trattative.
Un’argomentazione francamente non convincente, perché ovviamente il mandato di arresto pendente non impedirebbe di svolgere le trattative, anche con la partecipazione personale del presidente russo: a distanza o in luogo non soggetto alla giurisdizione della Corte e quindi senza pericolo di arresto: ad esempio in uno degli Stati che non sono parti dello Statuto di Roma.
 
Ma soprattutto un’argomentazione da respingere per un altro motivo. Per quanto si possa reputarla strumento imperfetto o poco efficace – in particolare nel caso del presidente Putin, la Corte Penale Internazionale rappresenta oggi l’unica Corte che possa candidarsi legittimamente a giudicare dei Crimini di Guerra che altrimenti sarebbero completamente sottratti alla giustizia degli stati. Perché quindi la Corte Penale Internazionale dovrebbe evitare di svolgere il suo ruolo, accertando se sono stati commessi alcuni dei pochi, ma gravissimi crimini sui quali ha giurisdizione?
 
Riflettiamo sul fatto che paesi come la Russia, la Cina, gli USA, Israele e molti altri Stati non hanno aderito allo Statuto di Roma e quindi non hanno accettato la giurisdizione della Corte Penale Internazionale perché ciascuno di essi aveva interesse che la Corte non indagasse e giudicasse su fatti nei quali non vogliono essere giudicati.
 
Vedremo in futuro se questo mandato di arresto rappresenterà, nel quadro del diritto internazionale, un passo avanti per la Corte o un passo indietro. Ma nel frattempo, rispettiamolo e ricordiamo che dietro alla richiesta di mandato di arresto ci sono indagini, prove e testimoni che potranno essere valutati se ci saranno le condizioni per farlo, in un processo con nome e regole procedurali scritte prima che i crimini contestati fossero commessi e rispettosi del diritto di difesa degli indagati e degli imputati.

 

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