Il gruppo, condotto dal dottor Giuseppe Cardamone, era composto da 15 partecipanti.
È stato un gruppo molto denso di significati e ricco di temi, tuttavia mi soffermerò su due punti in particolare che sono sembrati estremamente importanti:
– uno riguarda in primis l’aziendalizzazione e
– l’altro riguarda la possibilità di utilizzare servizi esterni.
Inoltre, e in particolare grazie al contributo di un partecipante, abbiamo affrontato un altro tema che è quello della diagnosi.
Per quanto riguarda l’aziendalizzazione si è discusso dell’uso delle risorse e dei setting proprio perché una riduzione delle risorse porta a riconsiderare i contesti e a sua volta un pensiero ai contenitori porta a ripensare a come utilizzare nuove risorse. Inoltre, nel gruppo si è rilevata l’importanza di confrontarsi sempre con i risultati e quindi il concetto della valutazione è emerso a più riprese non come una richiesta esterna ma come elemento di gratificazione dell’operatore che vede rappresentato il proprio operare.
Un punto rilevante è stato la formazione degli operatori e la relazione fra operatori ovvero di questo contesto di cura, elemento su cui tornerò più avanti.
Per quanto riguarda il dialogo tra neuropsichiatria infantile ed età adulta siamo stati chiamati a considerare quelle che sono le situazioni più particolari come i figli di pazienti con patologie gravi, il disturbo post traumatico, la deprivazione precoce e il lavoro con i genitori in un servizio di salute mentale per l’età evolutiva.
Inoltre, vi è un problema specifico che riguarda le diagnosi poiché nell’area della salute mentale dell’età evolutiva c’è stato un modello che ha reso difficile l’uso di un sistema di classificazione diagnostica e anche degli strumenti di misurazione e di valutazione e ad esempio di tutto questo è stato ricordato l’autismo ovvero che elementi di natura neurobiologica possano interferire con il raggiungimento di specifiche tappe fondamentali per lo sviluppo psichico.
Un altro aspetto considerato è la potenzialità dei servizi rispetto all’integrazione delle risorse e ci si è chiesti come si possa produrre realmente salute proprio attraverso questo lavoro di rete.
Ci si è, inoltre, chiesti come considerare la psicoterapia e si visto che può essere una liberazione da una prigionia del passato con vincoli rigidi che hanno lasciato una forte traccia nelle persone e questo è stato condiviso dal gruppo anche rispetto al tema dell’organizzazione dei servizi che deve passare oltre i singoli modelli avendo quindi una visione più globale delle cose che porta anche ad una modalità sociale di relazione.
L’ultimo punto ha riguardato il come poter attuare questo modello perché vi è anche il rischio di pensare che il servizio possa fare tutto o pensare che niente è buono ed è quindi quanto mai necessario questo intervento di manutenzione continua sul gruppo di lavoro e che una collaborazione con un’agenzia esterna poteva essere immaginata solo all’interno di una prospettiva pensata come estensione dei servizi e non una delega e tutto questo dentro un rapporto di fiducia e di assunzione di responsabilità rispetto a questo percorso.