Il gruppo è stato condotto dal dottor Raffaele Barone. I partecipanti erano moltissimi, circa 25 e mi è difficile compendiare tutto in poco tempo. Il gruppo ha prodotto autonomamente delle conclusioni, è interessante partire da queste. Ha cercato una sintesi delle cose dette e soprattutto una sintesi condivisa, nel senso che la tematica relativa a dei punti qualificanti della pratica psichiatrica quindi il tema del controllo, dei diritti del cittadino, il tema del consenso e della partecipazione con le attività, il significato della figura dell’amministratore di sostegno. Tutto questo è stato compendiato in un concetto che è stato messo al centro ed è stato assunto come punto di riferimento, cioè il tema della presa in carico.
Il passaggio e la necessità di un passaggio dalla dimensione della residenzialità alla relazionalità dove la relazionalità rappresenta un po’ il tema delle istituzioni, dei luoghi, di qualcosa che sfuma nella dimensione dell’istituzionalizzazione. Quindi il tema della relazionalità e di relazioni che crescono all’interno di una rete di relazioni, all’interno di luoghi dove i legami e i rapporti sono tra operatori, utenti, amministratori di sostegno, familiari, rappresentanti della comunità stessa. È solo in questa dimensione che anche degli atti di costrizione o possibili atti di costrizione possono assumere significati diversi e possono perdere quelle caratteristiche di burocratizzazione o di riduzione.
Si è discusso soprattutto sul TSO e sull’ASO anche qui, secondo questa chiave di lettura; della cura è stato preso come punto di riferimento il tema del consenso vedendolo non tanto come punto di partenza ma piuttosto come obiettivo.
Si è entrati poi nel merito di alcune questioni, di alcune domande che erano state lette nella scheda, in particolare sul tema del TSO, ragionando se la proposta e la convalida dovessero riguardare esclusivamente psichiatri piuttosto che psichiatri e medici con altri tipi di competenze.
Si è discusso del mantenimento della competenza psichiatrica.
L’importanza di un’attenzione particolare per l’età adolescenziale.
Si è auspicata un’attenzione particolare non solo alle caratteristiche formali o agli aspetti procedurali, ma agli aspetti più squisitamente relazionali che si configurano all’interno sia dell’accertamento sanitario che del trattamento sanitario.
Alcuni interventi, poi, si sono espressi a favore rispetto all’utilizzo dell’accertamento sanitario obbligatorio che si configura come un’opportunità di incontro, una possibilità di costruzione delle azioni. Il tema dell’amministratore di sostegno ha provocato sufficiente attenzione nell’ambito della nostra discussione e, questa è una osservazione mia personale, è come se ancora anche fra di noi, fra gli operatori del settore, del campo della salute mentale non ci sia ancora sufficiente conoscenza, all’opportunità che questa figura garantisce.
Concludo un po’ con alcune considerazioni e mi scuso per gli aspetti che non ho qui ricordato ma che sicuramente riporterò nella relazione scritta. Con l’ultimo intervento di un componente del nostro gruppo che ha parlato del non consenso come scusa per non intervenire come a pensare che il termine, gli assetti o le questioni relative al non consenso da parte di persone che riteniamo essere portatori di problemi, debba essere luogo privilegiato di intervento per soggetti in salute mentale.