(Società Italiana di Psichiatria Sezione Veneta, Società Italiana per la Riabilitazione Psicosociale Sezione Triveneto, Collegio dei Primari Psichiatrici, AITSAM, COVESAM)

 

 

La sottoscritte Società Scientifiche (Società Italiana di Psichiatria, Sezione Veneta e Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale, Sezione Veneta), assieme al Collegio dei Primari Psichiatri e alle seguenti Associazioni dei familiari dei malati mentali operanti in Veneto (AITSAM, COVESAM) ritengono necessario e inderogabile per far pervenire alle SS.LL. le seguenti osservazioni sul progetto di legge n. 174 della on. Burani, riguardante una proposta di revisione della legge 180 e successiva legge 833/78 (art. 34, 35, 64).

 

 

 

 

 

 

Certo molto altro resta da fare, soprattutto in termini di investimento in risorse umane e in strutture capaci di accogliere dignitosamente i pazienti garantendo loro un percorso riabilitativo verso l'autonomia personale. Ma non abbiamo certo bisogno di nuovi manicomi (anche se mascherati da RSA) di 50 posti, (così come previsto dal progetto di legge in questione) in cui (sic!) possono essere tenuti i pazienti anche contro la loro volontà, con TSO perduranti all'infinito.

Ci meraviglia inoltre che in un periodo storico come quello attuale, caratterizzato dalla limitazione di risorse, si possa pensare di creare un numero enorme di posti letto (3500 nel Veneto, 40.000 in Italia!!) con costi facilmente immaginabili e con l'unico scopo di ricreare spazi chiusi e separati dal contesto sociale circostante, al di fuori di ogni logica della cura e della riabilitazione.

 

 

 

 

 

 

Una attenta lettura della proposta di legge 174 porta alla convinzione che il TSO costituisca il problema centrale della psichiatria: ciò che cozza contro ogni esperienza condotta nel territorio (condotta si badi bene, come ad esempio qui nel Veneto) che dimostra come il numero di TSO non superi il 4% dei ricoveri, rappresentando quindi un piccolo numero degli accessi in O. C.; certamente se non vi sono strutture sul territorio, (CSM, DHT, CDR) è chiaro che questo numero aumenta e tende a divenire un fenomeno occupante spazio: ma per risolverlo non è certo da praticare la via della segregazione in SRA di stampo manicomiale, quando invece la nostra esperienza dimostra la ben diversa efficacia (ed efficienza) delle molteplici capacità terapeutiche che si possono attivare all'interno delle strutture già previste dal Progetto Obiettivo Nazionale sulla salute mentale e dal più recente Progetto Obiettivo Regionale Veneto.

 

 

 

 

 

 

  1. Esprimiamo il nostro totale dissenso rispetto ad un progetto di legge che sembra riappropriarsi di modelli culturali esclusivamente caratterizzati da una logica della custodia e della costrizione del malato mentale, appoggiando inoltre, in modo alquanto arbitrario, un totale riduzionismo biologico che oramai nessuno, nel mondo occidentale, adotta come unico schema di approccio-comprensione del disagio psichico.
  2. Il progetto di legge Burani sembra voler caparbiamente disconoscere quanto è stato realizzato in molte Regioni d'Italia nel periodo successivo alla legge 180.
  3. Colpisce la pervicace intenzione del progetto di legge 174 di chiudere degli spazi, di sancire degli obblighi, attribuire dei compiti impossibili (come quello di delegare ai CSM "la responsabilità del malato in tutti i suoi aspetti sociali, legali e terapeutici"), invece di aprire delle prospettive, aumentare le capacità di intervento degli operatori nella cura e non nella custodia dei pazienti, riconoscere la assoluta importanza della relazione terapeutica e dei suoi aspetti etici.
  4. Preoccupa grandemente l'assoluta assenza di rispetto per le libertà personali, con una prefigurazione del TSO ("d'urgenza, richiesto da chiunque ne abbia interesse), e "normale" che può essere effettuato ovunque (a domicilio del paziente, in O. C., in SRA) attraverso una estensione onnipotente e cogente del potere dello psichiatra che, come facile da comprendere, si presta ad ogni possibile interpretazione esecutiva.
  5. Ancora, il rispolverare con veemenza lo spauracchio extraclinico della "pericolosità" del malato mentale, riporta la discussione a climi e situazioni che le equipes, nel loro lavoro quotidiano, hanno abbondantemente sorpassato: sembra si vogliono sistematicamente agitare dei fantasmi che nulla hanno a che fare con una corretta clinica e un corretto approccio terapeutico (che sono in grado di affrontare e gestire anche gli aspetti relazionali gravati dalle pulsioni aggressive), ma non costruiscono sul fantasma "pericolosità" strutture di reclusione ed esclusione dalla vita di relazione.
  6. Colpisce infine, in questo progetto di legge, l'assenza del malato e della sua umanità: si nomina la malattia mentale ed è chiaro che essa è considerata un'entità contro cui combattere ed attrezzarsi, in cui l'uomo sofferente compare solo come portatore di un disagio e di una alterazione del comportamento che devono essere rapidamente messi sotto controllo: ma non c'è spazio per la relazione con il paziente, c'è solo lo spazio dell'obbligo e della costrizione.

 

Per tutti questi motivi il progetto di legge in oggetto riscontra la nostra totale opposizione proprio per la filosofia di base che lo muove e che riporterebbe la nostra Regione a compiere un arretramento nella cultura e nella prassi dei Servizi oggi esistenti, che richiedono invece di essere migliorati e resi più capaci di dare risposte sempre più significative al dolore mentale, rifiutando ogni ipotesi di nuove segregazioni di chiaro sapore manicomiale.

 

Società Italiana di Psichiatria 
Sezione Veneta
Dr. L. Cappellari

Società Italiana per la Riabilitazione Psicosociale
Sezione Triveneto
Dr. D. Lamonaca

Collegio dei Primari Psichiatrici
Dr. A. Marcolin

AITSAM
Sig.ra T. Corona

COVESAM
Sig.ra G. Traverso

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