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Anatomia di una caduta, e il silenzio colpevole

7 Nov 23

A cura di Matteo Balestrieri

Intrigante davvero “Anatomia di una Caduta” (2023) della francese Justine Triet, Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes, film che si discosta dalle convenzioni, emergendo non solo come un buon thriller ma soprattutto come per un’incisiva dissezione psicologica dei suoi personaggi. Ambientato in una baita di lusso sui monti francesi, il film si snoda attorno all’analisi delle dinamiche di una coppia scossa da un tragico incidente: la caduta mortale di lui (Samuel Theis) dalla loro abitazione montana e le implicazioni che ne derivano su di lei (Sandra Hüller), ora sospettata.

I protagonisti Sandra e Samuel, entrambi scrittori – lei di successo e lui in crisi creativa – sono i genitori di un bambino, Daniel (Milo Machado Graner), ipovedente a seguito di un incidente causato dalla negligenza paterna, che vive come innocente testimone le tensioni sotterranee che minano il legame tra i suoi genitori.

Con una narrazione che si sviluppa attraverso molti silenzi e non detti, il film esplora la complessità dei rapporti di coppia e il peso dei sensi di colpa. L’insuccesso di Samuel è contrapposto al successo di Sandra, creando un dislivello emotivo che esacerba la frustrazione e il narcisismo di entrambi, fino a rivelare i sentimenti di colpa per l’incidente che ha segnato il loro bambino. La bisessualità della protagonista femminile è inoltre suggestiva di una reazione al mondo maschile (in relazione ad un accenno sul suo passato), aggiungendo un ulteriore strato di complessità alla sua psiche.

Il film è un’esplorazione delle conseguenze del trauma e di come queste possano erodere l’intimità e la solidità di una coppia, specie quando il peso della responsabilità cova sotto la cenere senza essere esplicitato a parole, mentre viene avvertito in ogni gesto e sguardo. La morte del padre è il fulcro intorno al quale il giovane Daniel cerca di arrivare alla verità, non attraverso la realtà dei fatti che non è ricostruibile, ma attraverso un’intuizione del perché sia avvenuta.

La pellicola si avvale di un’esecuzione attoriale magistrale, dove i silenzi sono carichi di significato e il linguaggio del corpo parla più delle parole non dette. Il ruolo del bambino, osservatore pensoso e silenzioso, amplifica l’importanza della prospettiva infantile in un contesto così drammaticamente adulto.

Nel processo che si svolge per appurare la colpevolezza di Sandra, gli adulti (avvocati, giudice, pubblico ministero, psichiatra, indagata) si confrontano su tutto, dalla visione della vita alle scelte sessuali, dato che non sono in grado di individuare le prove tangibili di ciò che è avvenuto. Alla fine però la soluzione viene dai ricordi e dalle sensazioni di Daniel, che offrono l’unica soluzione possibile.

Attraverso un processo che esplora non solo la dinamica dell’incidente, ma anche le dinamiche intime della coppia, “Anatomia di una Caduta” stimola una riflessione più ampia sui meccanismi di difesa psicologici e sul modo in cui la colpa modella le relazioni e la vita stessa. In uno scontro tra i narcisismi dei due scrittori, diventa  protagonista la percezione della colpa che entrambi sono incapaci di elaborare. Spetta perciò al bambino l’operazione del perdono, scegliendo una verità che non è detto sia quella reale.

In conclusione, questo film non solo intriga come un buon thriller, ma solleva domande importanti sulle cicatrici invisibili e sul potere distruttivo dei segreti non rivelati all’interno delle relazioni di coppia.

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