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AMORE E SACRIFICIO. LA VITA DI EMMA JUNG Una recensione

7 Mar 25

Imelda Gaudissart

Amore e sacrificio. La vita di Emma Jung

Armando Dadò, Locarno, 2018

CHF: 20,00

Questo piccolo libro ha il grande pregio di aver illuminato la vita e l’esperienza di una figura importante nella storia della psicologia dinamica come è stata quella di Emma Marie Rauschenbach, nata a Sciaffusa il 30 marzo 1882 e scomparsa a Zurigo il 27 novembre 1955. Una figura poco nota e citata quasi sempre soltanto come moglie di Carl Gustav Jung, il fondatore della psicologia analitica, l’altra grande branca della psicologia dinamica in parallelo con la psicoanalisi di Sigmund Freud – vedi, ad esempio, il famoso testo di Edward Glover del 1950, Freud o Jung? (SugarCo, Milano, 1978).

Emma Jung ha scritto molto poco dedicandosi a molteplici attività nel corso della sua vita: il suo libro più conosciuto, tradotto in italiano già molti anni fa, è Animus e Anima (Bollati Boringhieri, Torino, 1992), un libro niente affatto semplice, nonostante il titolo possa far pensare il contrario.

Madre di cinque figli nati nel giro di pochi anni, moglie di Jung e sua assistente personale, impegnata costantemente nel far andare avanti la vita familiare e casalinga, infine psicoterapeuta ella stessa e docente in numerose occasioni di formazione (i famosi seminari di Eranos), ha sempre portato avanti numerosi interessi culturali e clinici. Emma e Carl si sono sposati quando lei aveva 21 anni e lui 28, e sono rimasti insieme per l’intera vita (52 anni), nonostante l’esuberanza sentimentale e l’infedeltà del marito, e i diversi e non facili adattamenti che la moglie ha dovuto fare nel corso del tempo: tra le relazioni più significative vissute da Jung con le donne emerge quella con una sua ex paziente, Toni Wolff, anch’ella terapeuta e sua stretta collaboratrice.

La biografia a firma di Imelda Gaudissart propone una visione accurata della vita quotidiana e della vita scientifico-professionale di Emma Jung, talvolta indugiando sulle qualità di quest’ultima e ripetendo (soprattutto nell’ultima parte del testo) elogi e apprezzamenti già ampiamente scritti e motivati – compreso l’utilizzo della qualifica di eroina: “la mia preoccupazione è di rendere giustizia alla donna, alla moglie, alla madre, all’analista e all’autore che Emma fu” (p. 23), sottolinea Imelda Gaudissart nelle pagine iniziali del testo.

Forse nel libro non sono state particolarmente trattate le figure rilevanti della psicoanalisi, della psicologia analitica e dei mondi culturali e scientifici che hanno ruotato intorno alla casa Jung e con le quali anche Emma ha avuto contatti e rapporti, ma l’autrice si è fondamentalmente proposta di rappresentare non solo i fatti ma anche l’esperienza interiore di Emma, il suo punto di vista nel trascorrere degli anni: “l’intenzione era quella di seguirla di fronte alle esigenze peculiari del suo destino… restituire tutta la dimensione e le molteplici sfumature che hanno caratterizzato il tessuto della sua vita!” (p. 143). Così l’autrice ricostruire l’ambiente in cui Emma è nata, la conoscenza con Carl Gustav e il matrimonio a cui seguono gli anni trascorsi al Burghölzli, la notissima clinica psichiatrica di Zurigo in cui Jung visse un’importante esperienza professionale e scientifica: “in questo luogo collettivo che è Burghölzli, Emma fa uso della diplomazia, utilizzando il suo fascino naturale, la sua grande gentilezza e la sua abituale discrezione” (p. 42).

La vita di Emma si snoda tra i diversi doveri e, nel frattempo, accadono eventi importanti: inizia il periodo della venuta al mondo, uno dopo l’altro, dei quattro figli; Carl Gustav Jung incontra Sigmund Freud; entra in scena Sabina Nikolaevna Špil’rejn – v. l’importante ricerca condotta da Aldo Carotenuto sull’argomento in Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud (Astrolabio, Roma, 1980; nuova edizione riveduta e ampliata 1999); Jung entra in graduale e profondo dissidio con Freud, fino alla separazione; Emma stessa è analizzata dal marito e dal neurologo di Monaco di Baviera Léonhard Seif; la famiglia Jung si trasferisce sul lago di Zurigo, a Küsnacht. Ed è proprio alla vita quotidiana che la famiglia vive a Küsnacht che è dedicato uno dei capitoli centrali del testo: “descrivere la vita a Küsnacht significa evocare una moltitudine di scene che coprono quarant’anni di vita familiare” (p. 69).

In parallelo con le vicende scientifiche e professionali che hanno caratterizzato la vita di Carl Gustav Jung l’autrice ne segue il percorso spirituale e fa cenno ad alcuni fatti salienti (come l’importante problema di salute che lo coinvolge nel 1944), mentre Emma sviluppa sempre più decisamente la sua identità professionale di psicologa analista.

Imelda Gaudissart segue poi il filo del suo ragionamento oltre la scomparsa di Emma Jung: “per Jung è una prova terribile. Si rende conto, nella sua confusione, della stabilità che Emma gli ha dato e della straordinaria compagnia con cui l’ha circondato per quasi cinquantatré anni” (p. 127). Gli ultimi capitoli sono così dedicati a riflettere sul lascito di Emma Jung nel contesto del tempo e dei rapporti con il marito, con l’ambiente sociale, culturale e professionale dell’epoca, e del suo contributo alla psicologia analitica – vedi anche il sintetico ricordo di Emma Jung pubblicato nel Journal of Analytical Psychology, 1, 2, 1956, alle pagine 111-112, a firma di Michael Fordham.

Di Emma Jung si deve poi ricordare una sua grande passione culturale e cioè l’approfondimento dei miti e della leggenda del Santo Graal che ha occupato un ampio tratto della sua vita e che si è concretizzata in un testo scritto con la collega Marie-Luis von Franz: Psicologia del Graal (Tranchida, Milano, 2022). Da Animus e Anima (p. 115) mi sembra significativo riprendere la frase che conclude il capitolo sull’anima: “in un’epoca in cui le forze separatrici sono così minacciose e dividono tutto, i popoli, gli individui e gli atomi, è doppiamente necessario che anche le forze unificatrici, quelle che tengono le cose insieme, siano efficaci. La vita si basa sull’armonico accordo del principio maschile con quello femminile”.

Chi volesse inoltre ampliare l’orizzonte sulla presenza femminile in Jung e in Freud può consultare i seguenti due testi di grande interesse: Nadia Neri, Oltre l’ombra. Donne intorno a Jung (Borla, Roma, 2010) e Sigmund Freud e le sue donne, di Lisa Appignanesi e John Forrester (La Tartaruga, Milano, 2007).

Una nota finale su una piccola anomalia di questo libro di Imelda Gaudissart: il capitoletto dal titolo Qualche data (in ordine alfabetico) porta un po’ alla rinfusa varie date di nascita e morte di molte figure di quell’epoca e di quel mondo, ma per alcuni sono indicati solo gli anni di nascita e morte, per altri il mese e l’anno ma non il giorno, per altri ancora sono omessi o errati alcuni dati. Così, ad esempio, su Sigmund Freud è indicato in modo errato il giorno della morte (19 settembre del 1939, invece di 23 settembre) e la nascita è indicata solo con il mese (maggio) e l’anno (1856).

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