Scuola di Filosofia, Scienze cognitive e pratica clinica
Autocontrollo e linguaggio. Il caso delle dipendenze
In corso di accreditamento ECM
ORGANIZZATO DA
Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati – SISSA – Trieste
Laboratorio Interdisciplinare per le Scienze Naturali e Umanistiche – Settore Neuroetica
E
Università di Roma Tre
Dipartimento di Filosofia, comunicazione e spettacolo
In collaborazione con
Società Italiana Tossicodipendenze – SITD
Società Italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze
Società Italiana di Storia, Filosofia e Studi sociali della Biologia e della Medicina
Sono previsti borse di studio della SITD e contributi di partecipazione della SISSA
Razionale scientifico e obiettivi
La capacità di regolare e controllare volontariamente le emozioni, i desideri, l’attività mentale e il comportamento è uno dei principali aspetti delle funzioni esecutive; una competenza con uno straordinario impatto sull’adattamento dell’individuo all’ambiente e alle relazioni sociali e quindi anche sulla sua eventuale tendenza a sviluppare disturbi somatici o comportamentali.
Negli ultimi anni il dibattito sull’autocontrollo è diventato assai vivace ed articolato, dalla filosofia alle scienze cognitive, sino alla clinica. In filosofia l’indagine sull’autocontrollo è centrale nella spiegazione dell’azione e della condotta umana; nel dibattito sul rapporto tra desiderio, intenzioni, ragione; nella discussione sul libero arbitrio, l’autonomia e la responsabilità morale.
Nelle scienze cognitive i modelli di spiegazione dell’autocontrollo stanno tentando di organizzare coerentemente la complessità, la molteplicità e la diversità delle dimensioni e delle rappresentazioni teoriche dell’autocontrollo, nonché dei modi e dei processi in cui quest’ultimo viene meno. Che rapporto c’è, ad esempio, tra i fenomeni e i concetti di inibizione, volontà, regolazione, decisione, pianificazione, memoria di lavoro? Quali sono le differenze e le sovrapposizioni tra le forme di autocontrollo che è possibile esercitare su diversi aspetti dei processi psichici e comportamentali, ad esempio tra controllo delle emozioni e dell’attenzione; controllo degli impulsi e delle attività cognitive; controllo dei desideri e controllo degli automatismi o delle abitudini? E quali sono i tratti specifici e comuni che caratterizzano il fallimento o il venir meno di queste diverse forme di autocontrollo? Quali peculiarità caratterizzano i processi di controllo cognitivo e volontario che intervengono quando si sceglie di sacrificare un incentivo, un piacere, un vantaggio immediati per una ricompensa futura ma giudicata più grande?
Sono questioni di straordinaria importanza per la comprensione del comportamento umano, dell’azione morale, ma anche per la spiegazione delle dinamiche dello sviluppo della personalità, delle abitudini e degli stili di vita che sostengono nel tempo la patogenesi delle malattie croniche, somatiche e comportamentali. Disturbi che sono in buona parte correlati al modo in cui l’autocontrollo viene esercitato.
Una linea di ricerca innovativa e stimolante è quella sul rapporto tra linguaggio e autocontrollo, regolazione delle emozioni, degli impulsi e della condotta. L’importanza di questo ambito di indagine è legata ovviamente alle sue implicazioni per la ricerca sull’autocontrollo che si fa nelle scienze cognitive, ma ha anche eccezionali ricadute nella clinica dei disturbi del comportamento e anche in ambito educativo. Infatti, al fine di prevenire l’insorgenza dei disturbi cronici e ridurne i sintomi col trattamento, sarebbe utile comprendere meglio in che modo in un soggetto il linguaggio influenza la regolazione emotiva, il controllo dei desideri e dell’impulsività, la gestione del piacere, degli appetiti e delle ricompense, e quindi contribuisce alla costruzione delle abitudini e degli stili di vita, sani o patogeni. Allo stesso modo sarebbe fondamentale capire in che modo usare più efficacemente il linguaggio e la comunicazione nel contesto educativo e in quello terapeutico per favorire lo sviluppo delle capacità di autoregolazione, per riabilitare e rinforzare l’autocontrollo e la motivazione al cambiamento che sono componenti cruciali nella gestione delle condotte e delle abitudini correlate alle patologie, nella loro modificazione e quindi nei processi di recupero e di guarigione dai disturbi cronici, in particolare quelli comportamentali.
Le dipendenze sono uno degli ambiti attualmente più studiati e interessanti per il dibattito sull’autocontrollo e le sue implicazioni sociosanitarie. Le dipendenze vengono oggi definite dalla perdita del controllo volontario sull’uso di una sostanza psicoattiva o su un comportamento, come ad esempio il gioco d’azzardo. In questo senso la ricerca di base e clinica sui processi che intervengono nelle dipendenze sta producendo una massa di dati sperimentali di estremo interesse anche per la filosofia morale e le scienze cognitive. È tuttavia evidente come la ricerca biomedica sulle dipendenze stia usando in modo disinvolto e talora molto superficiale o palesemente scorretto concetti e modelli di spiegazione relativi alla sfera dell’autocontrollo (volontà, desiderio, motivazione, incentivo, piacere, intenzione, ecc) con cui la filosofia della mente, l’etica e le scienze cognitive si misurano da tempo in modo assai articolato e fine.
Attraverso la discussione comune sulle dimensioni del controllo del comportamento nelle dipendenze, l'obiettivo del corso è favorire l'incontro e la reciproca fertilizzazione tra i settori di ricerca filosofica, delle scienze cognitive, delle scienze biomediche e della pratica clinica.
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