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AVERE UN CORPO CHE PARLA. EMERGENZE DEL CORPO NELL’ESPERIENZA PSICOANALITICA. XIII Convegno Scuola Lacaniana di Psicoanalisi

11 Mag 15

Di Maurizio Montanari

il XIII Convegno della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi ruoterà attorno alla questione del corpo. Il corpo, chiaramente, preso a tema nei suoi modi di manifestazione all'interno dell'esperienza psicoanalitica. E' la prima volta che il corpo è assunto come focus tematico centrale in un Convegno della nostra Scuola.   Anche se è vero che, in fondo, nella psicoanalisi non si parla di altro che di lui, e che in ogni nostro convegno non facciamo altro che tentare di dire quanto avviene nel nostro rapporto con lui. Rapporto misterioso, indica Lacan[1], che non ha mai smesso di interrogare i pensatori, sia prima che dopo la fondazione della scienza moderna, che con Cartesio ha introdotto la demarcazione tra la sostanza pensante (res cogitans) e la sostanza estesa (res extensa), la problematica del loro rapporto, e con essa tutte le aporie che la caratterizzano e che giungono fino a noi in forma riaggiornata al linguaggio dei nostri tempi.

Freud, dal canto suo, ha riscritto questo mistero portando all'emergenza, con la scoperta dell'inconscio, gli effetti plurimi che il linguaggio e la parola producono nel corpo del soggetto in analisi. Effetti che a volte si producono alla superficie del corpo, che si danno a vedere allo sguardo dell'Altro: è il caso per esempio delle somatizzazioni  isteriche e dei sintomi di conversione. Talvolta l'effetto letale di una parola ricevuta dall'Altro può avere il potere di scatenare tali risposte del corpo; così come l'interpretazione analitica può giungere a lenirne gli effetti, a volte perfino a dismetterne  le manifestazioni. E' quanto sperimentava con sorpresa il giovane Freud nel tempo della fondazione del discorso analitico. A volte tali effetti letali non si danno a vedere allo sguardo dell'Altro, non si mostrano alla superficie del corpo ma lo affettano intimamente, s'insinuano nel funzionamento interno della macchina corporea introducendo degli effetti di disfunzionamento che vanno a rovescio rispetto ad una logica evolutiva.   Freud ci ha mostrato con chiarezza che tali fenomeni corporei non sono affatto riducibili a deficit funzionali o a disordini della condotta e della cognizione, come si direbbe nel linguaggio che il DSM ha introdotto nelle sue  ultime tre edizioni, ma presentano nella forma della loro manifestazione un'altra logica che affonda la sua radice nell'inconscio dell'essere parlante. Logica che entra talvolta in rotta di collisione con il funzionamento biologico del corpo e con il principio di autoconservazione che lo sostiene, perché segue un altro principio di funzionamento, che è al di là dl principio di piacere. Oppure, potremmo dire con Jacques-Alain Miller riprendendo Lacan,, tali fenomeni sono "eventi di corpo" che rientrano nel registro di un'altra biologia del vivente, irriducibile al quadro della scienza biologica[2].

Tali effetti del linguaggio sul corpo a volte prendono dunque la forma di effetti di senso; in altri casi quella di fenomeni fuori-senso. Effetti di senso, che rivelano al soggetto analizzante la propria divisione incarnata nel sintomo corporeo come formazione di compromesso, come indicava Freud rispetto alle somatizzazioni isteriche, tra l'orientamento egoico-adattativo del soggetto, l'azione mortificante del superio e il suo desiderio inconscio. Effetti fuori senso, nei quali il corpo è attraversato da un circuito di godimento, una scrittura sintomatica che non veicola alcun messaggio ma reitera una soddisfazione al di là del principio di piacere. E' questo l'enigma introdotto da Freud con la sua svolta del '20 in Al di là del principio di piacere, che Lacan riformulerà nella fase avanzata del suo insegnamento con la nozione di godimento ripensata alla luce della centralità del reale. Ma è anche ciò che Lacan ci indica radicalmente a proposito del fenomeno psicosomatico[3], cortocircuito libidico fuori-senso che si deposita e s'installa, come evento di corpo fuori catena significante, incistamento olofrastico che parassita una parte del corpo del soggetto. 

 Entrambi questi aspetti, il senso inconscio  con la soddisfazione che veicola (godi-senso o godimento della parola)  e il godimento del corpo al di là del senso, riguardano l'essenza della scoperta di Freud ed il suo modo inaudito di ripensare nella clinica psicoanalitica il funzionamento del corpo. Pensare il corpo come pulsione (Trieb), come spinta libidica irriducibile al bisogno e che si situa alla radice del desiderio del soggetto, è la sovversione introdotta da Freud nel modo di pensare il funzionamento del corpo dell'essere umano. Ciò che Lacan, nel suo ultimo insegnamento, chiamerà "parlessere".

 Lacan s'interroga nell'arco di tutto il suo insegnamento sullo statuto del corpo nel suo rapporto con la parola, che l'analista incontra attraverso il sintomo che gli porta l'analizzante. Come è noto, in un primo tempo la sua ricerca si focalizzerà sulla costituzione narcisistica del corpo, sull'immagine del corpo e sul processo che conduce o meno un corpo in frammenti a divenire un corpo organizzato in modo unitario. La teoria dello stadio dello specchio, l'articolazione del rapporto tra l'io ideale e l'Ideale dell'Io, ma insieme la messa in rilievo topologica dell' statuto immaginario del corpo propria dell'ultimo insegnamento di Lacan, contribuiscono ad articolare la dimensione immaginaria del corpo nell'essere parlante. Tuttavia, se l'immaginario alimenta l'illusione che il corpo si costituisca in un'unità armonica, Lacan fin da subito non si esime dal mostrare, fin dalla sua teoria dello stadio dello specchio, che l'effetto di unificazione gestaltica dell'immagine del corpo, quando si produce, non cancella tuttavia la "discordia primordiale" che abita l'intimità del corpo stesso, e che si sottrae al campo della rappresentazione.

 E' proprio dell'arte riuscire a strappare qualcosa dall'oscurità di tale discordia primordiale per inserirla nel quadro di una rappresentazione inedita. Qualcosa di questo possiamo indubbiamente ritrovarlo nell'affiche del nostro Convegno e nell'immagine che abbiamo scelto tra le opere dell'arte musiva di Felice Nittolo, maestro ravennate del mosaico contemporaneo, per rappresentare per noi il tema del corpo come dimensione vivente, che parla il linguaggio della pulsione.

Questa discordia primordiale prende infatti il nome freudiano di pulsione nell'insegnamento classico di Lacan, spinta irrappresentabile che abita il corpo del soggetto e che contiene al suo interno,  la struttura della domanda inconscia: $ #D. In questo processo di riduzione della pulsione che dinamizza il corpo alla struttura della domanda, lo strutturalismo linguistico di Lacan raggiunge il suo acme, ma anche il suo limite intrinseco. L'essenza della pulsione infatti non si riduce alla struttura della domanda inconscia, ma come Lacan mostrerà a partire dall'inizio degli anni '60, la pulsione è anzitutto abitata dal reale del godimento, il corpo pulsionale è non solo un corpo immaginario e simbolico, ma in primis è un corpo libidico, caratterizzato da una propria modalità di godere. Per questo Lacan, parlando del corpo non più solo come simbolico ma come corpo vivente, introdurrà nel Seminario Ancora la formula del corpo come "sostanza godente"[4]. E' la struttura stessa dell'inconscio a venire riarticolata alla radice, a partire dalla riformulazione che ne trasforma lo statuto, da inconscio strutturato come un linguaggio a inconscio come sostanza godente :

"L'inconscio è che l'essere, parlando, gode, e, aggiungo, non vuole saperne di più"[5] .

Come ci ha ricordato Jacques-Alain Miller recentemente, non si tratterà dell'ultima parola di Lacan al riguardo, poiché giungerà pochi anni dopo, nello scritto "Joyce il sintomo"[6], a rinunciare alla nozione stessa di inconscio per preferirgli quella di parlessere (parletre)[7], marcando ulteriormente in tale passaggio la propria distanza da Freud.

Si tratterà, nel corso del nostro Convegno, di illuminare lo statuto del corpo del parlessere,  tenendo conto della complessità dei registri implicati nel funzionamento del corpo, nel loro intreccio e nella loro irriducibilità.

II

 La scelta del tema di questo Convegno della SLP vuole anche essere un contributo di lavoro e insieme una preparazione della nostra comunità analitica italiana al X Congresso dell'Associazione Mondiale di Psicoanalisi, che come sapete si terrà a Rio de Janeiro nell'aprile 2016, ed avrà come tema:Il corpo parlante.Sull'inconscio nel XXI secolo[8].

   L'accento che cercheremo di porre nel nostro Convegno sarà per un versante sul corpo in quanto parlato, detto, fabbricato dalla parola e dalla lingua dell'Altro. Si tratta del  versante dell'alienazione nel rapporto del corpo del parlessere con la lingua. Cercheremo di mettere a fuoco però al contempo ed in particolare il movimento che nelle analisi consente al corpo stesso di parlare una sua lingua propria, alla parola del soggetto di entrare in gioco, alla singolarità dell'essere parlante di affermarsi in un dire singolare che si radica nel corpo pulsionale. E' questo il versante della separazione, o comunque si voglia della soluzione soggettiva nel rapporto del corpo pulsionale con la lingua: il versante dell'invenzione, in cui il corpo si fa parlante, luogo di un'enunciazione propria. E' anche questo un modo per intendere il lavoro dell'analisi: una soggettivazione radicale del proprio corpo, che in questo stesso  movimento giunge ad assumerne il quoziente di mistero e di non senso, di estraneità, che è alla radice del suo modo di essere e del suo funzionamento. E' quanto ci attendiamo di poter ascoltare in particolare dalle testimonianze degli AE, chiamati a dire in questo Convegno attorno a come è mutato per loro il rapporto con il proprio corpo durante e dopo l'analisi, con la passe e dopo la passe.

Al contempo, dedicheremo la nostra attenzione a trattare gli eventi di corpo che l'esperienza analitica ci presenta nella nostra clinica, e che costituiscono un terreno di sfida nella soglia somato-psichica in cui la parola introduce effetti nel reale del corpo. Interrogheremo il corpo dell'isterica nella clinica contemporanea, da un lato per smentire la sua presunta scomparsa dichiarata dai fautori del DSM già da tempo; dall'altro per provare a interrogarci sulle forme che l'isteria sta assumendo oggi, e sulle metamorfosi del corpo e sintomi corporei che la riguardano. Al contempo c'interrogheremo, in un dialogo con la medicina, sul corpo come luogo in cui alberga un sintomo problematico nella sua decifrazione per l'l'eziologia medico-biologica, e che incontriamo in analisi sia nella forma metaforica della somatizzazione che, non di rado, nella forma ‘letterale' e olofrastica del fenomeno psicosomatico.

Daremo spazio anche al rapporto tra psicoanalisi ed arte, cercando di mettere al lavoro la funzione del corpo come luogo d'invenzione, attraverso la voce, il movimento, la messa in scena che il teatro rende possibile. Ci sarà da stimolo per pensare al nostro tema del corpo parlante a partire dall'esperienza del teatro in cui il corpo dell'attore si offre come luogo di enunciazione.

Dopo avere accennato ai temi che caratterizzeranno le sessioni plenarie del nostro Convegno di Ravenna, qualche indicazione rispetto agli assi tematici delle sale simultanee, per cui l'appello alle proposte d'intervento è già stato lanciato sulla nostra lista elettronica SLP-Corriere. Come tradizione ne abbiamo isolati tra da sottoporre all'attenzione di chi vorrà inviare delle proposte, che, ricordiamo, perlopiù è preferibile si riferiscano ad un caso clinico proprio alla pratica di chi interviene.

Il primo asse è: Eventi di corpo nel transfert.  Cosa accade quando il corpo entra in gioco in modo massiccio nella cura, dal lato dell'analizzante ma a volte anche dal lato dell'analista, attraverso la produzione di sintomi e fenomeni che interferiscono, cortocircuitano, ma a volte costituiscono l'occasione di un passaggio decisivo nell'esperienza del trattamento? Come leggerne lo statuto? Si tratta di sintomi che funzionano metaforicamente, oppure di fenomeni che prendono più la forma di risposte del reale fuori-senso? E' questo lo scenario che vorremmo fosse interrogato all'interno di questo asse tematico grazie ai contributi che giungeranno.

Il secondo asse è: Usi pornografici del corpo. Quali funzioni esercita la pornografia nell'economia libidica contemporanea, alla luce di quanto emerge dal discorso degli analizzanti che vi ricorrono? Cosa caratterizza i godimenti legati alla fruizione compulsiva  di materiale pornografico, che sono tra le vie al godimento più diffuse e di più facile accesso, come ha messo in rilievo Jacques-Alain Miller di recente[9], nel mondo contemporaneo grazie alla rete di internet? Possiamo pensare alla pornografia come ad una declinazione, come suggerisce il filosofo Han[10], dell'imperativo superegoico della trasparenza, in cui tutto nell'esperienza, anche nel rapporto sessuale, deve essere pienamente visibile? Quali rettifiche in analisi è possibile operare da parte del soggetto  a questo imperativo di godimento così pervasivo? Raccogliamo qui l'invito di Miller a contribuire all'elaborazione di una clinica della pornografia.

In terzo asse infine è:Il corpo nell'immaginario e nel reale. Che rapporto esiste tra l'immagine del proprio corpo e il godimento che lo abita? Cosa accade quando il secondo entra in rotta di collisione con la prima o viceversa, per esempio nella clinica del passaggio puberale in adolescenza? Come trattare in analisi l'emergenza di tale discordia tra il registro narcisistico ed il reale della pulsione?  Quali vie nell'analisi la parola può seguire per riannodare tra loro l'immaginario ed il reale nell'esperienza che il soggetto ha del proprio corpo? Come operare sull'emergenza di  tale disarmonia, che per noi non si riduce affatto semplicemente ad un deficit ma riecheggia una discordia primordiale nel rapporto del soggetto con la propria immagine del corpo? I vostri contributi e la disciplina della presentazione e della discussione dei casi clinici ci insegneranno al riguardo.  DOMENICO COSENZA, Presidente SLP

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