«Il ventesimo secolo verrà ricordato come un secolo segnato dalla violenza. Ci addolora con il suo carico di distruzioni di massa, di violenza inflitta su scala mai vista e non immaginabile precedentemente nella storia degli uomini. Questo carico è il risultato di nuove tecnologie al servizio di ideologie basate sull’odio e non è l’unico che ci affligge, né l’unico di cui ci dobbiamo occupare. Meno visibile, ma forse ancora più diffuso, è il peso della sofferenza quotidiana, individuale: il dolore dei bambini che subiscono abusi da parte delle persone che dovrebbero proteggerli, delle donne percosse o umiliate da partner violenti, degli anziani maltrattati da chi li assiste, dei giovani tiranneggiati da altri giovani e di persone di ogni età che si fanno del male. Questa sofferenza – e potrei citare molti altri esempi – è un carico che si riproduce, poiché le nuove generazioni apprendono dalla violenza della generazione precedente, le vittime imparano dai loro carnefici e le condizioni sociali che alimentano la violenza vengono lasciate proliferare. La violenza prolifera dove non c’è democrazia, dove manca il rispetto per i diritti umani e il buongoverno. Spesso discutiamo di come una “cultura della violenza” possa mettere radici. Non possiamo lasciare che questa situazione continui» (Nelson Mandela, Rapporto OMS sulla Violenza, 2002).
Abbiamo voluto affidare alle parole di un insigne uomo politico che ha dedicato la vita alla difesa dei diritti civili dei suoi connazionali le parole di apertura di questa presentazione per richiamare il concetto che la diffusione della violenza, sotto le forme più diverse, costituisce purtroppo uno dei tratti salienti della società contemporanea. La ricerca più recente indica che, se da un lato fattori biologici e altri fattori individuali spiegano in parte la predisposizione all’aggressività, spesso questi aspetti interagiscono con la famiglia, la comunità e con altri fattori culturali ed esterni creando una situazione in cui la violenza diventa possibile.
«La violenza permea la vita di molti individui in tutto il mondo, e ci riguarda tutti in qualche modo. Per molte persone stare lontani dal pericolo significa chiudere a chiave porte e finestre ed evitare luoghi pericolosi. Per altri non esiste via di fuga. La minaccia della violenza è dietro quelle porte, ben nascosta alla vista degli altri. E per chi vive in una situazione di guerra e conflitto, la violenza permea ogni aspetto della vita» (Gro Harlem Brundtland, Director OMS, 2002).
Nel 1996, la 498 Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato la risoluzione WHA 49.25, in cui si dichiara che “la violenza è un problema di salute pubblica di fondamentale importanza e in progressiva espansione in tutto il mondo”.
Crisi, disoccupazione, precarietà, e, più in generale, i grandi flussi migratori, i problemi di integrazione di fasce sempre più ampie di extracomunitari, i conflitti etnici, ideologici e religiosi, configurano tutti condizioni di grave emergenza sociale e umanitaria, a volte su scala planetaria, nelle quali le condotte aggressive e violente possono rappresentare illusoriamente, la soluzione per il raggiungimento di un certo obiettivo. Ma la violenza, subita o agita, non rappresenta soltanto un campanello di allarme di condizioni estreme di deprivazione economica e sociale o di drammatici tentativi di imporre con la forza più arcaica e irrazionale la propria visione del mondo inconciliabile con qualsiasi differente prospettiva, ma oggi la riscontriamo, spesso con avvilita rassegnazione, come caratteristica di molte relazioni sociali e lavorative, nella vita di ogni giorno, nella dimensione intrafamiliare, nel mondo degli affari come nel quotidiano dibattito politico, di cui rappresenta un contrappunto ormai apparentemente ineliminabile.
Il XVIII Congresso indetto dall’A.F.I.Pre.S. Marco Saura – Associazione Famiglie Italiane per la Prevenzione del Suicidio Marco Saura – si propone quindi di considerare lo spettro del comportamento violento nella sua interezza, in riferimento alla complessa situazione socioculturale odierna e alle tante e differenti dimensioni nelle quali il comportamento violento può manifestarsi, anche con una importante rilevanza psicopatologica e clinica.
Nel ringraziare tutte le Istituzioni che con grande sensibilità e generosità hanno supportato questa iniziativa, l’A.F.I.Pre.S. auspica la partecipazione di quanti, studiosi, studenti, famiglie o soggetti istituzionali, siano interessati e coinvolti alla riflessione su queste tematiche e alla diffusione di conoscenze sulla prevenzione del comportamento violento come parte di una più vasta promozione del benessere biopsicofisico individuale e sociale.
Abbiamo voluto affidare alle parole di un insigne uomo politico che ha dedicato la vita alla difesa dei diritti civili dei suoi connazionali le parole di apertura di questa presentazione per richiamare il concetto che la diffusione della violenza, sotto le forme più diverse, costituisce purtroppo uno dei tratti salienti della società contemporanea. La ricerca più recente indica che, se da un lato fattori biologici e altri fattori individuali spiegano in parte la predisposizione all’aggressività, spesso questi aspetti interagiscono con la famiglia, la comunità e con altri fattori culturali ed esterni creando una situazione in cui la violenza diventa possibile.
«La violenza permea la vita di molti individui in tutto il mondo, e ci riguarda tutti in qualche modo. Per molte persone stare lontani dal pericolo significa chiudere a chiave porte e finestre ed evitare luoghi pericolosi. Per altri non esiste via di fuga. La minaccia della violenza è dietro quelle porte, ben nascosta alla vista degli altri. E per chi vive in una situazione di guerra e conflitto, la violenza permea ogni aspetto della vita» (Gro Harlem Brundtland, Director OMS, 2002).
Nel 1996, la 498 Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato la risoluzione WHA 49.25, in cui si dichiara che “la violenza è un problema di salute pubblica di fondamentale importanza e in progressiva espansione in tutto il mondo”.
Crisi, disoccupazione, precarietà, e, più in generale, i grandi flussi migratori, i problemi di integrazione di fasce sempre più ampie di extracomunitari, i conflitti etnici, ideologici e religiosi, configurano tutti condizioni di grave emergenza sociale e umanitaria, a volte su scala planetaria, nelle quali le condotte aggressive e violente possono rappresentare illusoriamente, la soluzione per il raggiungimento di un certo obiettivo. Ma la violenza, subita o agita, non rappresenta soltanto un campanello di allarme di condizioni estreme di deprivazione economica e sociale o di drammatici tentativi di imporre con la forza più arcaica e irrazionale la propria visione del mondo inconciliabile con qualsiasi differente prospettiva, ma oggi la riscontriamo, spesso con avvilita rassegnazione, come caratteristica di molte relazioni sociali e lavorative, nella vita di ogni giorno, nella dimensione intrafamiliare, nel mondo degli affari come nel quotidiano dibattito politico, di cui rappresenta un contrappunto ormai apparentemente ineliminabile.
Il XVIII Congresso indetto dall’A.F.I.Pre.S. Marco Saura – Associazione Famiglie Italiane per la Prevenzione del Suicidio Marco Saura – si propone quindi di considerare lo spettro del comportamento violento nella sua interezza, in riferimento alla complessa situazione socioculturale odierna e alle tante e differenti dimensioni nelle quali il comportamento violento può manifestarsi, anche con una importante rilevanza psicopatologica e clinica.
Nel ringraziare tutte le Istituzioni che con grande sensibilità e generosità hanno supportato questa iniziativa, l’A.F.I.Pre.S. auspica la partecipazione di quanti, studiosi, studenti, famiglie o soggetti istituzionali, siano interessati e coinvolti alla riflessione su queste tematiche e alla diffusione di conoscenze sulla prevenzione del comportamento violento come parte di una più vasta promozione del benessere biopsicofisico individuale e sociale.
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