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COVID-19: Salute mentale e prevenzione del suicidio: riformulazione di uno stile di vita

10 Apr 20

Di Maurizio Pompili
Dalla fine di dicembre 2019 nella città cinese di Wuhan è scoppiata una epidemia da coronavirus, poi chiamato COVID-19, che si è successivamente diffusa a livello internazionale divenendo una pandemia (WHO, 2020), diffusa in oltre 150 territori che hanno avuto almeno un caso (CDCP, 2020).
In questo momento si pensa a buon diritto soprattutto a contenere il contagio e si investe in questa direzione. Potrebbe sembrare troppo presto per introdurre sostegni e risorse per la salute mentale. Parlare di questo può sembrare meno pregnante, quando si devono salvare le vite. Ma tutte le istituzioni internazionali si stanno mobilitando perché ci sia grande enfasi sulla salute mentale. Non è precoce né improprio agire d'anticipo. L’impatto psicologico dell’attuale pandemia avrà delle ripercussioni sulle abitudini e sullo stile di vita di ognuno.
Alla luce della aspecificità della sintomatologia, considerato che i sintomi del COVID-19 sono difficili da distinguere rispetto ad altre forme virali, è comprensibile che soggetti affetti da sintomi anche lievi e anche dovuti ad altre cause possano presentare alti livelli di stress, ansia, fino ad arrivare a manifestazioni di depressione, panico e gravi forme di ipocondria. A questo possono aggiungersi le conseguenze negative derivanti da emarginazione individuale e stigma che colpiscono i malati o eventuali gruppi di popolazioni. Tali negatività possono beneficiare di interventi psicologici nella salvaguardia della salute mentale dei singoli e nel mantenimento dell’armonia sociale. Ci sono poi la paura e la segregazione, così come la noia, tra gli elementi non trascurabili associati al rischio di suicidio.
La storia insegna che, in passato, misure di quarantena collettiva sono state descritte come associate a un aumento del rischio di suicidio. Ma i soggetti in crisi non vogliono morire, anzi essi desidererebbero vivere avendo una prospettiva di sollievo. Allo stesso tempo, la letteratura riporta che in frangenti come quello attuale vi può essere l'incremento di altri fenomeni, come gli abusi in famiglia, i disturbi psichici, i divorzi, le azioni legali. Per quanto riguarda la tendenza al suicidio, uno dei fattori scatenanti è la perdita delle aspettative future: sappiamo bene che quando il domani diventa incerto o cupo, il suicidio è in agguato.
Va specificato che il suicidio è un evento multifattoriale: non basta una causa, ma tanti elementi si devono allineare perché si realizzi. Il denominatore comune è il dolore mentale, fatto di dialoghi con se stesso rispetto a sconfitte e umiliazioni e bisogni insoddisfatti. Laddove il dolore mentale è già presente, esacerbarlo diventa più facile in condizioni di ristrettezza e segregazione come quelle imposte da quarantena. Pensiamo quindi alle persone già alle prese con una patologia mentale o una fragilità: la loro sofferenza, e il desiderio di morire potrebbero aumentare, per la mancanza di sostegno, la paura e l'isolamento. Ma pensiamo anche a chi, fino a ieri ha vissuto, magari bene, con un'attività autonoma, che improvvisamente si è fermata e a tutte le ripercussioni economiche derivanti dall'aver fermato il mondo.
Eppure, a fronte di un’angoscia che avanza in forme diverse, le attività da parte dei centri di supporto psicologico sono state parzialmente interrotte allo scopo di prevenire l’ulteriore diffusione del contagio, lasciando spazio solo ad attività di emergenza. Nel pubblico manca ancora un modo alternativo per il sistema sanitario che possa rispondere, anche nel contesto delle attuali misure cautelative, senza lasciare domande di assistenza inevase.
Il futuro, per lo meno immediato, di diverse prestazioni sanitarie comprende la messa a disposizione di canali di telemedicina validati e di piattaforme multimediali che possano fornire interventi di sostegno psicologico a distanza e valide informazioni sulle caratteristiche del fenomeno pandemico e sulla promozione della salute mentale. Si è visto, infatti, che informazioni accurate e aggiornate specialmente riguardo al numero dei guariti, le tipologie possibili di trattamento (farmacologico, vaccino), modalità di trasmissione, e anche gli aggiornamenti sul numero degli infetti e della localizzazione delle zone endemiche favoriscono una riduzione del livello di stress e ansia correlati.
Nell’era tecnologica attuale, considerata la diffusione epidemica e la necessità di distanziamento sociale, molti ospedali stanno già configurando servizi on line di supporto psicologico a pazienti psichiatrici, operatori sanitari e persone con fragilità emotive attraverso piattaforme in video conferenza. www.prevenireilsuicidio.it

Principali riferimenti bibliografici
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Centers for Disease Control and Prevention, 11 marzo 2020. Posizioni con mappa globale confermata dei casi COVID-19. URL: https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/cases-updates/world-map.html?CDC_AA_refVal=https%3A%2F%2Fwww.cdc.gov%2Fcoronavirus%2F2019-ncov%2Flocations-confirmed-cases.html
Duan L, Zhu G. Psychological interventions for people affected by the COVID-19 epidemic. Lancet Psychiatry. 2020 Apr;7(4):300-302.
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Pompili M. The increase of suicide rates: the need for a paradigm shift. Lancet. 2018 Aug 11;392(10146):474-475.
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World Health Organization (WHO), 2020. https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/situation-reports/20200319-sitrep-59-covid-19.pdf?sfvrsn=c3dcdef9_2

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