Questa è la prima di due recensioni che intendo dedicare a testi recenti sul tema del gioco d’azzardo. La posta in palio. L’azzardopatia tra letteratura e psicologia è opera di due autori savonesi, con uno dei quali ho lavorato – l’esperto di letteratura greca e latina Stefano Casarino e lo psicologo Mauro Selis, del SerT di Savona – ed è un volume che ho trovato di grande interesse. Si compone di tre sezioni principali e un paio di appendici. La prima si apre inseguendo le radici del gioco, a partire dalle teorie di Huizinga e Callois, nel mondo primitivo e nel mondo classico, passando poi per il medioevo, dai Carmina burana a Cecco Angiolieri, a Dante (Purgatorio canto VI, vv. 1-9) e Boccaccio, il quale non omette di far notare come ai dadi si possa perdere il denaro, e persino i panni che s’indossano. E poi il Rinascimento, quando il gioco d’azzardo è protagonista nella pittura (da Dosso Dossi a Caravaggio) non meno che nelle lettere (da Machiavelli a Pietro Aretino), maledetto da alcuni, esaltato da altri. Se nel secolo dei lumi il gioco d’azzardo è esecrato da George Washington, per il quale è “figlio dell’avidità, fratello dell’iniquità e padre del male”, non per questo cessa di essere intensamente praticato e dobbiamo a Jonathan Swift (The journal of a Modern Lady, 1728) un non comune riferimento al gioco da parte delle donne;. Ma il gioco è protagonista anche nella Manon Lescaut, in due commedie di Carlo Goldoni (La bottega del caffè, Il giocatore) e nelle memorie di Giacomo Casanova. Ci avviciniamo così a noi con l’Ottocento e il romanzo moderno di Honoré de Balzac (La pelle di zigrino, 1831), Aleksandr Puskin (La dama di picche, 1834); William M. Thackerey (Le memorie di Barry Lindon, 1840); Charles Dickens (La bottega dell’antiquario, 1840-41); Alexandre Dumas (La signora delle camelie, 1848); Fëdor Dostoëvskij (Il giocatore, 1866; e, aggiungerei io, L’adolescente, 1871). Ai quali potremmo aggiungere Baudelaire (La dama della bisca, 1857). E poi ancora con il Novecento di Luigi Pirandello (Il fu Mattia Pascal, 1904); Edgar Lee Masters («Asso» Shaw, uno dei personaggi dell’Antologia di Spoon River, 1916); Alberto Ongaro (La partita, 1925); Arthur Schnitzler (Il ritorno di Casanova, 1918; Gioco all’alba, 1927); Stefan Zweig (Ventiquattro ore nella vita di un uomo, 1927); Joseph Roth (La marcia di Radetski, 1932); Piero Chiara (Il piatto piange, 1962); Beppe Fenoglio (Ma il mio amore è Paco, 1962); Paul Aster (La musica del caso, 1990), ai quali potremmo anche in questo caso aggiungere una citazione, Jorge-Luis Borges (Lotteria a Babilonia, 1941). E i due autori ci accompagnano, non limitandosi ovviamente a citare i brani più interessanti di qusti autori ma commentandoli in relazione alla realtà odierna del gioco d’azzardo e facendoli soprattutto dialogare tra loro, fino a entrare nel pieno del nuovo millennio con Sebastiano Vassalli (Comprare il sole, 2012) e l’autore anonimo de Io sono il calciatore misterioso (2013).
A questa prima parte, ricchissima di spunti e considerazioni che sono indispensabile complemento per chi voglia avvicinarsi il più possibile, nel tentativo di dare aiuto, al tema del gioco d’azzardo con lo strumento del comprendere, segue la seconda, costituita da cinque testimonianze in prima persona di giocatori d’azzardo. Nino, passato dal poker alle macchinette e uscito con fatica dall’abisso grazie al sostegno della famiglia e a alla partecipazione a un gruppo di Gamblers Anonymous; Virgilio, una vita complicata da problemi dell’umore, etilismo, cocaina e slot machines, che forse solo una relazione sarà in grado di raddrizzare, glielo auguriamo; Aldobrando e la passione per le scommesse; Vincenzina passata dalla frenesia delle scommesse a quella ancora più infernale del “gratta e vinci”; Filippo, proteso verso le emozioni e appassionato di parapendio e deltaplano – e sulla relazione tra cadere dall’alto e giocare ritorna alla mente l’Aleksej de Il giocatore di Dostoëvskij – che incontra il gioco nel casinò e di lì inizia la sua Odisea passando per le macchinette, l’enalotto, le scommesse; fino all’incontro con uno specialista, che lo sottrae alla trappola di inseguire la fortuna in un modo o nell’altro, riportandolo a limitarsi alla ricerca di sensazioni estreme nello sport che, se fatta con prudenza, può essere meno dannosa.
L’ultima sezione è per il gioco d’azzardo nella musica leggera. Si apre con un’ampia antologia di ballate americane, e poi una più contenuta di prodotti nostrani, dal cantautore livornese Piero Ciampi, una vita maledetta e rapporti molto stretti con la scuola genovese (Il giocatore), a Monetine di Daniele Silvestri, con accenni in Graziani, Conte, Vecchioni ecc. fino ad Azzardopatia, inno del movimento NO SLOT creato dalla Casa del giovane di Pavia, e un brano inedito dello stesso Mauro Selis.
Il libro termina con il testo di una pièce teatrale nata presso il SerT di Savona, Aspettando Jackpot, e, a sorpresa, con la presentazione di un gioco contro l’azzardo, Az-zahrgame.
Che è un gioco per imparare, giocando, cose sul gioco, perché il gioco rimanga un gioco e la posta in palio non diventi la vita. Si parla molto oggi di gioco d’azzardo; è importante non dimenticarsi come scorsi se ne è parlato nei secoli scorsi; come quegli esperti della mente dell’uomo attraverso strumenti e tradizioni in parte diversi dai nostri, gli scrittori, ne hanno parlato nei loro scritti.
A questa prima parte, ricchissima di spunti e considerazioni che sono indispensabile complemento per chi voglia avvicinarsi il più possibile, nel tentativo di dare aiuto, al tema del gioco d’azzardo con lo strumento del comprendere, segue la seconda, costituita da cinque testimonianze in prima persona di giocatori d’azzardo. Nino, passato dal poker alle macchinette e uscito con fatica dall’abisso grazie al sostegno della famiglia e a alla partecipazione a un gruppo di Gamblers Anonymous; Virgilio, una vita complicata da problemi dell’umore, etilismo, cocaina e slot machines, che forse solo una relazione sarà in grado di raddrizzare, glielo auguriamo; Aldobrando e la passione per le scommesse; Vincenzina passata dalla frenesia delle scommesse a quella ancora più infernale del “gratta e vinci”; Filippo, proteso verso le emozioni e appassionato di parapendio e deltaplano – e sulla relazione tra cadere dall’alto e giocare ritorna alla mente l’Aleksej de Il giocatore di Dostoëvskij – che incontra il gioco nel casinò e di lì inizia la sua Odisea passando per le macchinette, l’enalotto, le scommesse; fino all’incontro con uno specialista, che lo sottrae alla trappola di inseguire la fortuna in un modo o nell’altro, riportandolo a limitarsi alla ricerca di sensazioni estreme nello sport che, se fatta con prudenza, può essere meno dannosa.
L’ultima sezione è per il gioco d’azzardo nella musica leggera. Si apre con un’ampia antologia di ballate americane, e poi una più contenuta di prodotti nostrani, dal cantautore livornese Piero Ciampi, una vita maledetta e rapporti molto stretti con la scuola genovese (Il giocatore), a Monetine di Daniele Silvestri, con accenni in Graziani, Conte, Vecchioni ecc. fino ad Azzardopatia, inno del movimento NO SLOT creato dalla Casa del giovane di Pavia, e un brano inedito dello stesso Mauro Selis.
Il libro termina con il testo di una pièce teatrale nata presso il SerT di Savona, Aspettando Jackpot, e, a sorpresa, con la presentazione di un gioco contro l’azzardo, Az-zahrgame.
Che è un gioco per imparare, giocando, cose sul gioco, perché il gioco rimanga un gioco e la posta in palio non diventi la vita. Si parla molto oggi di gioco d’azzardo; è importante non dimenticarsi come scorsi se ne è parlato nei secoli scorsi; come quegli esperti della mente dell’uomo attraverso strumenti e tradizioni in parte diversi dai nostri, gli scrittori, ne hanno parlato nei loro scritti.
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