Cinema e psichiatria. Didattica, terapia, comunicazione
La sessione plenaria mattutina presieduta dal Prof. Pancheri e dal Prof. Volterra si è arricchita di vari contributi filmati, talvolta scherzosi, che hanno contribuito a rendere ancor più suggestiva e stimolante la partecipazione di un folto pubblico. D'altra parte, come sottolineato dallo stesso Pancheri, proprio qui a Roma negli ultimi anni è stato introdotto l'uso del cinema nell'attività di didattica psichiatrica.
La relazione presentata dal Prof. Volterra è stata centrata sulla rappresentazione della figura dello psichiatra nel mondo del cinema, in particolare della figura dello psicoterapeuta che è sempre stata preferita per i notevoli spunti che poteva suscitare. Riferendosi ai testi di Gabbard e Senatore sono stati presentati diversi trailers tra cui “Vestito per uccidere”, “Io ti salverò”, “La stanza del figlio”, “Gente comune” e molti altri, ognuno con commenti per sottolineare i diversi stili con cui veniva trattata la relazione terapeutica.
E' stata poi la volta del Prof. Magnarapa che ha presentato una documentazione filmata, con contributi tratti da numerose famose pellicole, sul tema del serial killer. Di particolare interesse sono risultati il concetto di come il serial killer evochi la paura ancestrale dello sconosciuto e la distinzione tra Serial killer “squalo” e Serial killer “ragno”. Nel primo caso è stato citato “M Murder”, mentre nel secondo il classico “Psycho” in cui il relatore evidenzia come le caratteristiche della casa riflettano la proiezione dei deliri del protagonista.
Il Prof. Brugnoli ha centrato il tema della sua discussione sul ruolo del malato psichiatrico nel cinema. A tal proposito ha presentato spezzoni dei films “Shining”, “Inseparabili” e “La pazzia di re Giorgio”. Ha operato una distinzione tra tematiche psicologiche esplicite ed implicite a seconda che la relazione terapeutica sia più o meno evidente. Nell'ambito delle esplicite importante è l'alta aderenza clinica che fornisce un'immagine reale attenendosi ad uno stereotipo psicosociale valido. E' proprio questa la categoria che può meglio essere sfruttata per scopi didattici.
Infine il Prof. Pancheri ha relazionato sul tema dell'insegnamento della psichiatria con il cinema. Descrivendo le varie modalità con cui le materie psichiatriche possono essere insegnate ha presentato un progetto attivo già da alcuni anni e dal suo staff portato avanti relativo alla proiezione a scopo didattico di films a specialisti o medici in formazione con quesiti clinici che venivano successivamente discussi, per rendere la lezione più interattiva e quindi stimolante.
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Simposi Paralleli
Pedofili e pedofilofobi
Il simposio presieduto dal Prof. Rossi e dalla Prof.ssa Muscatello ha attirato l'attenzione di un pubblico molto numeroso.
Ha aperto la discussione il Prof. Rossi il quale ha specificato che quando ha consegnato il titolo della sessione all'organizzazione SOPSI aveva scritto �pedofilofili� con l'intento di porre l'accento sulla attenzione della gente verso la figura del pedofilo ma di essersi visto modificato il titolo in pedofilofobi. Ha quindi parlato brevemente del significato della pedofilia come perversione in quanto movimento regressivo, come ricerca del s� bambino da parte del s� adulto. L'aspetto pi� interessante della relazione � stata la spiegazione del concetto �cut of point� per cui l'amore naturale verso i bambini quanto mai necessario per un positivo sviluppo psicologico sia in realt� una linea di demarcazione molto sottile tra la �emotional developing care� e la pedofilia. In altre parole il momento in cui non ci si accorge che la sessualit� deve rimanere generica e non sfociare nella genitalit�. Ha infine riportato alcuni esempi letterari sulla pedofilia da Dostoevskij a Proust a Maupassant. Ancora una volta l'abilit� del Maestro non si pu� tradurre con le nostre semplici parole.
La dott.ssa Berti ha proseguito la discussione sul tema �curare o no� il pedofilo. Dopo essersi soffermata su aspetti diagnostici DSM, diagnostico differenziali e di comorbidit� ha puntualizzato, secondo dati statistici, che quando abbiamo di fronte un pedofilo abbiamo in genere una comorbidit� in Asse I e certamente in Asse II. Infine ha presentato un caso clinico con documentazione filmata di notevole interesse. Al termine ha precisato come sia difficile rispondere alla domanda che intitolava la sua relazione specificando comunque che, sebbene in una piccola percentuale, si possa tentare un approccio terapeutico.
Il dott. Verde ha presentato la sua relazione citando Khan per quanto riguarda gli aspetti di �messa in atto della propria fantasia� e Lacan per cui � il S� viene considerato come oggetto ideale dell'altro�. Con l'esposizione di alcuni casi clinici si � soffermato sul concetto di pedofilia non solo come negazione della nevrosi ma anche come tentativo di colmare un'angoscia psicotica. Suggestiva la conclusione con la lettura di alcuni versi di S. Plath e di T.H.Elliot.
Il prof. Fornari con una prosodia spesso sarcastica ha operato una distinzione tra pedofili benigni, che non fanno violenza, e maligni che agiscono la distruttivit�. Ha presentato un identikit del pedofilo subito specificando come non sia possibile individuare tratti significativi e infine ha posto l'accento sugli atteggiamenti pedofili delle donne spesso misconosciuti.
L'ultimo relatore, il Prof. Guasto, ha discusso il tema della vittima e l'importanza dell'evento psicotraumatico come effetto della pedofilia. La gravit� dell'abuso dipende dal bilancio tra le caratteristiche dell'evento ( precocit�, natura degli atti, relazione tra pedofilo e vittima) e fattori di protezione (risorse familiari, residue, terapeutiche etc.). Gli effetti dell'abuso secondo il relatore sono su tre livelli: precoci, tardivi e transgenerazionali. Alla fine ha esposto il concetto per cui la cura della vittima passa attraverso il raggiungimento della pensabilit� del trauma.
Psicopatologia dei disturbi di personalità
Nonostante oggi sia la giornata di chiusura del congresso, la piccola saletta nella quale si sono svolti i lavori, che hanno avuto come brillante moderatore il prof. Roccatagliata, era gremita, a testimonianza di quanto tale tematica sia ricca di interesse. La prima relazione è stata esposta dalla dott.ssa Gariboldi (Università di Parma), che ha sostituito l'assente prof. Maggini e si è occupata del Disturbo Narcisistico di Personalità, dapprima soffermandosi sulla classificazione e sulla comorbidità, quindi portando i dati di uno studio svolto con un campione di 692 pazienti (413 donne e 279 uomini), dal quale emerge che la diagnosi di Disturbo Narcisistico di Personalità è stata attribuita al 10% del campione totale; tra i pazienti con tale diagnosi il 20% presentava un disturbo singolo, mentre il rimanente 80% aveva ricevuto la diagnosi di più di un disturbo di personalità, dato questo confermato dalla letteratura.
Molto interessante e chiaro è stato l'excursus del prof. Pintus (Lucca) sulla storia del concetto di disturbo di personalità, nel corso del quale sono stati analizzati i diversi riferimenti teorico-culturali delle scuole tedesca, francese ed anglo-americana.
Da segnalare ancora l'intervento del prof. Maffei (San Raffaele, Milano) che ha trattato il tema dei fattori di rischio e degli antecedenti psicopatologici dei disturbi di Personalità, ponendosi la domanda se l'antecedente infantile di ADHD c'entri o meno con il Disturbo Borderline di personalità ed arrivando alla conclusione che questo è sicuramente uno tra i possibili antecedenti, sebbene le strade che portano al Disturbo Borderline siano varie e l'ADHD possa essere l'antecedente psicopatologico di diversi disturbi (tra cui il Disturbo Antisociale di Personalità).
Incentrato sul Disturbo Schizotipico di personalità, l'accuratissimo intervento del dr.Fossati ha trattato il tema della multidimensionalità e tassonicità, esponendo i metodi ed i risultati di un recente studio condotto dagli autori su due campioni di soggetti non-clinici.
Purtroppo è mancata la discussione finale per la necessità di lasciar spazio al simposio successivo.
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