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TOSSICODIPENDENZA E GIOCO D’AZZARDO

1 Dic 12

Di FRANCESCO BOLLORINO

 

RIASSUNTO

 

Le Autrici hanno indagato la prevalenza del comportamento di gioco d’azzardo attraverso la somministrazione del SOGS ad un campione di 40 politossicodipendenti in trattamento presso il Ser.T. di Gallarate. Di questi, il 32.5% dei soggetti è risultato essere "giocatore problematico"; il 5% ha evidenziato segnali di difficoltà ed è stato denominato "giocatore eccessivo"; il 62.5% restante non ha evidenziato problemi e pertanto è stato definito "giocatore sociale". La poli – tossicodipendenza, l'adesione a più tipologie di giochi e la maggiore assiduità sono correlati positivamente con l'inclusione nella fascia di giocatori d'azzardo patologici. Questi inoltre hanno evidenziato la presenza dei seguenti indici: l'inseguimento delle perdite, la percezione del gioco come problema, il ricevere critiche, il sentirsi in colpa, il nascondere prove di gioco, frequenti discussioni in famiglia. Anche l'incapacità di rimanere entro i limiti di spesa previsti ed il desiderio di smettere di giocare associato alla sensazione di non riuscire si sono rivelate caratteristiche tipiche del gruppo dei "giocatori patologici". Anche tra i giocatori sociali una percentuale molto elevata (52%) aveva perso il controllo giocando più del previsto. Le implicazioni della presente ricerca, da approfondire in futuro con campioni più estesi, vengono discusse alla luce di una ipotesi di "struttura di personalità dipendente" dove sostanze stupefacenti e gioco d’azzardo ricoprono il ruolo di "equivalenti funzionali" o sintomi sostitutivi l'uno dell'altro. L’ipotesi è che uno stesso bisogno venga soddisfatto dall’individuo attraverso una varietà di azioni differenti, e che quindi l’uso di sostanze psicotrope ed il gioco d’azzardo siano due facce della stessa medaglia.

 

SUMMARY

The Authors administred the SOGS in order to investigate the prevalence of gambling in a sample of 40 substance abusers, daily treated at the Gallarate Drug Dependence Center. Results show that 32.5% were "problem gamblers", 5% were "excessive gamblers", and 62.5% were "social gamblers". Being poli-abuser, frequent and multiple gambler meant often being also a problematic gambler. The following typical behaviors were found in the problem gamblers: chasing losses, gambling felt as a problem, being criticised, feeling guilty, hiding gambling, family disagreements, overstep the limits, and feeling unable to stop or control gambling. Also the social gamblers though didn’t succeed in remaining within the limits, gambling more than they intended to(52%). The Authors discuss the results making the hypothesis of the exsistence of a "dependent personality structure". Substances and gambling can be considered "functional equivalents", substitutive symptoms one each other. The Authors assume that the same need can be achieved from the individual in different ways, therefore abusing substances and gambling may be considered two sides of the same coin.

 

 

INTRODUZIONE

Il gioco d’azzardo patologico è stato riconosciuto ufficialmente come disturbo psichiatrico a sé stante dall’American Psychiatric Association nel 1980: a tutt’oggi però il gioco è classificato nel DSM-IV come "disturbo del controllo degli impulsi" (nella stessa classe di piromania, cleptomania, ecc.), mantenendo i disturbi di dipendenza strettamente connessi alla presenza di una sostanza esogena d’abuso, alcol o droghe, che diviene discriminante per una diagnosi di dipendenza.

Nel corso degli anni un sempre crescente numero di ricercatori ha notato che alcolismo, abuso di sostanze e gioco d’azzardo patologico hanno strette somiglianze tra loro. Tutti questi disturbi comportano infatti stati di attivazione che aumentano o abbassano il livello di consapevolezza dei soggetti; inoltre è stato osservato che bere, usare droghe e giocare d’azzardo sono spesso messi in atto contemporaneamente o in sequenza. Anche i modelli di astinenza e di craving sembrano essere simili, come pure simili sono gli approcci terapeutici ed i gruppi di auto-aiuto esistenti per il trattamento di tali patologie.

A partire da queste considerazioni e da queste analogie l’equipe del South Oaks Hospital coordinata da Lesieur dagli anni ottanta iniziò a condurre studi nell’ambito della poli-tossicodipendenza alla ricerca di correlazioni tra l’abuso di sostanze e l’abuso di gioco d’azzardo.

A quindici anni di distanza da quando l’equipe del South Oaks iniziò gli studi nel settore, sono state condotte molte ricerche per sondare le relazioni tra i due ambiti patologici. Lesieur et Al. si sono chiesti se i giocatori problematici avessero una "personalità dipendente", se avessero problemi a livello di neurotrasmettitori cerebrali, o se essi fossero semplicemente il prodotto di realtà e sottoculture sovrapposte. Il loro interesse era di identificare i tratti distintivi del poli-dipendente, le sue differenze con gli "alcolisti o tossicodipendenti puri" e con i "giocatori puri" ed è in questa direzione che si è mossa la ricerca successiva. Si vedano a tal proposito anche gli studi di Dickerson, Custer, Dell et Al., Ramirez et Al..

Nonostante spesso tali ricerche siano state non esenti da vizi metodologici che ne limitano la validità, oggi pare accreditata l’ipotesi che tra gioco d’azzardo problematico e abuso di sostanze ci siano interconnessioni, che spesso si manifestano nel sovrapporre o nel passare da una dipendenza all’altra. L’evidenza ad oggi accertata è che il gioco d’azzardo è una attività comunemente svolta da chi abusa di sostanze: almeno il 15 — 30% dei tossicodipendenti ha problemi correlati al gioco. Ricerche condotte negli Stati Uniti suggeriscono che il tasso di gioco patologico tra i tossicodipendenti è da quattro a dieci volte superiore che nella popolazione generale (Lesieur e Wallisch, 1993; Roerich et al. , 1994; Lesieur et al. 1986, Lesieur e Heineman, 1988, Steinberg et al., 1992).

Tutte le considerazioni sovraesposte ci hanno stimolato a condurre uno studio per verificare la prevalenza del comportamento di gioco d’azzardo in un campione di pazienti tossicodipendenti in trattamento presso il Servizio pubblico per le Tossicodipendenze in cui operiamo.

La finalità della nostra ricerca era di identificare in quale percentuale i soggetti tossicodipendenti intervistati avevano giocato d’azzardo nell’arco della loro vita e a quale livello di problematicità.

Inoltre si voleva verificare l’esistenza di specifici giochi d’azzardo "preferiti" dai giocatori patologici, eccessivi e sociali e la presenza di comportamenti problematici relativi al gioco.

L'ipotesi che ci siamo proposti di verificare attraverso l'analisi di questi risultati è che si possa identificare una struttura di personalità dipendente dove sostanze stupefacenti e gioco d'azzardo ricoprono il ruolo di equivalenti funzionali e siano sintomi sostitutivi l'uno dell'altro.

In altri termini, riteniamo che sia possibile includere il comportamento del gioco d'azzardo problematico nella classe diagnostica della dipendenza anche in mancanza di un agente esogeno esterno con effetti psicotropi.

 

CAMPIONE E METODO

La ricerca è stata condotta presso il Servizio Pubblico per le tossicodipendenze di Gallarate (Va) dal Luglio 1999 al Gennaio 2000, sui pazienti tossicodipendenti da eroina che svolgevano un trattamento ambulatoriale o residenziale e che hanno accettato di rispondere al questionario SOGS predisposto da Lesieur et Al. e validato in Italia da Guerreschi e Gander.

Tutti i pazienti tossicodipendenti in trattamento al Servizio al momento della ricerca hanno ricevuto una lettera personale in cui si chiedeva loro il consenso ad essere ricontattati per rispondere ad una breve intervista strutturata in forma anonima sul gioco d’azzardo.

Non sono stati inclusi nel presente studio i pazienti con diagnosi primaria di gioco d’azzardo, né i pazienti con diagnosi primaria di alcolismo.

Nessuna forma di pagamento è stata corrisposta ai soggetti per sostenere l'intervista.

Hanno accettato di collaborare 48 soggetti su 75; di questi 40 hanno effettivamente risposto, mentre 8 sono risultati irreperibili al momento della convocazione al colloquio; i rimanenti 20 hanno rifiutato o non hanno dato nessuna risposta alla lettera.

Ai pazienti che avevano dato l’assenso uno psicologo del Servizio somministrava il SOGS raccogliendo i dati anamnestici essenziali e le informazioni inerenti l’uso di sostanze stupefacenti.

Tutti i soggetti intervistati avevano assunto eroina nel corso della loro vita; inoltre l’82,5% di loro aveva assunto anche cocaina, il 67,5% cannabis, il 55% metadone, il 42,5% alcol ed il 22,5% altre sostanze illegali quali anfetamine, LSD ed exstasy.

La Tavola 1 mostra le caratteristiche demografiche dei 40 soggetti che hanno risposto all'intervista. L’85% degli intervistati era di sesso maschile (34 soggetti). L’età era compresa tra i 25 ed i 44 anni, con una media di 36 anni.

Il 45% viveva nella famiglia di origine, il 37,5% con il partner in nucleo autonomo, il 15% da solo ed il 2,5% era in altre situazioni abitative.

La scolarità media dei pazienti intervistati era per il 62,5% la scuola dell’obbligo (licenza media inferiore); il 17,5% degli intervistati aveva frequentato le scuole superiori, il 15% aveva conseguito il diploma elementare ed il 5% aveva frequentato corsi professionali.

Il 67,5% degli intervistati aveva una occupazione stabile.

Al momento della somministrazione del questionario erano tutti in trattamento: il 50 % di loro con metadone a lungo termine, il 27,5% era in Comunità Terapeutica residenziale, il 17,5% frequentava colloqui al Ser.T. ed il 5% era in terapia con farmaci antagonisti.

Tavola 1

Caratteristiche Socio-demografiche del Campione (N=40)

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N %

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Sesso

Maschi 34 85

Femmine 6 15

Età

Sotto i 30 10 25

30-39 25 62,5

40-49 5 12,5

 

Situazione di convivenza

In famiglia di origine 18 45

Col partner in nucleo autonomo 15 37

Da solo 6 15

Altro 1 3

Scolarità

Diploma elementare 6 15

Diploma Medie Inferiori 25 62,5

Diploma Corsi Professionali 2 5

Diploma Medie Superiori 7 17,5

Occupazione

Stabile 27 67,5

Disoccupati 13 32,5

 

RISULTATI

La Tavola 2 mostra la prevalenza del gioco d'azzardo problematico nel campione totale.

Su 40 soggetti intervistati, ben il 32,5%, pari a 13 soggetti, è risultato ottenere punteggi tanto da essere incluso nella fascia dei "giocatori problematici"; inoltre il 5%, pari a 2 soggetti, ha evidenziato segnali di difficoltà relative al gioco e pertanto è stato incluso nella categoria dei "giocatori eccessivi"; il rimanente 62,5%, pari a 25 soggetti, non ha evidenziato problemi relativi al gioco d’azzardo, e pertanto è stato inserito nella classe dei "giocatori sociali".

I giocatori problematici si differenziano dai giocatori sociali ed eccessivi sia nel numero e varietà di giochi in cui si coinvolgono, sia nella frequenza di gioco: in media partecipano ad un maggior numero di giochi (3,6) con una frequenza continuativa più volte alla settimana, contro 2,5 giochi per gli eccessivi e 1,2 giochi per i sociali che giocano solo occasionalmente.

E' interessante inoltre notare che nella fascia dei "giocatori sociali" gli 8 soggetti (pari al 20% dei tossicodipendenti intervistati) che avevano ottenuto un punteggio pari a zero , avevano usato in media tre sostanze stupefacenti; i 19 soggetti (pari al 47,5%) che avevano totalizzato un punteggio variabile da 1 a 4, , avevano usato in media 3.84 sostanze ed i 13 soggetti "giocatori patologici"

( pari al 32,5%) con punteggi uguali o maggiori di 5, avevano usato mediamente 3,92 sostanze. Ciò sembrerebbe indicare che usare molteplici sostanze stupefacenti potrebbe essere positivamente correlato alla probabilità di giocare d’azzardo in modo problematico o eccessivo.

Descriveremo di seguito i risultati ottenuti dai due gruppi di soggetti (sociali e problematici) sul versante dei comportamenti tipici espressi e dei giochi preferiti: i dati relativi ai 2 soggetti "giocatori eccessivi" sono stati computati con i giocatori problematici. Commenteremo i risultati più significativi allegando alcune tavole. Concluderemo discutendo i risultati ottenuti.

 

 

Tavola 2

Prevalenza del gioco d'azzardo problematico nel Campione (N=40)

 

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Nessun Problema Qualche Problema Giocatore Patologico

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N =25 62,5% N=2 5 % N =13 32,5 %

 

I GIOCATORI PROBLEMATICI

Partecipazione al gioco: comportamenti problematici espressi.

La Tavola 3 mostra la percentuale dei giocatori patologici che esprime comportamenti problematici tipici del giocatore d'azzardo. Le risposte sono state raggruppate nelle sei dimensioni più significative sulle quali in gioco problematico incide, descritte da Lesieur et al. (1996).

Tavola 3

Percentuale di giocatori problematici che esprime comportamenti tipici (N=15)

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Tipologia di comportamento problematico Frequenza %

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Perdita di Controllo

Giocare più del previsto 93

Inseguire le vincite 80

Desiderare di smettere, ma pensare di non riuscire 33

Area Emotiva

Percepire il gioco come problema 47

Provare sensi di colpa 60

Area Familiare/Sociale

Discutere in famiglia a causa del gioco 67

Ricevere critiche 73

Mentire 7

Nascondere prove di gioco 47

Area Lavorativa

Fare assenze /ritardi al lavoro 13

Area Legale e Finanziaria

Non restituire prestiti 27

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Risulta evidente che i soggetti intervistati ricaduti nella fascia dei giocatori problematici quando giocano perdano il controllo sempre o quasi sempre: giocano più del previsto nel 93% dei casi, inseguono le perdite, tornando a giocare con il proposito di recuperare i soldi persi l'80% delle volte, desiderano smettere ma pensano di non riuscirci nel 33% dei casi.

Il gioco incide nella loro sfera emotiva e sull'immagine di se: il 47% dei soggetti lo percepisce come un problema ed il 60% si sente in colpa a causa del gioco.

Anche l'area familiare e sociale è pesantemente compromessa: le discussioni in famiglia a causa del gioco avvengono nel 67% dei casi, il 73% degli intervistati dichiara di avere ricevuto critiche da persone per lui significative a causa del gioco, il 47% ha nascosto prove di gioco ai suoi cari e l'7% ha mentito in relazione al gioco, incrinando quel rapporto di fiducia reciproca che è alla base di un legame familiare intimo.

Va notato che queste specifiche difficoltà relazionali correlate al gioco si aggiungono a quelle relative all'assunzione di droga: infatti quasi tutti gli intervistati hanno rilevato la presenza di discussioni in famiglia sul loro modo di gestire il denaro in genere. Nell’inchiesta i soggetti specificavano che spesso le discussioni in famiglia erano inerenti alla droga e al denaro chiesto o "mal gestito" per procurarsela. Così l’80% dei giocatori patologici, e addirittura il 95% dei giocatori non patologici si è trovato coinvolto in queste discussioni.

Nella sfera lavorativa, il 13% degli intervistati risultati ricadere nella fascia dei giocatori patologici dichiara di avere avuto problemi facendo assenze e ritardi a causa del gioco.

Nell'area legale ed in quella finanziaria l'impatto del gioco d'azzardo è rilevante.

Il 27% degli intervistati ha dichiarato di non avere restituito prestiti ricevuti ed una massiccia percentuale di questi soggetti ha commesso azioni illegali per ripianare debiti contratti a causa del gioco o garantirsi la possibilità di continuare.

Anche il denaro speso nello stesso giorno è ingente, specie se consideriamo la tipologia del campione che appartiene ad un ceto sociale medio basso, con limitate risorse finanziarie.

Il 26% dei giocatori problematici ha dichiarato di avere speso nello stesso giorno una cifra compresa tra 10.000 e 100.000 lire; il 46% tra 100.000 e 500.000 lire; il 14% tra 500.000 e un milione. Inoltre il 7% dichiarava di avere giocato tra uno e dieci milioni ed il 7% più di dieci milioni.

Partecipazione al gioco: adesione e coinvolgimento al gioco.

Nella Tavola 4 è indicata la percentuale dei giocatori problematici coinvolti in specifiche tipologie di giochi e la relativa frequenza di gioco.

Tavola 4

Percentuale di giocatori problematici coinvolti in specifiche tipologie di giochi (N=15)

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Tipologia di giochi Frequenza %

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Una Volta per Sett. Più Volte per Sett. Totale

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Giochi "d'azzardo"

Carte a soldi 27 60 87

Slot e poker machines 13 53 66

Scommesse ai cavalli 20 20 40

Giochi di abilità a soldi 13 33 46

Scommesse su altri sport 0 27 27

Dadi 0 20 20

Casinò 33 13 46

Giochi "sociali"

Totocalcio/Totogol 40 40 80

Lotto/Superenalotto 53 33 86

Gratta e vinci 33 47 80

Lotteria 20 0 20

Borsa 0 0 0

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Descriveremo innanzi tutto i giochi d'azzardo che potremmo considerare meno "sociali".

Il 87% dei soggetti problematici ha giocato al carte a soldi, e ben il 60% con una frequenza di più volte alla settimana.

Anche l'adesione alle slot e poker machines è elevata: il 66% dei giocatori patologici vi gioca, il 53% più volte alla settimana.

Le scommesse alle corse dei cavalli sono fatte dal 40% dei soggetti problematici, con il 20% che gioca più volte alla settimana.

Altri giochi di abilità a soldi, specialmente il biliardo, sono stati svolti con frequenza plurisettimanale dal 33% dei soggetti problematici.

Le scommesse su altri sport (soprattutto il calcio) vengono fatte più volte alla settimana dal 27% dei soggetti; anche ai dadi il 20% gioca più volte alla settimana.

Il luogo per eccellenza del gioco d'azzardo, il Casinò, è frequentato dai giocatori problematici nel 46% dei casi, quasi sempre in modo occasionale (33%).

Per quanto riguarda i giochi più "sociali" ed alla portata di tutti, pubblicizzati sempre più in maniera esplicita nell'attuale contesto sociale, sono evidenti alcune inattese sorprese.

I giocatori problematici infatti sono assidui anche in questa tipologia di giochi che affiancano agli altri prima descritti.

Così, nel 80% giocano al totocalcio e totogol, nel 86% al lotto e al superenalotto, nel 80% acquistano gratta e vinci, più volte alla settimana nel 46% dei soggetti intervistati.

Solo la Lotteria è ritenuta poco attraente, tanto che solo il 20% dei soggetti problematici ha raramente acquistato un biglietto.

Un'ultima annotazione va fatta in merito al gioco in borsa che è del tutto sconosciuto tra i nostri intervistati ricaduti tra i giocatori patologici, come era plausibile aspettarsi.

I Giocatori Sociali

I risultati relativi ai giocatori sociali sono esposti nella Tavola 5 (inerente ai comportamenti problematici espressi) e nella Tavola 6 (che descrive il tasso di adesione e coinvolgimento al gioco).

 

Tavola 5

Percentuale di giocatori sociali che esprime comportamenti tipici (N=25)

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Tipologia di comportamento problematico Frequenza %

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Perdita di Controllo

Giocare più del previsto 52

Inseguire le vincite 12

Desiderare di smettere, ma pensare di non riuscire 0

Area Emotiva

Percepire il gioco come problema 4

Provare sensi di colpa 4

Area Familiare/Sociale

Discutere in famiglia a causa del gioco 0

Ricevere critiche 4

Mentire 0

Nascondere prove di gioco 4

Area Lavorativa

Fare assenze /ritardi al lavoro 4

Area Legale e Finanziaria

Non restituire prestiti 0

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Tavola 6

Percentuale di giocatori sociali coinvolti in specifiche tipologie di giochi (N=25)

————————————————————————————————————————

Tipologia di giochi Frequenza %

————————————————————————————————————————

Una Volta per Sett. Più Volte per Sett. Totale

————————————————————————————————————————

Giochi "d'azzardo"

Carte a soldi 44 20 64

Slot e poker machines 28 16 44

Scommesse ai cavalli 28 16 44

Giochi di abilità a soldi 20 12 32

Scommesse su altri sport 8 0 8

Dadi 4 4 8

Giochi "sociali"

Totocalcio/Totogol 40 20 60

Lotto/Superenalotto 44 20 64

Gratta e vinci 80 4 84

Lotteria 40 0 40

Borsa 12 0 12

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Anche per questi soggetti la perdita di controllo è un fattore critico. Inoltre, il denaro speso nello stesso giorno dai giocatori sociali, pur essendo inferiore a quello impegnato dai problematici, sfiora cifre elevate (poco meno del 40% ha speso tra le 100.000 e le 500.000 Lire e ben il 10% ha superato le 500.000 pur rimanendo sotto il milione).

Infine, la frequenza di gioco pare essere un fattore discriminante tra le due categorie: essa è quasi sempre meno elevata nei giocatori sociali, fatto salvo nelle scommesse sulle corse dei cavalli dove invece è più elevata.

 

CONCLUSIONI

Nonostante i limiti del presente studio (specialmente per quanto riguarda l’ampiezza del campione e la randomizzazione, oltre alla conseguente difficoltà di ottenere significatività statistica nell’analisi dei dati), riteniamo che i risultati emersi siano di sicuro interesse e possano avvalorare l’ipotesi proposta di identificare una struttura di personalità dipendente dove sostanze stupefacenti e gioco d’azzardo ricoprono il ruolo di equivalenti funzionali e siano sintomi sostitutivi l’uno dell’altro. Riteniamo pertanto che sia possibile includere il comportamento del gioco d’azzardo problematico nella classe diagnostica della dipendenza anche in mancanza di una sostanza psicoattiva.

Il pregio di questa ricerca è certamente rappresentato dalla specificità del campione e dalla scarsità degli studi condotti su tale campione specifico. La letteratura ci viene comunque in aiuto per contenere i limiti cui abbiamo accennato.

Per quanto riguarda i limiti del campionamento infatti a sostegno dei nostri risultati rileviamo che anche le ricerche condotte da Lesieur et Al. su campioni più ampi ottengono una prevalenza elevata di gioco patologico tra i tossicodipendenti (21%). Questa percentuale risulta essere di gran lunga superiore all’indice di prevalenza (1-3%) riscontrato dal DSM-IV nella popolazione adulta.

Per quanto riguarda invece la sostenibilità dell’ipotesi, Walker (1995) afferma che per stabilire che il gioco d’azzardo dia dipendenza in modo analogo alle sostanze stupefacenti esso debba soddisfare tre livelli di somiglianza.

I due fenomeni, secondo questo Autore, devono essere descrittivamente simili, coinvolgere gli stessi processi e soddisfare gli stessi bisogni. Ciascuno di questi criteri è necessario ma non sufficiente.

Come primo punto quindi dobbiamo stabilire che il gioco problematico presenti le stesse caratteristiche della dipendenza da droga. I criteri di inclusione previsti dal DSM-IV per i due disturbi sono in effetti abbastanza simili: presentano entrambi fenomeni di tolleranza, dipendenza, craving, astinenza, oltre ad un rilevante impatto sulla vita personale, familiare, sociale, finanziaria e legale del soggetto coinvolto. La perdita di controllo è inoltre esperienza comune sia ai soggetti tossicodipendenti sia ai giocatori problematici.

Walker segnala però sostanziali differenze tra tossicodipendente e giocatore: quest’ultimo infatti gioca per soldi, e non solo per piacere; rievoca le passate esperienze di gioco pensando sia ai successi sia ai fallimenti; ha un approccio più costruttivo e cognitivo, studia un "sistema"; infine ha aspettative di vincita che lo portano ad inseguire le perdite: in particolare quest’ultimo comportamento, tipico del giocatore, secondo Walker non trova alcun corrispettivo nel tossicodipendente.

A nostro avviso queste constatazioni possono essere in realtà confutate da osservazioni cliniche.

Secondo Walker il tossicodipendente utilizza la sostanza con l’obiettivo di provare piacere mentre il giocatore gioca con l’obiettivo di ottenere denaro. Contestiamo tale osservazione in quanto il gioco per un giocatore patologico può essere interpretato come un tentativo di accrescere l’immagine di sé; mostrando agli altri la vittoria sul caso come abilità personale, il denaro vinto diventa allora mezzo di potenziamento dell’autostima e delle relazioni con gli altri. Inoltre, se l’obiettivo fosse l’acquisizione di denaro sarebbe ragionevole pensare che il giocatore si fermerebbe a fronte di un’ingente vincita; è esperienza comune che questo non accada mai.

Analogamente, anche il tossicodipendente usa la sostanza come tramite per accrescere la sua autostima, per sentirsi più sicuro e adeguato specialmente nelle situazioni sociali. In entrambi i casi il denaro parrebbe essere più un tramite per rimanere nell’azione che un obiettivo da raggiungere: per il tossicodipendente esso serve per procurarsi sensazioni forti e sentirsi più adeguato; per il giocatore, serve a procurare il piacere massimo di continuare a giocare ed essere più stimato. Walker sottolinea in secondo luogo che il giocatore rievoca i passati trascorsi di gioco facendo un bilancio tra successi e fallimenti: nella nostra esperienza anche il tossicodipendente si pone con atteggiamento critico rispetto ai pro e ai contro del suo uso di sostanza, in ambivalenza ma comunque capace di fare un bilancio.

Per quanto riguarda poi l’opinione di Walker che l’approccio del giocatore rispetto a quello del tossicodipendente sia maggiormente finalizzato e che per questo egli studi elaborate strategie di gioco, riteniamo invece che anche il tossicodipendente nella quotidianità faccia grossi sforzi di organizzazione delle sue azioni allo scopo di garantirsi l’accesso alla sostanza o la possibilità di continuare ad utilizzarla, talvolta escogitando soluzioni altamente creative ed insolite.

Infine, per quanto riguarda l’inseguimento delle perdite, se consideriamo questo comportamento come uno stile cognitivo in cui il giocatore non riesce a decidere di smettere nonostante il bilancio globale tra vincite e perdite sia sfavorevole, possiamo assimilare ciò al comportamento messo in atto dal tossicodipendente quando, pur consapevole dei danni personali, familiari e sociali provocati dall’uso di sostanza, ha difficoltà a trovare la motivazione per smettere. Anche quando si accinge ad una disintossicazione, il tossicodipendente insegue "l’ultima volta" come il giocatore fa l’ultima puntata.

Il secondo livello di somiglianza previsto da Walker prevede che per poter assimilare i due fenomeni essi debbano coinvolgere gli stessi processi di attivazione neuroendocrina e di localizzazione dei processi fisiologici. Molti sono gli studi che si stanno sviluppando in tal senso. Tra gli Autori si vedano Blaszczynsky et Al.(1986), Roll et Al.(1988), Moreno I. et Al.(1991), De Caria et Al.(1996), Blum K. et Al.(1996), Bergh C. et Al.(1997), , Garau L.(1998), Hollander et Al.(1998).

Fino a che il settore non sarà più sviluppato, non sarà possibile trarre conclusioni né in un senso né nell’altro.

Infine, secondo Walker per sostenere l’equivalenza tra i due disturbi è necessario che essi assolvano le stesse funzioni.

Walker ritiene che si debba stabilire che è il piacere dato dal gioco ciò che il giocatore problematico ricerca, tanto quanto è il piacere dato dalla sostanza che il tossicodipendente ricerca. Se così fosse, a parere di Walker, la dipendenza da sostanza e quella da gioco dovrebbero potersi sostituire l’una con l’altra e quindi dovremmo assistere ad un alto numero di doppie dipendenze e poli-dipendenze che includono il gioco d’azzardo.

Si ritiene che la funzione assolta dall’uso di sostanza come già descritto in precedenza non possa essere ricondotta esclusivamente alla mera ricerca di piacere, così come non può esserlo il gioco d’azzardo problematico.

Un’ipotesi di possibile valenza di entrambi questi comportamenti può essere la ricerca di uno stato di coscienza alterato, che consente al soggetto di percepirsi in modo più positivo con un conseguente accrescimento della sua autostima.

Seguendo la distinzione di Guerreschi tra "giocatori d’azione" e "giocatori di fuga", dove i primi sono coloro che ricercano attraverso il gioco una forte attivazione, ed i secondi sfuggono ad un quotidiano mortificante, è facile intravedere somiglianze con i cocainomani, nel primo caso, e con gli eroinomani, nel secondo caso.

Infine, i risultati ottenuti dal presente studio preliminare vanno nella direzione espressa da Walker in termini di polidipendenza: nell’inchiesta molti dei soggetti dichiaravano che avrebbero facilmente potuto sostituire la parola "gioco" con la parola "eroina" negli items del SOGS; alcuni soggetti hanno dichiarato di avere coperto debiti contratti per la droga giustificandoli in famiglia con la partecipazione a giochi d’azzardo; molti hanno dichiarato attività di gioco prima dell’insorgenza della tossicodipendenza o dopo aver cessato l’uso di sostanze; tutti infine hanno dichiarato di ritenere simili i due problemi.

Tutte le considerazioni sopra elencate ci incoraggiano nel prevedere l’opportunità di includere i due disturbi in una classe allargata di "disturbi di dipendenza", al di là che venga fatto o meno uso di sostanze.

In conclusione, riteniamo utile approfondire i risultati ottenuti ampliando il campione di tossicodipendenti, allargando la ricerca ad altri dipendenti da sostanze come gli alcolisti, ed analizzando in modo più approfondito la sovrapposizione piuttosto che la sequenzialità dei due comportamenti nell’arco della vita del soggetto.

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