In genere, i sintomi di astinenza alcolica, compaiono dopo 5-24 ore dall'ultima assunzione. Il quadro della astinenza alcolica non complicata comincia dopo circa 6 ore dalla ultima assunzione , puo' durare per diversi giorni, ed e' caratterizzata da disturbi di natura gastrica, ansieta' ,irritabilita', tachicardia, aumento pressorio, tremori.
Questo quadro clinico puo' essere complicato da fenomeni allucinatori, che ,in genere, si manifestano circa 24 ore dopo l'ultima assunzione di bevande alcoliche.Possono essere sia di natura auditiva che visiva e non infrquentemente innescano comportamenti irrazionali, comparabili a quelli osservati in situazioni psicotiche.
A questo quadro clinico, possono aggiungersi due fasi piu' intense : una che puo' emergere verso 48-72 ore dall'inizio dell'astinenza, che si manifesta con convulsioni di tipo epilettico, ed un altro che puo' essere susseguente od indipendente da quest'ultimo definito come “delirium tremens” , caratterizzato da confusione, disorientamento, allucinazioni,ipertenzione, alzamento della temperatura, ed un senso acuto di paranoia, che puo' avere un esito letale.
Questa sindrome , che richiede pronto intervento,e' spesso sottostimata nei pazienti piu' anziani, come sottolineato con enfasi da due medici Americani ,che hanno effettuato uno studio presso la Harvard University, riassunto nella parte finale dell'articolo.
Lo studio , centrato principalmente sul problema della sindrome di astinenza alcolica negli anziani, scaturisce dalla necessita' di una attenzione piu' accurate sul riconoscimento di patologie alcoliche negli anziani.
In realta', i problemi di alcolismo negli anziani vengono ignorati per diverse ragione. Una e' senza dubbio legata allo stigma che accompagna questa patologia, Questo problema non scaturisce solo dal comportamento difensivo del paziente , ma anche ,e sopratutto, dalle famiglie, che spesso manifestano quasi un senso di vergogna nel palesare al professionista problemi alcolici dei loro cari,specialmente se anziani.
In aggiunta, statistiche attendibili, dimostrano che l'uso dell'alcol nella popolazione anziana e' legata a a fattori emotivi e sociali come la solitudine.La porzione della popolazione anziana , negli USA e' stata ipotizzata tra circa 1 e 2 millioni. Alcuni studi mostrano che circa il 15% di problem fisici e mentali negli anziani sono legati a patologie alcoliche.
La diagnosi dell'alcolismo fa' parte del fardello di responsabilita' del medico di famiglia, il quale non solo si confronta con il silenzio del paziente e dei famigliari, ma fronteggia una situazione diagnostica molto complessa:In realta' I sintomi derivanti dall'alcolismo ( insonnia,riduzione del desiderio sessule , depressione, disturbi della memoria , ecc.) o sono erroneamente scambiati per occorrenze fisiologiche naturali dovute allinvecchiamento,o si impostano in altri contesti come conseguenze di effetti collaterali di medicine o di malattie croniche ( come dolori cronici, proocessi artritici). Per altro gli”screening” diagnostici non sembrano essere molto efficaci nel catturare l'essenza sintomatologica dell'alcolismo negli anziani(probabilmente criteri impostati su sintomi di natura fisica, e sociale potrebbero essere di molto piu' aiuto).
Un altro problema da non ignorare e' che l'alcol interagisce con altre medicine ( antidepressivi, ansiolitici, antiipertensivi)comunemente prescritti nella popolazione geriatrica e quindi costituisce un elemento di possible fallimento per terapie che ,in assenza del medesimo, sarebbero efficaci e non accompagnate da un aggravamento di turbe cognitive e psicologiche.
Ma un altro problema deriva dalla ambivalenza presente non solo nei pazienti e famigliari, ma anche negli operatori sanitari nel confrontare i problemi di alcolismo negli anziani: Il pregiudizio che un anziano non abusi alcol ed altre sostanze in maniera cronica e' ancora molto vivo e puo' costituire un motivo incoscio nell'operatore sanitario nell'interpretare i sintomi di natura alcolica come derivanti da patologie di natura fisica o puramente psicologica.A questo si aggiunge,nel contesto del processo diagnostico, il mito che un anziano, non possa “de novo” sviluppare una patologia alcolica, il che' e' contradetto dalla realta' clinica, che annovera, in questo gruppo ,soprattutto quella fetta di anziani con problemi di adattamento( fisici, psicologici, sociali),emergenti in maniera progressiva durante il corso degli anni.
In realta', gli alcolisti anziani possono ricevere benefici sostanziali da trattamenti terapeutici.I migliori risultati si ottengono quando questi trattamenti interessano la globalita' della esperienza del paziente( tenendo conmto di bisogni come assistenza medica,sociale , finanziaria).
Ritornando allo studio sopra citato,I due ricercatori americani hanno dichiarato con enfasi che ,in genere, le persone anziane sono molto vulnerabili a problemi di alcolismo.Analizzando dei dati statistici sull'invecchiamento della popolazione americana, hanno sottolineato che il numero di pazienti affetti da patologie alcoliche si raddoppieranno verso il 2020.Di conseguenza questa crescita portera' ad un aumento sostanziale dell'incidenza della sindrome di astinenza nella popolazioni geriatriche.
Da qui scaturisce in maniera molto chiara il monito di questi due ricercatori(Dr. Jeremy Doniger and Dr. Joji Suzuki )ad effettuare un “routine screening” nei pazienti anziani. Ma avvertono anche a monitorare molto accuratamente l'uso di benzodiazepine in questi pazienti,poiche' esse stesse possono aggravare i sintomi di confusione , caratteristici delle syndrome di astinenza. Comunque, la letteratura non da risposte definitive sul corso della sindroma di astinenza alcolica negli anziani. Con lo scopo di chairificare questo aspetto , I due riceracatori hanno condotto uno studio retrospettivo di cartelle cliniche , comprendente l'esame di 141 cartelle di pazienti( dal 2008 al 2010) con diagnosi di sindrome di astinenza alcolica al Brigham and Women's Hospital( Boston), Esaminando I dati clinici hanno identificato che circa 50% dei pazienti anziani nel campione avevano sviluppato delle forme di delirio ( non solo da astinenza alcolica), mentre I pazienti piu' giovani manifestavano forme deliranti in una percentuale che approccia il 30%. Indubbiamente interessante e' che le patologie co-morbide presenti nel campione di pazienti, hanno avuto un effetto statisticamente significante nello sviluppo di tutte le forme di delirio tranne che il “Delirium Tremens” ed episodi si convulsion epilettiche.
Mentre nel gruppo piu' giovane la prevalenza di convulsioni da astinenza era del 6% , in quello piu' anziano ha raggiunto il 10% . Anche la durata della degenza ospedaliera e' stata piu' alta nel gruppo piu' anziano( 12.5 giorni) , in contrapposizione agli 8.6 giorni del gruppo piu' giovane. Quindi I pazienti piu' anziani hanno senza dubbio un decorso piu' problematico, e la durata ospedaliera piu' lunga li predispone ad altri rischi come infezioni nosocomiali, mentre la ferequenza di cadute , anche dovuta alla terapia, e' un'altro problema da tenere in conto durante questo periodo.Infatti questa ultima possibilita' deriva dal dosaggio piu' alto di benzodiazepine, che in quei pazienti conn Delirium Tremens che hanno ricevuto dosi di benzodiazepine al di sopra della norma ( 64.6 mg vs. 30.5 mg del gruppo che non ha sviluppato fenomeni di delirio).
E, come gia' detto, la syndrome del “Delirio Tremens” potrebbe anche essere peggiorata da tali dosaggi, che non vengono adeguatamente metabolizzati dal gruppo di pazienti piu' anziani.
In conclusione, mantenere un atteggiamento piu' clinicamente attento in riguardo alla possibilita' di problemi di alcolismo in pazienti piu ' anziani , puo' prevenire l'insorgenza degli stati piu' gravi di sindrome di astinenza , incluso la possibilita' di esiti letali.
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