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Archivio Enrico Pascal: un pezzo di storia della rivoluzione psichiatrica in Piemonte

21 Mar 22

Di cisat@centrostudiarteterapia.org

E’ online, accessibile a tutti, l’Archivio Enrico Pascal: una straordinaria raccolta di documenti che raccontano un pezzo di storia della rivoluzione psichiatrica in Piemonte, iniziata al manicomio di Collegno, fra gli anni 60 e 70 del novecento. Verbali, relazioni di servizio, lettere, fotografie, registrazioni audio e video: materiale in gran parte inedito o dimenticato che viene reso disponibile, grazie al sito della Cooperativa il Margine di Torino.  https://www.ilmargine.it/archivio-enrico-pascal/

Ore di registrazioni audio originali delle assemblee interne, tenute a Collegno nel 1969, sono forse la gemma più preziosa dell’Archivio: ci danno la possibilità di sentire, come in diretta, le voci del manicomio che cambia; ascoltare, quasi fossimo presenti, le parole di pazienti, infermieri e medici, familiari, per la prima volta impegnati in libere discussioni collettive.  https://www.ilmargine.it/pascal-audio/

Nel 1968 Enrico Pascal, psichiatra di impostazione fenomenologica, insieme a un gruppo di infermieri illuminati e a un’assistente sociale crea la prima comunità terapeutica, nel reparto 12, degli epilettici, uno dei più difficili e violenti. Seguendo l’esempio di Basaglia a Gorizia, dà la parola ai ricoverati per restituire salute, libertà, dignità di cittadini e di persone. L’équipe di Pascal abbatte le inferriate, abolisce le contenzioni fisiche, organizza uscite individuali e di gruppo, ma soprattutto Istituisce le assemblee di reparto, in cui gli internati possono parlare, raccontare il dramma della loro esistenza quotidiana.

Il percorso rivoluzionario non si limita al manicomio.  Tre anni dopo, nel 1971 (lo stesso anno in cui Basaglia approda a Trieste) Pascal fonda il Centro di Salute Mentale di Settimo Torinese, uno dei primi d’Italia, con il medesimo gruppo di lavoro. Nel 1976 apre la prima comunità alloggio esterna, per donne uscite dall’ospedale, nel 1979 un centro crisi residenziale sul territorio; negli anni successivi, a Settimo, teorizza e mette in pratica la cura dei pazienti nei loro luoghi di vita, secondo un modello di “comunità terapeutica diffusa”. 

Come si legge nell’home page dell’Archivio: “L’esperienza di Pascal è esemplare e simbolica perché dimostra nei fatti che si può curare la sofferenza mentale in modo non istituzionale, restituendo ai pazienti dignità, diritti e responsabilità, e perché ricorda quanto siano decisivi, accanto a quelli personali, i fattori culturali, sociali e politici”.

Non è un caso che tutto cominci nel 1968, un anno molto particolare, da diversi punti di vista.  A dicembre, a Torino, si tiene un convegno organizzato dal movimento studentesco, intitolato “E’ un crimine progettare un ospedale psichiatrico?”. In quel momento storico l’argomento appassiona contestatori e intellettuali progressisti. Gli studenti di architettura si mobilitano per ostacolare il progetto del nuovo manicomio che la Provincia vorrebbe costruire a Grugliasco, a pochi chilometri da Collegno. Riescono a coinvolgere nella loro battaglia giornalisti locali e nazionali, associazioni, uno scrittore famoso come Pier Paolo Pasolini. 

Poche settimane prima Pascal aveva presentato ufficialmente ai suoi superiori (direttore dell’ospedale e presidente dell’organo amministrativo) il “rapporto sul reparto 12”, una minuziosa relazione di servizio, che contiene una sintesi dei verbali delle assemblee, tenute nei mesi precedenti, da cui emerge, senza reticenze, la denuncia delle condizioni di vista miserevoli e disumane in cui si trovano i ricoverati. Il rapporto ha toni durissimi, non esita a usare termini come “lager” per definire l’ospedale. La reazione delle autorità manicomiali è altrettanto dura; senza mezzi termini accusano Pascal di strumentalità e insubordinazione e lasciano intendere di voler procedere in senso disciplinare (sia il testo del rapporto che quelli delle lettere di risposta sono pubblicati integralmente nell’archivio).  

Ma prima che il provvedimento disciplinare venga istituito, è il convegno degli studenti di architettura a cambiare tutto. In quel contesto Pascal prende la parola, riesce a leggere in pubblico il rapporto del reparto 12, suscitando grande indignazione e consenso nell’uditorio. Riesce anche a ottenere che il convegno si sposti, dai locali della clinica al teatrino del manicomio di Collegno. In questo modo il mondo esterno, rappresentato da relatori e pubblico, organizzatori e volontari, militanti, associazioni, giornalisti, intellettuali, può finalmente varcare le mura dell’ospedale, e mescolarsi a ricoverati e personale. Anche i pazienti diventano protagonisti del dibattito. Nessuno può più negare la verità delle denunce del rapporto. 

Da quel momento in poi le assemblee saranno estese a tutti i reparti dell’ospedale, le autorità sanitarie e politiche, con una repentina inversione di marcia, cominceranno a progettare il superamento del manicomio, in direzione di un’assistenza territoriale (allora denominata “settore”). Di lì a poco un’altra comunità terapeutica sarà ufficialmente varata al manicomio femminile di via Giulio, a Torino, ad opera di altri due psichiatri: Annibale Crosignani e Giuseppe Luciano, anche loro inizialmente osteggiati e quindi appoggiati dalle autorità in seguito ad una vera e propria mobilitazione politica nazionale: una interpellanza parlamentare, l’invio di un ispettore da parte del Ministero della Sanità. Le tumultuose assemblee pubbliche che ne seguiranno, tenute alla presenza dell’ispettore ministeriale, sono ascoltabili in larga parte nell’Archivio, in registrazione originale.

Consultare l’Archivio Pascal oggi non ha solo un interesse storico, ciascuno può trarne materiale di riflessione, per comprendere il presente dell’assistenza psichiatrica italiana, con le sue luci (il manicomio, come lo ha conosciuto e combattuto Enrico Pascal, non esiste più) e le tante ombre, dentro le quali sembrano annidarsi, in maniera neanche troppo nascosta, meccanismi molto simili a quelli di allora, che tendono a riprodursi in forme diverse.

Per questo, conclude l’home page: “ci sembra così importante riascoltare, oggi, la voce di chi ha avuto il coraggio di pensare l’impensabile e di metterlo in pratica, con straordinaria competenza, abilità strategica e la serena determinazione dei giusti”.

 

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