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Contare i giorni, contare i morti, contare niente, dare i numeri.

10 Lug 23

Di FRANCESCO BOLLORINO
Diventa ogni giorno più difficile fare i conti con quanto accade nel nostro presente quotidiano, a giudicare dall’informazione. Si dirà che è sempre andata così; che la cronaca, anzi la storia è li a dimostrarlo, che la natura dell’essere umano è la stessa da quando è diventato Sapiens, ma non è così. Forse. Se si considerano le esperienze di circa un secolo di cui chi scrive, può dare testimonianza, si ha l’impressione che qualcosa sia ulteriormente peggiorato in quel concetto che Freud nel 1929 chiamava “kultur”, la civiltà, apparso nel saggio “Das Unbehagen in der Kultur” (“L’infelicità nella civiltà“) del 1930.

Si contano i giorni di prigionia (669) di Patrik Zachi che, il 5 luglio 2023, si è laureato a Bologna, in video collegamento dall’Egitto per il divieto di lasciare il suo Paese e un’udienza fissata al il 18 luglio. Il suo Dottorato, difficile da capire e da spiegare, è in “Women’s e gender studies” presso l’Università petroniana, Facoltà di Lettere, Dipartimento di lingue moderne in via Filippo Re. A quanto è parso di capire, si tratta di un Corso di Laurea Magistrale, Erasmus Mundus, in “Letterature Moderne, Comparate e post coloniali” (Studi di Genere e delle Donne). Nella città dove sono nato e cresciuto i primi sedici anni, sono sempre all’avanguardia in ogni genere di studi universitari, basterebbe solo pensare ai Giuristi della Scuola bolognese fondata da Irnerio, ai maestri glossatori dell’11° e 12° secolo, chiamati a stendere concordati e contratti tra Imperatori, Stati e vincitori di guerre medioevali. Lo studente egiziano, divenuto un caso internazionale, non è potuto intervenire in quanto sotto processo nel suo Paese con l’accusa di aver diffuso notizie false. Scarcerato ma non assolto non può allontanarsi dall’Egitto, ha voluto citare Mandela “Tutto sembra impossibile finché non viene realizzato”, grande campione di libertà e giustizia. Resta il fatto che il governo italiano non riesce a fare luce sul caso “Giulio Regeni” perché l’Egitto non collabora.

La Francia, comincia a contare i morti della rivolta delle periferie, iniziate dall’uccisione del diciassettenne Nahel M., fermato al volante della sua auto con altri ragazzi a Nanterre, celebre università di Parigi. Dopo la lunga guerra per le pensioni contro Macron, ancora in corso, sebbene a singhiozzo, è venuta l’ora della rivolta di chi è esasperato e vive nelle banlieu di tutte le città più grandi della Francia. A parte qualche rigurgito post-coloniale di chi aveva pensato che la politica de “l’assimilation” fosse migliore di quella dell’associazionismo del Commonwelt, sembra che i poliziotti delle periferie, con le loro brutalità, si siano messi in testa di fare come quelli degli Stati americani in rivolta contro la polizia che uccide i Black per abitudine. Le agenzie battono notizie catastrofiche “Francia, gli scontri non si fermano: «La Polizia è ovunque. Ma la giustizia da nessuna parte»” … la morte di Nahel il minore di origine algerina-marocchina per mano dei poliziotti la scintilla che ha dato vita a un’ondata di proteste … che non si ferma da tre giorni. Non solo a Parigi, nella banlieue, ma anche nel resto del Paese gli scontri tra manifestanti e polizia sono violenti … più di 600 persone arrestate … Appello di Macron alle famiglie. Interviene anche Mbappè. E Parigi schiera i blindati. Cresce la rivolta in Francia, muore un altro ragazzo … (ANSA www.ansa.it › Mondo › Europa 30 giugno 7 luglio 2023). Infatti, se ne sono aggiunti altri due. Un ventenne a Rouen, precipitato dal tetto di un supermercato preso d’assalto, l’altro a Marsiglia il ventisettenne Mohamed, colpito dalla polizia con un proiettile di gomma, la “flash-ball”, che produce uno shock violento ma non letale, almeno in teoria. È stata aperta un’inchiesta, il governo chiede rigore. Certo, non siamo alla protesta dei “Black Lives Matter” ma Lione non è Ferguson (Missouri, St Louis) Bordeaux non è New York e la Francia non è l’America.

A Milano si contano i chicchi di grandine e gli alberi abbattuti da nubifragi marzolini che travolgono le estati meneghine. Si spera non abbiano a funestare “Milano-Cortina 2026”, i prossimi giochi invernali per la prima Olimpiade e Paralimpiade d’inverno, col solleone al posto della neve. Purtroppo si contano anche i morti di una RSA milanese per anziani in via dei Cinquecento, zona Corvetto – la «Casa dei coniugi» – di proprietà del Comune di Milano, data in gestione dalla cooperativa Pro.Ges, di Parma. Alle 1.20 della notte, è divampato un incendio, 7 morti e 81 feriti di cui 1 gravissimo. Abbiamo controllato, perché quando si parla di anziani a Milano viene subito in mente “La Baggina”, mezz’ora di metropolitana da Corvetto, la famosa Azienda di servizi alla persona del Comune di Milano. Tutti ricordano il “Pio Albergo Trivulzio”, la casa di cura meneghina destinata agli anziani meno abbienti, da almeno 200 anni che, insieme all’Orfanotrofio dei “Martinitt” e all’Orfanotrofio delle “Stelline”, costituivano il trittico dei servizi socio-sanitari perfetti. La perla dell’educazione civica comunale, divenuta (tristemente) ancor più famosa, allorché fu travolta dallo scandalo corruttivo di Mario Chiesa, il “mariuolo” di Bettino Craxi (17 febbraio 1992); scintilla di “mani pulite”. Poco è cambiato, dopo oltre 20 anni. Anzi, tutto è gravemente e colposamente peggiorato per l’ostinato e pervicace strangolamento delle risorse alla Sanità, alla Scuola, al welfare. Secondo le prime interviste sul posto, tra le cose più incredibili è che per il sistema antincendio (fuori uso da tempo) si fosse pensato di rimediare (solo per le prime ore della notte), con un operatore dotato di una “trombetta da stadio” per dare eventualmente l’allarme! Non c’erano, barelle, si fumava nelle stanze, il personale di quella notte era costituito da un infermiere con 5 OTA/OSS. Forse, l’organico previsto per i 170 ospiti, sommerebbe complessivamente a 5 infermieri turnanti con OTA/OSS. Tutti hanno chiesto di accertare la dinamica del fatto. Vogliono sapere la verità. Giusto! Ma coloro che hanno responsabilità di governo e decidono le allocazioni di risorse nei vari settori di spesa dello Stato, la verità la conoscono benissimo e da tempo. Dovrebbero avere per lo meno il pudore di meravigliarsi meno!

Si continuano a contare i giorni di guerra in Ucraina, arrivati al numero 500, sabato 8 luglio 2023, come si sgranasse un rosario doloroso pregando i signori della morte di smetterla, mentre sarebbe più facile contare i mesi (14), e pensare chi ci fa i soldi con questa lurida guerra civile, di cui non si intravede la fine. Intanto, Biden: “ingresso Kiev Nato no, prematuro, “bombe a grappolo” si “Gli ucraini stanno esaurendo le munizioni”, più altri 800 milioni di dollari pour l’argent de poche. “Zelensky ringrazia per bombe a grappolo: “Pace più vicina” (Redazione Adnkronos 8 luglio 2023). Aumentano i morti civili, la cosa più odiosa, ma anche quelli militari, sia i regolari (ove esistano, perché risultano molti renitenti, imboscati e fuggiaschi, checché ne dica la propaganda), sia la soldataglia mercenaria, pagata profumatamente, tutti nazisti, anche se in campo avverso, tranne i Ceceni di Kadirov, i truculenti “super soldati” di Putin, la sua “arma segreta”. Inizialmente reclutati in funzione antimussulmana, nella persona del padre Achmat Abdulchamidovič Kadirov (1951-2004), Gran Mufti della Repubblica cecena di Ichkeria nella prima e nella seconda guerra cecena. Ora il figlio Ramzan Kadirov (1976) ha battuto un colpo. Anzi ha frustato a sangue e martoriato la giornalista russa Yelena Milashina per affermare che loro ci sono. Pronti a fare la parte di Prigozhin, nel caso venisse confermato il licenziamento del cuoco di Putin, perso di vista da chi dovrebbe controllare le sue mosse. Pare si aggiri in elicottero privato tra la sua residenza di San Pietroburgo dove avrebbe tesori e una figlia, e Bielorussia, come mi racconta da giorni Natascia, la cameriera ucraina che cucina meglio di Prigozhin. Intanto i ceceni si prendono avanti col lavoro, tanto per rammentare che l’uccisione di Anna Politkovskaya (7 ottobre 2006) è stata opera loro.

Marcello Dell’Utri, stupito e commosso si conta i suoi trenta milioni avuti in eredità dal “comparuzzo” B. Incredulo di ricevere donazioni, oltre a quanto ricevuto, per essergli stato segretario ai tempi della Edilnord, di aver reclutato i ragazzi giusti ai tempi della “Bacigalupo”, di avergli presentato lo stalliere giusto nei tempi delle minacce serie di sequestro indirizzategli dal sempreverde mandamento di Porta Nuova. Ciò che stupisce maggiormente non sono tanto le fortune dell’impero berlusconiano, ovvero quello che è riuscito ad arraffare in tutta la vita, facendo esclusivamente il proprio interesse personale e che ora si stanno assegnando secondo le volontà testamentarie del defunto, quanto piuttosto la sua tanto decantata “generosità”! Tutto il mondo sa perfettamente come, quando e perché siano entrate quelle fortune nel corso degli anni. A Roma, al Mercato rionale di Via Catania, dove mi reco quando posso, il pesciarolo Checcho, interpellato sul fatto, mi ha fulminato: «A professo’, e fallo pure esse tirchio, coi sordi dell’artri!». Anche Gianni, il cassiere della banca dove accredito la mia pensione, tornando sull’argomento dell’impero berlusconiano, rammenta che nel 1992, quando lui allora lavorava al Santo Spirito, sapeva che il debito di B. ammontava a diversi miliardi, ma dopo la sua celebre “discesa in campo”, sparì come d’incanto.

A Roma si sono contati i palloncini bianchi e rosa ai funerali di una diciassettenne uccisa a coltellate da un coetaneo a Primavalle. Era un coltello da cucina di quelli con la lama seghettata per tagliare il pane. La mostruosità che ha stupito maggiormente è stato il tentativo di liberarsi dei miseri resti di corpo martoriato, mettendolo in un sacco nero delle spazzatura e poi spingerlo dentro un carrello del supermercato verso i cassonetti della spazzatura. Pare che nessuno abbia notato e fermato questo mostruoso essere umano che rammenta lo Smerdjakov dei Karamazov con sette anni di meno. Chissà se anche lui abbia dedicato un po’ del suo breve tempo anedonico a impiccare i gatti, per poi seppellirli con tanto di cerimonia funebre … come tratteggia questo personaggio da rabbrividire l’inarrivabile Fëdor Dostoevskij. « … non si poteva … raccapezzare … cosa, per suo conto, volesse. C’era … di che stupirsi dell’illogicità e della confusione di certi suoi desideri, che involontariamente venivano a galla, ma che però erano sempre poco chiari … rivolgeva certe domande tortuose, evidentemente premeditate, ma senza spiegarne il perché …». Rammento benissimo questa borgata vicino al Santa Maria della Pietà, dove Massimo Marà – Collega indimenticabile – aveva creato la prima “Comunità Terapeutica Pubblica” finanziata dall’Amministrazione Provinciale di Roma con psicologi e infermieri entusiasti. Davo un mano a Massimo, quando potevo e non ho mai incontrato mostri. Il vescovo celebrante, Baldo Reina, ha interrogato i presenti e se medesimo, cercando di capire come a Primavalle, sia potuto accadere un fatto inimmaginabile. “Quello che è successo parla di un mondo guasto, che brucia la giovinezza, che insegue illusioni, che non conosce più quanto preziosa sia una vita … Cosa offriamo ai giovani?” … Il nostro dolore ora diventa una denuncia, ma deve tradursi anche in cambiamento … che questa morte non sia sprecata … diventi il segno di una necessità, quella di cambiare insieme questo nostro mondo”. (www.dire.it › Territori › Lazio › Roma 5 luglio 2023).

Si contano i pallini sparati tanto per far qualcosa. Ci s’interroga se siano di plastica o di piombo, vietati per legge. Ma anche sul voto in condotta ai 5 allievi che hanno sparato in faccia alla prof di Scienze. Interviene il ministero, ma Piantedosi ha già fatto sapere di essere in missione internazionale a Lampedusa colla Sig.ra Ylva Johansson la commissaria europea agli Affari Interni.

Livorno. Una bambina undicenne, nel tardo pomeriggio di sabato, primo luglio, stava giocando nel parco pubblico di via Giolitti al quartiere Corea, quando è stata colpita a un sopracciglio da un pallino da caccia, esploso da un’arma ad aria compressa. Al pronto soccorso oculistico gli hanno estratto il corpo estraneo e, medicata opportunamente, l’anno dimessa in giornata. Si è ripresentata 4 giorni dopo, accompagnata dai genitori, in preda a una forte cefalea. Questa volta le è stata fatta la TAC che ha rivelato un secondo pallino di piombo, conficcato nel cuoio capelluto, che ovviamente le è stato asportato. Secondo le prime indagini dei CC e dei genitori, pare che un pensionato settantatreenne piuttosto irascibile abbia esploso alcuni colpi all’indirizzo di ragazzi chiassosi che giocano nel parco la sera. Pare che il sospettato abbia negato risentito, come fanno taluni nostri ministri in carica invocando la legge sulle guarentigie …

Rovigo. Cinque studenti sparano pallini di gomma al volto della professoressa di scienze durante l’ora di lezione, riprendono la scena col telefonino e postano la loro stupida vigliaccata che ora va di moda chiamare con la parola inglese «challenge» in chat, deridendola sui social. Alla fine dell’anno scolastico, tre si dileguano e la fanno franca, i due però, che sono stati scoperti vengono promossi con 9 in condotta, discusso nella riunione collegiale del corpo docente a fine anno. Interessato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per il voto in condotta. E per il porto d’armi?

(www.ilmessaggero.it › Persone 22 giugno 2023).

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