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Gaza – Il massacro del pane – due Stati due popoli, una vendetta. Nunc et semper?

9 Mar 24

Di FRANCESCO BOLLORINO
Giovedì 29 febbraio 2024 una notizia terribile viene battuta da tutte le agenzie del mondo. Il titolo della Redazione Ansa del 1 marzo 2024 riporta ‘Spari sulla folla a Gaza, 112 morti’. Niente accordo all’Onu sul testo di condanna. Anp: ‘E’ uno spregevole massacro’. Ma Israele: ‘Stavano saccheggiando gli aiuti’. Meloni: ‘Profondo sgomento, accertare la dinamica dei fatti’. Oggi si riunisce il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. ( ANSA www.ansa.it › Mondo – New York, 01 marzo 2024, 09:45)

Quello di Avvenire “L’esercito israeliano spara sulla folla accalcata per gli aiuti – Oltre 100 vittime, 700 feriti. Le forze armate negano: abbiamo colpito 10 persone, la maggioranza delle vittime è stata causata dalla calca. (Avvenire www.avvenire.it › pagine › strage-degli-aiuti-a-gaza-decine-di-morti · 29 febbraio 2024)

Quello de Il Sole 24 ORE e askanews. “Gaza, strage di palestinesi accalcati per il cibo – Decine di morti in mezzo alla folla che si accalcava attorno ai camion con cibo e aiuti a Gaza”. (www.stream24.ilsole24ore.com › video › mondo › gaza-strage-palestinesi-accalc… · Milano, 29 febbraio 2024).

L’occhiello di Rai News 24. “La strage degli affamati, pressione internazionale per un’indagine indipendente · Onu, nuovo veto Usa. Guterres: paralisi. Macron: civili presi di mira dall’Idf, chiedo giustizia e cessate il fuoco. Michel: Il diritto non ammette doppi standard. Israele libera 50 detenuti palestinesi. Attacco in Siria, uccisi ufficiali iraniani.(www.rainews.it › Esteri › Guerre e conflitti › Guerre 2 marzo 2024).

Quello de Il Messaggero di Roma “Gaza, gli Usa scavalcano Israele: «Aiuti dal cielo» · Netanyahu appare sempre più isolato con gli alleati” (www.ilmessaggero.it › Mondo Sabato 2 Marzo 2024, 06:18 – Ultimo aggiornamento: 09:39) qui di seguito si riporta qualche passo del commento di Mauro Evangelisti: “«Gli Usa parteciperanno ad una grande operazione di consegna di aiuti a Gaza» che prevede il lancio di prodotti come cibo e farmaci per l’assistenza umanitaria dagli aerei militari. Lo ha annunciato il presidente Usa Joe Biden che ha anche parlato di «un corridoio marittimo» per una «grande quantità di aiuti umanitari». Dopo la strage di giovedì, quando almeno 112 palestinesi sono morti mentre tentavano di ricevere generi alimentari da una trentina di camion nella Striscia, sono sempre più forti le pressioni su Netanyahu perché chiarisca cosa è successo e fermi gli attacchi … Numerose testimonianze confermano che colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi dall’esercito di fronte all’assedio dei disperati affamati”.

Che io ricordi, nella storia italiana, c’è solo uno squallido generale dei primi del Novecento, il fossanese di Cuneo Fiorenzo Bava Beccaris che l’8 maggio 1898, per reprimere i moti milanesi di protesta per il raddoppio del prezzo della “michetta” di pane, sparò per ordine del presidente del consiglio di allora – Antonio Starabba, marchese di Rudinì – ad altezza d’uomo sul popolo milanese affamato, provocando oltre 350 morti e di circa 1.000 feriti. Regnava Umberto I di Savoia che in seguito venne assassinato a Monza, due anni dopo, dall’anarchico Gaetano Bresci. Dunque aiuti alimentari via terra via cielo e forse anche via mare – molti purtroppo finiti anche oltre la spiaggia – ai civili palestinesi affamati e circondati dalle truppe israeliane di Netanyahu da cinque mesi, per colpa di Hamas. Difficile accertare la reale dinamica dei fatti in un maledetto inferno che dura ormai da 145 giorni come vendetta “occhio per occhio-dente per dente”, dopo la strage di Hamas del 7 ottobre 2023, ma iniziata almeno nel 1948 (se non prima) giudicata da molti “sproporzionata” tranne che da Netanyahu e i fanatici di Ben Gvir. Perfino nel codice di Hammurabi la legge del taglione sanciva che la rivalsa dovesse essere proporzionale, nel senso che se l’omicida fosse stato un figlio, veniva ucciso un figlio del padre dell’omicida, soltanto se fosse stato uno schiavo ad uccidere, il padrone avrebbe potuto corrispondere un’ammenda commisurata al valore dello schiavo in quanto cosa posseduta. Ma tutte le persone appena istruite sanno che nei 34 capitoli del Deuteronomio è scritto che “la vendetta non deve mai eccedere l’offesa”. I Cristiani, quelli che hanno, da sempre, predicato, il “perdono”, non c’entrano in questa guerra anche se in quelle terre ci sono cresciuti.

Questa storia dura da prima del 1948. Gli accordi di Oslo furono firmati nel 1993, da Yitzhak Rabin poi, il 4 novembre 1995, fu ucciso per mano della destra radicale israeliana con due colpi di revolver alla schiena. Nobel per la pace nel 1994 era stato il primo premier israeliano ad essere nato nella propria terra. Ancora una guerra permanente fino ai nostri giorni, che sono quelli scritti sanguinosamente con l’assalto alla moschea di Al-Aqsa dove la sera del 5 aprile 2023 le forze di sicurezza israeliane hanno fatto irruzione intorno alle 22.30, poco dopo la fine delle funzioni serali, per lanciare granate assordanti e picchiare coi calci dei fucili i palestinesi presenti per il Ramadan. Sei mesi dopo, la tremenda vendetta, affinché risultasse esemplare. La strage del 7 ottobre non è stata altro che la risposta, in peggio, per un solo giorno, ma con il massacro di partecipanti al festival musicale “Supernova” in territorio israeliano, l’uccisione di donne e bambini, stupri e rapimento di ostaggi. Era la risposta, si disse, alla profanazione della Moschea di Al-Aqsa, la più grande moschea di Gerusalemme, sulla spianata della Moschee. Codice dell’operazione vendicativa Hamas, “Alluvione di Al-Aqsa”: oltre 700 i morti, migliaia i feriti, almeno 150 i rapiti tra gli israeliani. Si procede per stragi e controstragi. Sono ormai passati sei mesi dall’inizio di quest’ultima guerra contro Hamas e le statistiche parlano di più di 30.000 palestinesi uccisi, con circa il 70% dei morti tra donne e bambini, a Gaza, una striscia quattro volte Milano, 2 milioni di persone.

Volendo partire dall’antisemitismo della fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna, questo potrebbe essere, per sommi capi, l’antefatto storico, senza andare troppo in la nel tempo e senza ricorrere agli specialisti (i Rabbini), per chi non è ebreo e vuol cercare di capire le ragioni degli altri, possibilmente tutti gli altri. Quando i cattolicissimi re di Spagna, Isabella I di Castiglia e Ferdinando II di Aragona, nel marzo del 1492, prima ancora della scoperta dell’America, cacciarono gli ebrei spagnoli che vivevano nel loro regno, i “Sefarditi”, crearono uno squilibrio sociale inimmaginabile ed un impoverimento intellettuale, mai più compensato. E su un terreno siffatto non può che prosperare e strangolare tutto la gramigna. Si pensi alla tragedia dell’assimilazione degli ebrei convertiti al cristianesimo, del 1391 e degli anni successivi, numerosissimi per necessità, chiamati spregiativamente “marrani” (giovani porci), da popolo minuto. La stessa identica sorte subita anche dai musulmani di Spagna convertiti forzosamente, chiamati “moriscos”, vessati, insultati, tassati e infine cacciati. Ad oriente, o meglio nell’Europa centrale e orientale, soprattutto lungo la valle del Reno troviamo gli “ashkenaziti”, che significa “germanici” in ebreo medioevale e tradizionalmente sono di lingua e cultura yiddish. Personalmente adoro questo gruppo etnico maggioritario tra gli ebrei. Gli Yddish, appunto, qualunque cosa facciano nel campo della musica, delle arti, della letteratura e del cabaret, per la loro vivacità intellettuale e per il loro elevato Q.I. Costoro, sono quelli che più hanno subito la più grande persecuzione e lo sterminio programmato nazi-fascista durante la Shoah. Io, ne sono stato testimone indiretto, vivendo in quegli anni terribili a Bologna, ho visto le retate dei nazi-fascisti, delle SS e delle brigate nere dello squadrista fiorentino Corrado Pavolini, di buona famiglia. Facevo le medie, allora, che si chiamavano “Ginnasio”, perché la riforma Gentile non si era potuta applicare per via della guerra. Ma nessuno di noi frequentò regolarmente perché c’erano i bombardamenti alleati e i rastrellamenti di quelli rimasti fedeli al Führer e al Duce, come il generale Rodolfo Graziani quello de “la guerra continua”, il 27 luglio 1943 al Teatro Adriano dopo la caduta di Mussolini. Da quei tempi, per gli ebrei, veramente malmessi e ridotti di numero, è passato un secolo e c’è’ stato il grande rientro. L’epopea del ritorno alla terra degli avi, tipo il film “Exodus”, di Otto Preminger, con Paul Newman e Eve Marie Saint (splendida centenaria), USA 1960. La nave che, risistemata nel porto di La Spezia, cambiò nome da “President Warfield” al chiaro riferimento biblico dell’esodo e salpò per la Palestina, aggirando il divieto degli inglesi. Ma non è che gli antenati dei Palestinesi fossero stati costretti a rifugiarsi in Lapponia. Così, da allora sono stati massacri reciproci tra due Stati e due popoli sulla stessa terra. Forse non sono mai cessati, malgrado l’ONU, la Nato e tutte le altre congreghe del «si vis pacem para bellum» dei romani antichi, che ignoravano le armi da fuoco, l’atomica, la micro- e la nano-plastica nell’acqua di fonte, la carne coltivata, ma già conoscevano qualche cosa di molto simile al “noviciok” il micidiale veleno organofosforato di Putin.

Sei mesi dall’inizio e Israele ha bombardato e distrutto tutti i fabbricati della striscia di Gaza. Ha inondato tutte le gallerie del sottosuolo, ha sparato sugli ospedali e sulla mezzaluna rossa senza pietà col pretesto che Hamas si nascondeva proprio tra donne, bambini, malati e camere operatorie. Può darsi sia vero, la cattiveria degli esseri umani è infinita. Ma era proprio necessario torturare i Palestinesi costringendoli scappare dalle proprie coltivazioni, case coloniche, a bere l’acqua salata, e morire di fame? Netanyahu non ha voluto intendere ragioni. Ha sbattuto più volta la porta in faccia al segretario di Stato Antony Blinken, appositamente mandatovi ripetutamente da Biden, al punto di mortificare sprezzantemente un presidente USA, avanti con gli anni. Nessuno vuole pensare che l’ostinazione di Bibi Netanyahu nel combattere questa guerra sanguinosa contro il popolo palestinese sulla striscia di Gaza, quattro volte più grande di Milano, due milioni di persone, sia una vendetta proporzionata al massacro del 10 ottobre per non doversi presentare davanti alla giustizia del suo paese dopo che sarà sostituito dal voto degli israeliani che ne hanno avuto abbastanza di lui. L’ultranazionalismo un po’ fascista di Itamar Ben Gvir, l’attuale ministro della sicurezza nazionale, non durerà a lungo. L’ammiraglio Daniel Hagarì, portavoce del Ministero della Difesa (il mitico IDF, Israel Defense Forces) pare sia sparito da un po’ di tempo in qua e non si sa se condivida ancora il pensiero di Netanyahu. Kamala Harris nei giorni scorsi ha incalzato Israele affinché consenta l’aumento degli usi umanitari: “Subito una tregua di sei settimane”. Benny Gantz, leader dell’opposizione, è partito alla volta di Washington per chiedere alla vice di Biden un impegno nel cessate il fuoco che Netanyahu non ha gradito. Stupiscono ancor oggi, fenomeni sociali già di per sé razzisti e segregazionisti che hanno alla base motivi religiosi, cioè intolleranti. Vengono i brividi a pensare all’Europa delle guerre di religione del Cinquecento e del Seicento e che non si sia ancora imparato che se si vuole credere all’Altissimo che ci trascende, ciascuno ha il suo! Ma morire peggio che nei lagher nazisti, questo no!

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