Alda Merini
Probabilmente dovremo aspettare il mezzogiorno del 20 gennaio del prossimo anno 2021 per sapere se Donald Trump restituirà le chiavi della Casa Bianca. Al momento si ostina ad occuparla, con le relativa scorta armata fino ai denti, senza mai uscire se non per andare a giocare a golf. Tra poco più di due mesi sapremo anche se il mite Joe Biden sarà costretto a farsi precedere dagli artificieri per rimuovere le mine dalle stanze, dai giardini, dai posti più impensati della dimora presidenziale, tipo cucce per cani, ripostigli per mazze da golf, soffitte per svelare trucchi postali, nascondere vaccini anticovid e altre amenità. Noi scherziamo, ma tutto il mondo, con il fiato sospeso, si augura vivamente che lui non faccia sul serio. Io cerco di orientarmi frugando nei media.
Non so cosa succeda negli USA, che paiono non stupirsi, non più di tanto (fuori dagli schermi televisivi), ma c’è sicuramente in Europa una popolazione sufficientemente anziana da ricordare che in passato finì malissimo, anzi tragicamente. Perdurando la resistenza armata dell’esercito di Hirohito, l’Imperatore del Sol Levante, nell’intero scacchiere del Pacifico, il presidente USA Harry Truman, diede l’ordine fatale. Per rinfrescar la storia ai distratti dal Covid mondiale e quello tragicomico calabrese recentissimo, ricorderò che il 6 agosto 1945 dalla base americana dell’Isola di Tinian, nelle Marianne, decollava il “Superfortress” B-29 battezzato “Enola Gay” dal capitano Paul Tibbets, comandante dell'aereo, in onore della madre. Recava a bordo “Little Boy” un mostro spaventoso, la prima bomba atomica utilizzata in guerra. Ciò che avvenne dopo, sta su tutti i libri di storia da oltre settantanni. Stupisce il mondo, invece, che il sistema “democratico” americano consenta di eleggere un presidente che può sequestrarla a suo piacimento, codesta “democrazia”, contro ogni evidenza elettorale, dopo ben 15 giorni di “pesci in faccia” al successore. Il nuovo eletto John Biden cui tutto il mondo politico (“Vaticano” compreso) ha tributato le congratulazioni per aver raccolto il consenso maggioritario del popolo Americano, è stato ignorato e continua ad esserlo dal perdente.
Non solo Trump dice senza prove di essere il vero vincente, ma accusa apertamente l’avversario vincente di ave perso per “elezioni rubate”. Un vero rompicapo degno di un “vaudeville da belle époque”. E non smette di twittare improperi contro Biden, Trump, assistito da Rudolph Giuliani che tutti ben conosciamo per il colorito (ma anche oscuro) passato, nel quale c’è gente disposta a testimoniare che ignori l’aritmetica. Si fatica a tenere il filo logico. Cerco di riassumere per sommi capi con parole mie. In buona sostanza Trump avrebbe detto più o meno che Joe Biden ha “perso” (nel clan Trump il verbo “vincere” si coniuga solo per il padrone, mai per l’avversario), perchè è vecchio, incapace, non ha mai vinto in vita sua, ha osato sfidarmi, con ogni truffa, ruberia e sotterfugio, anche postale. Già! Il voto per corrispondenza … È la “posta” che ha “perso” Biden – ribadisce Trump (un automa pubblicitario delle pile-che-non-finiscono-mai) – il voto postale … C’è il plotone dei miei avvocati, comandato da Giuliani che sta contando per me! Stato per, Stato!
Ma come, pensano stupefatti quelli di un passato, ma non tanto remoto. La storica e inviolabile “US Mail”, protagonista di indimenticabili assalti alla diligenza, sfornati dall’industria cinematografica holliwoodiana fin dai tempi del “muto”.
No! Non è una formalità! È un atto gravissimo. Antidemocratico perpetrato contro ogni regola democratica. Non è neppure un “delirio di negazione”, perchè Donald Trump non delira, ma fa esclusivamente il proprio interesse personale. Anzi si prende avanti col lavoro, senza dire niente a nessuno, per le prossime elezioni 2004. Peccato non abbiano un Nicola Gratteri pronto all’uso, sulla piazza, questi Americani. Il biondo-decolorato Tycoon americano mostra di ignorare semplicemente la cronaca presente, attuale, a lui sfavorevole. Si “destorifica” essendo presentissimo sui “network”. Si chiama fuori dalla storia negando la “crisi” sua e del suo mondo, senza aver letto una riga di Ernesto de Martino (in caso contrario confermerebbe di essere il grande bugiardo che è sempre stato), ma twitta freneticamente quando non scarica la rabbia sull’innocente pallina da golf. Noi una storia del genere, con un Tycoon basso, non biondo, "femminaro" di minorenni, padrone di 3 televisioni commerciali, molti giornali, amico di tutti (specie potenti e mafiosi), capo di governo, mai tramontato, mimetizzato nella savana, ma sempre pronto ad azzannare quando toccano “il suo” a “proporsi per il bene della patria” quando annusa l’odore dei soldi, la conosciamo da 26 anni. Adesso lo chiamano “trumpismo”. L‘Italia è sempre stata all’avanguardia e ha fatto scuola, anche nelle cose illegali. Infatti il nostro Trump milanese non ha mai smesso di proclamare, ad ogni occasione ufficiale (in favore di telecamera), che «è il paese che amo». Alcuni milioni gli hanno creduto, e continuano. Quando si ri-presenta getta lo scompiglio, fa confusione, divide, paralizza, fa ancora paura. C’è chi non lo ha dimenticato o si stupisce che sia ancora lì, impugnando il solito foglio-protocollo piegato nella mano destra. Anche perchè un paio di “passate” in video al giorno, in tutte le TV nazionali (generaliste, non commerciali), c’è ancora qualcuno che glie le fa fare.
Diranno altri se è la prima volta di un Presidente USA o se è già successo. Non posso aspettare, ma credo come me molti altri, che si manifesti un novello Sergio Leone per girare un “sequel” di “Once Upon a Time in America” (“C’era una volta in America”, 1984). Si spera non una “serie”, poiché le cose vanno per le lunghe e Joe Biden, fortunatamente, è un democratico molto moderato. Si dice che i suoi emissari inviati alla Casa Bianca e altrove per gli scambi di competenza vengano cacciati a male parole. Intanto “the boss” Trump, cambia alti funzionari, nomina giudici alla “Corte Suprema”, infligge punizioni a dispetto, non si occupa della strage pandemica in atto, sbeffeggia il malcapitato Tony Fauci, nega vaccini anti-Covid a chi gli disobbedisce e altre cose inaudite, ma non è un bambino dispettoso.
È un vecchio sovrappeso, pletorico di 74 anni con crisi di sham rage. È pericoloso che comandi una nazione ricca, potente, armata, nucleare, tra le prime tre del mondo. È pericoloso che manovri il Segretario di Stato Michele tale Riccardo Pompeo (l’abruzzese già capo della CIA, tenuto recentemente alla porta da Papa Francesco a San Pietro). È pericoloso che minacci bombardamenti, ritiri truppe platealmente o ne invii occultamente, disfi alleanze o ne allacci, sul teatro mondiale. Si dirà: ma è l’America! Giusto! Non era mai stato così sfacciatamente palese. Ma nessuno la tiene d’occhio? Quis custodiet ipsos custodes? Io, nel mio piccolo, cerco di sbirciare i maneggi intorno alle “valigette” coi pulsanti atomici, e Giovenale con le sue satire non mi distrae più di tanto. Anche perchè non aveva vissuto ai tempi dell’atomica, io si!
Sinceramente sono preoccupato. Se è vero che Joe Biden ha vinto prendendo più voti di quanti non ne abbia mai presi nessun presidente USA prima di lui, non mi tranquillizza affatto. Mi sgomenta il fatto che il numero di voti sottoscritti per Trump pare si aggiri intorno ai sessanta milioni. Tremo all’idea che sloggiato Trump dalla Casa Bianca sopravviva il «trumpismo» e non solo in America! Se ne stanno vedendo le prime avvisaglie in Europa. Ai “rumors” dei “virtuosi” dei “Paesi Bassi” cui si erano aggiunti i “4 neri” di Visegrád, oggi, in videoconferenza, hanno battuto forte il loro veto a rinegoziare gli accordi sui “Recovery Plan”, Budapest, Varsavia e più tardi Lubiana. Gli specialisti conoscono i veri motivi che non sono nè economici, nè finanziari. Io che li ignoro, li temo, come l’ignoto.
Francamente sessanta milioni di “trumpisti” americani – peggio di coronavirus, riscaldamento ambientale, corruzione mondiale, fame planetaria e altre calamità bibliche messe insieme – sono già troppi. Non hanno bisogno di aiuti europei. Sorrido agro pensando alla “prevalenza del cretino” un vecchio aforisma di Fruttero & Lucentini, recentemente rispolverato da Marco Travaglio in uno dei suoi fondi al fulmicotone per “il Fatto Quotidiano”. Sinceramente non mi consola più di tanto sapere che si sia manifestata una grande prova di “democrazia” perchè è la prima volta che in America sono andati a votare un elevatissimo numero di cittadini. Credo di ricordare che fosse Cesare Pavese a scrivere che l’America era troppo grande, in tutto, da farti desiderare fortemente il ritorno da dove eri partito. «Capii nel buio, in quell’odore di giardino e di pini, che quelle stelle non erano le mie, che come Nora e gli avventori mi facevano paura. Le uova al lardo, le buone paghe, le arance grosse come angurie, non erano niente, somigliavano a quei grilli e a quei rospi. Valeva la pena di esser venuto?». Dovrebbe essere “Anguilla” de La luna e i falò.
0 commenti