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Ingresso alla Facoltà di Medicina – Solita riffa alla “Sapienza” di Roma

4 Ott 22

Di Sergio-Mellina
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato

l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco

lo dichiari e risplenda come un croco

perduto in mezzo a un polveroso prato.

Eugenio Montale

 

Anche quest’anno si sono svolte le prove per l’ammissione delle nuove matricole 2022-2023 alla Facoltà di medicina “La Sapienza” di Roma. Chi ha voluto cimentarsi nella storica “Città universitaria”, ha trovato pane per i suoi denti. Non è stato facile, infatti, per i più tenaci e ambiziosi, mangiarsi metà dell’estate e munirsi di pazienza per studiare le domande degli anni precedenti, reperire la documentazione necessaria per l’iscrizione, compilarla, pagare la tassa stabilita in ≠cento euro≠, come l’anno scorso, consegnarla e presentarsi, infine, al via, fissato per il giorno 6 di settembre del corrente anno 2022. È sempre una grande emozione girare per i palazzoni monumentali, di marmo bianco dell’Ateneo ideato da Marcello Piacentini (1935), che fanno corona al Palazzo del Rettorato con davanti la statua della “Minerva”. Ma tant’è, la mastodontica organizzazione accademica romana, rinnovandosi annualmente per accogliere la nuove leve, oltre alle naturali incombenze che le sono proprie, non può non apparire complessa e anche farraginosa, in alcuni passaggi. Dunque, solo chi era direttamente interessato alla prova, aveva gambe per camminare, occhi per orientarsi e almeno due delle “virtù teologali”: la fede e la speranza, si è cimentato con la “riffa” [01] annuale per l’ingresso a Medicina alla “Sapienza”. Ne parlo perchè ho una nipote, maturata al celeberrimo Liceo Ginnasio Torquato Tasso di Roma, che ha tentato la “riffa”, coinvolgendomi come non avrei mai pensato.

 

La locuzione “riffa”, oscuro etimo ispanico lasciato in Toscana, durante l’occupazione spagnola ai tempi dello “Stato dei Presìdi” (XVI secolo) ha due significati, in lingua. Nel primo indica una soperchieria, nel secondo vuol dire pesca, lotteria, gioco privato di estrazione di premi, senza denaro, come si fa a Natale con la tombola o – se si vuol dare un minimo di imparzialità – abbinata ai numeri del lotto. Ecco perché ogni anno, data anche la peculiarità e l’autonomia di ciascun Ateneo, la selezione a numero chiuso, comporta il riacuirsi della solita protesta affinché sia garantito il diritto allo studio per tutti e, immancabilmente, svariati ricorsi per eventuali irregolarità riscontrate in fase di selezione. Per andare subito all’essenza delle cose – nel senso vagamente husserliano – che maggiormente interessano, l’annoso problema che tormenta la Facoltà di Medicina, come tutti sanno, è l’oscuro dilemma “numero chiuso o numero aperto?”, il bivio senza possibilità di scelta ammodernatosi nel più recente dubbio senza alternativa: “sistema francese” con sbarramento al primo anno o “modello italiano” con chiusura preventiva, ma programmata, almeno nelle buone intenzioni?

 

Sulla opportunità di riaprire questo fatale numero chiuso, se ne discute ormai da 35 anni, all’approssimarsi della data canonica per la prova settembrina degli aspiranti camici bianchi. Da quando, cioè, l’allora ministro Ortensio Zecchino, titolare della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica, firmò il contestatissimo D.M. 1987 sul “numero chiuso”. Non solo per Medicina, ma “Per tutte le Facoltà a carattere scientifico, veniva sancito il principio di relazione tra il numero di studenti e la capacità delle singole strutture di ospitarli, la disponibilità dei professori, la possibilità di svolgere laboratori e lezioni”. In realtà, proprio nel paese del “Familismo amorale” [02], dietro il Cavallo di Troia dei test di “selezione meritocratica” si voleva interferire arbitrariamente sul controllo selettivo dei candidati, circa la quantità, qualità e provenienza. Naturalmente, comme d’habitude, era l’Europa, che ci chiedeva di alzare il livello della nostra formazione universitaria. Aggiungerò che al “diemme Zecchino” fece seguito una larghissima protesta nazionale e una lunga serie di atti legislativi, appellati prima al Consiglio di Stato circa la legittimità costituzionale e infine alla Corte Costituzionale che, nel 2013, tolse ogni impedimento [03]. In buona sostanza affinché il vecchio decreto ministeriale Zecchino fosse sussunto nella Legge sul numero chiuso, si dovette giungere al 1999. [04].

 

A quanto mi risulta un gruppo di candidati ha sostenuto l’esame il 6 settembre 2022 in ambiente confortevole e dotato di aria condizionata, non disprezzabile in una estate fra le più torride e siccitose del secolo. “Silvietta”, la mia nipotina provvista di maturità classica, della quale pareva doversene quasi vergognare, perché Medicina è ritenuta (erroneamente) materia scientifica, era fra essi. Lo stabile si trova al civico 6 di Via Caserta, in Roma, presso i locali della Facoltà di “Medicina e Odontoiatria”. Naturalmente la prova è culminata nella solita strage degli innocenti – non dei “ciuchini di Pinocchio” come taluni han voluto insinuare con perfidia stolta – con molte lacrime e rimpianti! Quest’anno (a. D. 2022) circa il 50% dei candidati alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ha superato il test d'ammissione di 60 domande, la cui risposta esatta e completa dava diritto ad un minimo di 20 punti, vale a dire che il 50% è andato sotto 20!

 

Nondimeno, quelli che si sono presentati erano 10.000 meno di quelli dello scorso anno, a. D. 2021. Il numero non programmato ma disponibile per quest’anno era limitato a 13.152 unità. Alla prova, se ne sono presentati 56.775 dei 65.378 che avevano presentato domanda dietro versamento, come s’è detto sopra, di 100,00 euro. Ma quest’anno, la “riffa”, era molto diversa dal solito, perché la Medicina è materia scientifica, come “Bruto è uomo d’onore”. Chiedo scusa per l’artifizio retorico dell’antifrasi strappato dall’orazione funebre di Marco Antonio nel “Giulio Cesare” di Shakespeare, ma se alzo il tono della perorazione è per dire forte e chiaro che la Medicina è ben altro che carne e ossa, cervello e microbiota intestinale! Quest’anno si è notato un generale decalage tra obbiettivi e risultati, sui remi della salute, e della medicina in particolare, tanto dal punto di vista accademico che pratico-politico. Per quanto concerne le prove di ammissione, a differenza degli anni precedenti, in nome della “scientificità” presunta e della “meritocrazia” asserita, sono state cassate 12 domande di cultura generale, sostituite da quesiti relativi a competenze di lettura del testo. Si è voluto ribadire la tecnicalità della materia medica riducendo a 4 i quesiti di competenza di lettura e conoscenze acquisite negli studi, e a 5 quelli di “logica”. Invece sono state innalzate a 23 le domande di biologia, a 15 quelle di chimica, a 13 quelle di fisica e matematica. Chi inoltre fosse interessato a conoscere quale giro di denaro la “riffa” per Medicina abbia mosso soltanto a Roma, basta moltiplicare per 100 i 65.378 candidati che hanno presentato regolare domanda.

 

La premesse per non scoraggiare gli aspiranti medici anche quest’anno c’erano tutte, sia dal punto di vista accademico-universitario che da quello professionale-ordinistico. Non minori, tuttavia, di quelle contrarie, tese a scoraggiarli, malgrado la necessità acuta di medici, anche per la perdurante pandemia di Covid-19, che ne ha uccisi parecchi! L’orientamento fornito dalla “Sapienza” per il “Corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia” avvertiva che «… le consapevolezze indispensabili per assolvere […] la cura dei malati […] non significa solo insegnare a conoscere le malattie, ma […] l’uomo nella sua interezza […] Chi sceglie di studiare Medicina […] assume un impegno nello studio […] di materie di base quali la chimica, la fisica o la biologia […] per il superamento del test […] grande attenzione etica a sensibilità e competenze trasversali […] per l’esercizio di professioni nelle quali si verrà a contatto con aspetti delicati della vita degli assistiti […] Il Medico Chirurgo formato da tali corsi è dotato delle basi scientifiche e della preparazione teorico-pratica necessarie, ai sensi della direttiva 75/363/CEE, all’esercizio della professione […] sono preparati ad affrontare i problemi […] della sanità moderna, con un approccio olistico ai problemi delle persone […] in relazione all’ambiente biologico e sociale che le circonda».

 

In linea il giudizio del Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi «Dico 'no' al numero chiuso a Medicina, ma dico 'sì' al numero programmato. Per come è organizzata al suo interno, aprire a tutti la facoltà di Medicina non è oggi possibile. Gli atenei, infatti, non sarebbero in grado di garantire una formazione adeguata a causa del numero eccessivo degli iscritti, diventerebbe davvero un grande problema» e oltre «Ogni anno si presentano in media in 60mila ai test per entrare a Medicina, anche se i posti sono molti di meno […] se dessimo ogni anno il via libera a 60mila nuove persone, le università sarebbero davvero troppo affollate, non ci sarebbero aule e professori pronti a dare quella preparazione per cui i medici italiani sono famosi […] l'unico problema di questo Paese è che non si programma mai. […] il problema risiede nella programmazione […] rispetto alle esigenze e dobbiamo decidere quanti sono i medici che servono […] sul territorio nazionale e quanti poi ne dobbiamo specializzare […] sugli argomenti dei test […] i contenuti dovrebbero essere psicoattitudinali e di cultura generale […] verificare come una persona, un possibile futuro medico, intenda rapportarsi con il prossimo […] è fondamentale l'empatia …» [05].

 

Gli fa eco “l’Anaao giovani” (quasi dovesse contrapporsi a una Anaao vecchi e un’altra Anaao pensionati). Che io ricordi, una vecchia e gloriosa sigla Anaao-Simp [06] nacque a Vicenza nel 1959. Come che sia, codesta sigla giovanile, che nella versione adulti dovrebbe essere divenuta “Anaao-Assomed”, ribadisce il vantaggio del “numero chiuso” italiano criticando il “modello francese” perché «… oltre ad essere nocivo per l'intero sistema universitario italiano, è utopistica […] non vi sono le strutture per accogliere un tale numero di aspiranti e anche nel caso ci fossero, sarebbe un ingente spreco di risorse pubbliche per formare un superfluo numero di medici che andrebbero a creare una mastodontica pletora lavorativa» sic! E oltre – «È bizzarro considerare che un sistema di valutazione […] come un esame universitario […] dove è facile 'influenzare' i professori esaminatori […] possa essere ritenuto più meritocratico di un test a crocette che viene svolto in maniera sincrona a livello nazionale» Addirittura! Più avanti la nota infierisce sui malcapitati candidati «… vi è una non secondaria questione di metodo: tra le domande somministrate quest'anno […] vi è la comprensione dell'Editto de Beneficiis del 1037, riguardante il sistema feudale del vassallaggio, di tale Corrado II il Salico» – e li flagella – «oltre a una domanda in cui si chiedeva di individuare la differenza tra il sonetto e il poema epico dopo una comprensione di un testo scritto» – giudicando, per giunta – «È quanto di più anti-meritocratico utilizzare tali domande per individuare l'attitudine di un giovane a diventare medico» – compiangendo i neghittosi delle scuole superiori – «e non possiamo nemmeno immaginare la frustrazione di coloro che non sono riusciti ad essere tra i 13.152 vincitori di concorso a causa della loro non conoscenza di un editto del 1037». Qualunque cosa voglia dire, la conclusione della nota Anaao giovani è tassativa «… il test di ammissione al primo anno può e deve essere ottimizzato mediante la somministrazione di sole domande attinenti all'ambito medico-scientifico» [07].

 

Posso invece immaginare la rabbia di chi, per semplice cultura storica, conosceva l’Editto del 1037 e di coloro che sapevano distinguere per aver semplicemente studiato la lingua italiana, tra sonetti e poemi epici. Ma soprattutto di quanti, la maggioranza, ne sono certo, proveniva da scuole superiori dove aveva appreso l’esercizio della “logica”, il piacere di rammentare l’Ariosto, il senso profondo di trovare un “croco in un polveroso prato”. Per concludere questo dolente pamphlet sulla irrilevanza delle buone intenzioni e la pochezza delle “promesse da marinaio”, ricordo di sfuggita che le antiche dinastie imperiali cinesi, sceglievano i governatori delle provincie in base alla cultura, alla scuola di provenienza, e soprattutto alla prova di poesia. Una dotta tesi di Ca’ Foscari – dove ho avuto l’onore d’insegnare “Medicina Sociale” e anche “Etnopsichiatria” – illustra ampiamente come «… l'importanza attribuita all'istruzione nella millenaria cultura cinese è … la centralità, all'interno delle istituzioni governative, del ruolo di letterati ed eruditi, che per millenni hanno assistito imperatori e burocrati nell'amministrazione del potere. Gli esami imperiali … fin dalla dinastia Han rappresentarono un meccanismo equo per selezionare giovani meritevoli … furono il punto di partenza per la creazione e la gestione di uno tra i più vasti imperi della storia» [08].

 

Bisogna sempre guardarsi dalla roboante “immacolata percezione” della verità scientifica! Andare cauti sulla settorialità delle specializzazioni mediche, altrimenti ci si riduce come “i tifosi” delle squadre di calcio! Lo specialista – diceva George Bernhard Shaw – è colui che sa sempre di più su sempre di meno, fino a sapere tutto di niente!

 

Note

01. (Vocabolario Treccani) riffa¹ s. f. [etimo ignoto; cfr. sp. rifar "contendere, litigare"], tosc. – [atto violento, da prepotente] ≈ prepotenza, sopruso. ≈ dispoticamente, prepotentemente, tirannicamente; fam., di riffa o di raffa … riffa² s. f. [dallo sp. rifa, der. di rifar "sorteggiare"]. – (gio.) [estrazione a premi (non in denaro) privata, per lo più abbinata alla estrazione dei numeri del lotto] ≈ lotteria, pesca.

02. Cfr. Edward C. Banfield. Le basi morali di una società arretrata. Il Mulino, Bologna, 1976.

03. In dettaglio, la “Legge 19 novembre 1990”, n. 341 (“Riforma degli ordinamenti didattici universitari”), la “Legge 15 maggio 1997”, n. 127 (“Misure urgenti per lo snellimento dell'attività amministrativa e dei procedimenti di decisione e di controllo”), nonché decisioni di Tribunali amministrativi regionali del Lazio, dell'Abruzzo, delle Marche e della Liguria, con apposite ordinanze, furono dichiarati non fondati circa la questione di legittimità costituzionale, con sentenza numero 383 del 23 novembre 1998. Dunque, la Corte Costituzionale asseriva essere legittime le modalità di accesso al mondo universitario.

04. Legge 2 agosto 1999, n. 264 (“Norme in materia di accessi ai corsi universitari”) Data a Roma, addi' 2 agosto 1999 e recante le firme di Azelio Ciampi Presidente della Repubblica – Massimo D'Alema, Presidente del Consiglio dei Ministri – Ortensio Zecchino, Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica Visto, il Guardasigilli: Oliviero Diliberto.

05. Antonio Magi: "Test ingresso a Medicina sia a numero programmato. Contenuti dovrebbero essere psicoattitudinali e di cultura generale" 8 settembre 2022 Newsletter Sito dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma Notizie Servizi On Line.

06. Anaao-Simp (Associazione Nazionale Aiuti e Assistenti Ospedalieri – Sindacato Italiano Medicina Pubblica) per difendere gli interessi sindacali sul trattamento economico dei medici ospedalieri. L’Anaao faceva giusto da gemella alla coeva Amopi, di Eliodoro Novello, che curava le faccende sindacali dei medici degli Ospedali Psichiatrici. L’Amopi viene ricordata anche da Luigi Benevelli su Pol.It “Recensione. Saggio: Prima della Legge 180 Psichiatri, amministratori e politica (1968-1978) 4 febbraio, 2017 – come «sindacato autonomo dei medici dei manicomi, che si rifacevano al modello organizzativo e alle culture professionali del “settore psichiatrico”» e sulla stessa Rivista telematica di Francesco Bollorino, da Gerardo Favaretto “Introduzione” Vent'anni di 180 – Psychiatry on line www.psychiatryonline.it › node.

07. Giammaria Liuzzi, Responsabile Nazionale Anaao Giovani "Numero chiuso a Medicina deve essere ottimizzato, non abolito" 16 settembre 2022 Newsletter dell’OMCEO Sito dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma Notizie Servizi On Line.

08. Università Ca’ Foscari Dorsoduro 3246 – 30123 Venezia – Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia e dell’Africa Mediterranea – Tesi di Laurea – Educazione e Attivismo Politico Durante la Dinastia Ming – Relatore Prof.ssa Laura De Giorgi – Correlatore Prof. Guido Samarani Laureando Nicola Zuin – Anno Accademico 2013 / 2014.

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